Tutela dei laghi Albano e di Nemi: associazioni chiedono interventi urgenti su prelievi e rete idrica

Associazioni e comitati civici hanno firmato un documento congiunto per chiedere interventi urgenti a tutela dei laghi di Albano e di Nemi. Alla base della mobilitazione, il progressivo abbassamento dei livelli idrici, attribuito a sovrasfruttamento delle falde, urbanizzazione e cambiamento climatico. Il documento propone misure strutturali su prelievi, consumi e trasparenza. Le analisi tecniche dell’AUBAC confermano la necessità di azioni immediate. Le realtà firmatarie chiedono che i costi non ricadano sui cittadini ma sui soggetti responsabili

Tutela dei laghi Albano e di Nemi: associazioni chiedono interventi urgenti su prelievi e rete idrica
Credit foto: Rete Tutela Roma Sud

Legambiente Lazio, Rete Tutela Roma Sud e Castelli Romani, Comunità Ci Vuole un Sì Castelli Romani, GEA – Scuola di Giustizia Ecologica e Ambientale hanno sottoscritto un documento congiunto per chiedere interventi urgenti e strutturali a tutela dei laghi Albano e di Nemi e dell’intero bacino idrografico a valle dei Colli Albani.

Il documento nasce in risposta all’abbassamento progressivo dei livelli dei laghi, attribuito al sovrasfruttamento delle falde, all’impermeabilizzazione del suolo e agli effetti del cambiamento climatico. Le analisi dell’AUBAC, allegate al testo, evidenziano la necessità di interventi mirati.

Le proposte operative

Le misure proposte si articolano in quattro aree principali:

A. Riduzione del prelievo idrico dai pozzi Acea ATO 2
Si propone la progressiva chiusura dei pozzi attraverso un piano di riduzione delle perdite nella rete idrica, privilegiando la sostituzione delle condotte obsolete rispetto a riparazioni ripetute.

B. Riduzione dei consumi idrici
Le associazioni suggeriscono di contenere i prelievi per usi industriali, promuovendo tecnologie meno impattanti, anche attraverso una revisione dei criteri di localizzazione delle attività nei piani regionali.

C. Rafforzamento della gestione del ciclo idrogeologico
Viene indicata la necessità di interventi come i sistemi di drenaggio urbano sostenibile (SuDS), una moratoria sulle nuove edificazioni, l’invarianza idraulica e l’utilizzo esclusivo di acqua depurata per scopi agricoli.

D. Tutela ambientale e trasparenza
Si chiede un rafforzamento dei controlli su scarichi e prelievi, la pubblicazione dei dati relativi ai depuratori e una gestione più trasparente dei flussi idrici.

La posizione di Rete Tutela Roma Sud

“I tavoli tecnici devono produrre azioni concrete e far pagare i responsabili. Non è possibile pensare di preservare le risorse idriche del territorio senza analizzare le responsabilità del gestore del servizio idrico”, afferma Rete Tutela Roma Sud, tra i promotori dell’iniziativa.

“Abbiamo accolto con soddisfazione i risultati di Goletta dei Laghi di Legambiente Lazio, che hanno rilevato un miglioramento nella qualità delle acque dei laghi del Lazio, compreso il lago Albano. A dimostrazione che la pressione dell’associazionismo ambientale è indispensabile per produrre un cambiamento”, continua la Rete.

“Non è possibile prelevare dalla falda tanta acqua quanta ne viene poi dispersa nella rete, senza chiederne conto ad Acea Gruppo. Quell’acqua viene prelevata a centinaia di metri sottoterra e solo una minima parte ci torna: il resto segue il normale ciclo dell’acqua – assorbimento da parte delle piante, ruscellamento, evaporazione”.

L’Autorità di Bacino (AUBAC) ha confermato che la riduzione delle perdite può ridurre drasticamente i consumi e consentire la chiusura di alcuni pozzi. Addirittura, con appena 23 interventi di riduzione delle perdite si possono recuperare circa 8 milioni di metri cubi d’acqua all’anno. Il punto su cui non siamo d’accordo è che i 60 milioni di euro necessari per questi interventi debbano essere pagati dai contribuenti. Acea non può guadagnare due volte: prima con centinaia di riparazioni non risolutive, poi con la sostituzione delle tubature. Significherebbe incentivare un comportamento immorale, che danneggia l’ecosistema aumentando il fatturato”.

Infine, Rete Tutela Roma Sud accoglie con interesse la proposta del presidente del Consiglio comunale di Castel Gandolfo di chiudere per nove mesi il pozzo Sforza Cesarini, per verificare empiricamente l’impatto sul livello del lago Albano.

Articolo precedenteRoma presenta il Biciplan: il piano per una mobilità ciclabile sicura e integrata