Anche se non rientra formalmente tra le attività di riciclo della Direttiva quadro sui rifiuti, il compostaggio domestico può rivelarsi un valido strumento per ridurre i volumi di organico conferiti nelle raccolte urbane. A dirlo è European Bioplastics (EUBP) – associazione dei produttori europei di bioplastiche – nel suo ultimo position paper.
EUBP spiega in modo chiaro che il compostaggio domestico non può sostituire quello industriale, ma rappresenta una modalità complementare. È però fondamentale che i prodotti destinati a questo tipo di riciclo siano certificati “home compostable“, ovvero in grado di degradarsi in condizioni non controllate.
Che un imballaggio o altro manufatto sia adatto anche al compostaggio domestico dipende dalla specifica applicazione, dalle normative nazionali o locali e dalle infrastrutture disponibili. Nell’Unione europea i paesi possono chiedere che alcuni prodotti siano compostabili anche a livello domestico, come ad esempio bustine di tè, capsule di caffè, etichette su frutta e verdura, oppure accessori da giardinaggio, che hanno più probabilità di essere conferiti nelle compostiere casalinghe.
EUBP raccomanda comunque che un prodotto certificato per il compostaggio domestico sia tale anche per quello industriale e che i futuri standard europei sul compostaggio domestico, previsti dal regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (PPWR), si basino sulle norme esistenti (EN 17427 e EN 17428) e vengano estesi a una più ampia gamma di prodotti, analogamente a quanto previsto dalla norma EN 13432 per il compostaggio industriale.