Torino, parte il riuso sperimentale dei tessili: vecchie uniformi verso l’upcycling locale

La sperimentazione del progetto RiVestiTo consente di trattare i tessili dismessi come beni anziché rifiuti, avviando un corridoio legale che coinvolge artigiani locali e, da luglio a settembre, anche cittadini, aziende e negozi. Un’iniziativa che punta alla riduzione degli scarti e alla promozione dell’economia circolare urbana

Torino, parte il riuso sperimentale dei tessili

A Torino è stato avviato un percorso sperimentale per il riuso dei tessili dismessi, reso possibile da un Protocollo che consente di derogare temporaneamente alla normativa vigente sui rifiuti. Il progetto, denominato RiVestiTo, ha come primo risultato la redistribuzione di oltre 800 capi dismessi dalla Polizia Locale a 12 artigiani e artigiane locali, che li trasformeranno attraverso processi di upcycling.

Una volta rimossi gli elementi identificativi, le vecchie uniformi vengono lavorate per essere rilanciate sul mercato in una nuova forma. L’iniziativa si inserisce nel quadro di Climaborough, progetto finanziato da Horizon Europe che coinvolge dodici città europee, compresa Torino, nella sperimentazione di soluzioni innovative di pianificazione urbana per la transizione climatica.

Il progetto è sviluppato da Atelier Riforma, Mercato Circolare e Huulke, con il supporto del Comune di Torino. L’obiettivo è duplice: ridurre gli sprechi attraverso il riuso e generare opportunità locali per il settore artigianale.

Oltre alla collaborazione istituzionale, la sperimentazione viene ora estesa anche ai cittadini, aziende tessili e commercianti. Fino a settembre 2025, sarà possibile donare tessili inutilizzati (come abiti, lenzuola, tovaglie, tende) a un elenco selezionato di artigiani, disponibile online sul sito di Mercato Circolare. Ogni professionista potrà accettare o rifiutare, in tutto o in parte, i materiali ricevuti, in base alla compatibilità con la propria attività.

Il progetto intende superare l’attuale interpretazione normativa che definisce rifiuto ogni bene di cui un soggetto intenda disfarsi. Questa definizione rende difficile il riutilizzo diretto da parte di soggetti non autorizzati come sartorie o designer. In Italia, infatti, il conferimento gratuito di tessili dismessi da parte di privati o aziende è vietato, salvo che si tratti di un acquisto, e anche in quel caso il materiale non può essere lavorato successivamente.

La creazione di un “corridoio sperimentale” rappresenta una deroga eccezionale a questa norma, riconoscendo valore d’uso ai materiali prima che diventino formalmente rifiuto. Attraverso un formulario digitale gestito dal team del progetto, verranno tracciati i quantitativi e la tipologia dei tessili raccolti.

Per partecipare, le realtà artigianali interessate possono inviare una mail a info@atelier-riforma.it con i propri dati, sede, canali di contatto e tipologia di materiali accettati. Gli scarti non compatibili con l’attività dovranno essere smaltiti correttamente dai donatori.

Il progetto integra anche strumenti tecnologici come Re4Circular, una piattaforma con intelligenza artificiale che suggerisce il percorso più adatto per ogni tipo di tessile, e l’app Mercato Circolare, che mette in rete i professionisti e i cittadini coinvolti.

Secondo Nadia Lambiase di Mercato Circolare e Elena Ferrero di Atelier Riforma, il progetto potrebbe costituire una best practice urbana, contribuendo al miglioramento del quadro normativo nazionale per il riutilizzo dei beni e favorendo nuove forme di economia circolare urbana. Se i dati di tracciamento lo confermeranno, l’esperimento torinese potrebbe essere esteso ad altre città europee.

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