Decreto CER e Fondi PNRR, Coordinamento FREE: “Bene le aperture, ma la logica resta sbagliata”

Secondo il Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), il nuovo decreto sulle Comunità Energetiche Rinnovabili segna un passo avanti nell’accesso ai fondi e nella semplificazione delle procedure, estendendo i benefici anche a Comuni fino a 50.000 abitanti. Ma per il Coordinamento restano alcune criticità strutturali: il taglio al contributo inizialmente previsto dal PNRR rischia di bloccare molti progetti. Per questo - dice - serve una visione più lungimirante nella gestione delle risorse pubbliche: “Non basta spendere, bisogna spendere bene”. Riceviamo e condividiamo il comunicato stampa del Coordinamento FREE

Coordinamento FREE sul nuovo decreto CER

Nei giorni scorsi il Ministro Gilberto Pichetto Fratin ha firmato il nuovo decreto del MASE sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) ei Sistemi di Autoconsumo Collettivo , che introduce importanti novità. Il provvedimento amplia la platea dei Comuni che possono accedere ai fondi del PNRR, estendendo il limite demografico da 5.000 a 50.000 abitanti e vengono introdotte alcune semplificazioni procedurali che possono favorire la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili.

Un segnale positivo arriva anche sul fronte delle tariffe incentivanti : ora non si applicano più riduzioni nemmeno agli investimenti fatti dai cittadini in presenza di altri incentivi cumulabili. In precedenza, l’agevolazione era riservata esclusivamente a pubbliche amministrazioni e associazioni senza scopo di lucro. È un passo avanti importante , così come lo è lo snellimento delle procedure di rendicontazione, che ora avvengono al termine dei lavori e non più al momento della connessione, evitando i ritardi legati a tempistiche non dipendenti dai beneficiari.

“Tuttavia, notiamo e ricordiamo che siamo in presenza di un vizio d’origine strutturale . – afferma Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento FREE – Il meccanismo di finanziamento previsto inizialmente dal PNRR per le CER, ossia un contributo al 100% sotto forma di prestito a tasso zero, è stato successivamente trasformato in un contributo a fondo perduto del 40%. E questo cambiamento ha prodotto l’effetto opposto a quello auspicato: il restante 60% deve infatti essere reperito altrove, creando forti difficoltà a molte amministrazioni comunali e soggetti privati interessati. In mancanza di coperture finanziarie certe, molti progetti rischiano di non vedere mai la luce. In generale, osserviamo un approccio distorto alla gestione dei fondi del PNRR , ossia più attenzione alla spesa rapida che all’efficacia degli interventi”.

Un esempio evidente di ciò è il bando agrisolare . Inizialmente i contributi previsti erano pari al 50% a fondo perduto, successivamente elevati all’80% per garantirne il completo utilizzo. Sebbene il bando sia fondamentale per il comparto agricolo e favorisca l’autoconsumo attraverso impianti fotovoltaici sui tetti, contributi così elevati risultano ingiustificati per impianti che si ripagano da soli in pochi anni. È vero che i fondi vanno spesi, ma non devono essere sprecati.

Un discorso analogo riguarda il bando sull’Agrovoltaico, dove sono stati concessi finanziamenti anche a imprese delle rinnovabili consorziate con aziende agricole in Associazioni Temporanee d’Impresa (ATI), e in questo caso sono stati ammessi al finanziamento progetti anche di centinaia di megawatt. Una scelta discutibile che privilegia pochi grandi interventi a discapito di molte piccole sperimentazioni distribuite sul territorio. Una diversa allocazione delle risorse avrebbe permesso di sostenere un numero molto maggiore di iniziative, favorendo sperimentazione, innovazione e diffusione della tecnologia.

“Come Coordinamento FREE ribadiamo una proposta che avanziamo da tempo. – conclude Attilio Piattelli – È necessario ricorrere con maggiore convinzione ai fondi rotativi con finanziamenti a tasso agevolato o a tasso zero. Questo strumento consentirebbe di finanziare un numero molto più elevato di iniziative, anche al 100%, pur garantendo la sostenibilità finanziaria del sistema. I fondi verrebbero infatti reintegrati man mano che i beneficiari restituiscono quanto ricevuto, permettendo così una gestione più efficiente, equa e duratura delle risorse pubbliche che vengono usate ma, in questo modo, anche salvaguardate. L’obiettivo non può essere semplicemente “spendere tutto”, ma anche e soprattutto spendere bene“.

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