Clima e disastri naturali: costi globali di 2,3 trilioni l’anno, Europa e Italia in testa

I paesi affrontano eventi sempre più estremi, senza una pianificazione adeguata al rischio. Secondo il Global assessment report on disaster risk reduction 2025, il costo complessivo ammonta a circa 2,3 trilioni di dollari, undici volte superiore alle sole perdite dirette. L’Europa e soprattutto l’Italia, dove il surriscaldamento del clima corre a velocità doppia rispetto alla media globale, sono particolarmente esposti a danni da catastrofi

Clima disastri naturali

Il 13 ottobre si celebra la Giornata internazionale per la riduzione del rischio di disastri naturali, un’occasione pensata dalle Nazioni Unite per riflettere sull’importanza di creare comunità più sicure e resilienti.

L’aumento del costo delle catastrofi riflette il crescente impatto del cambiamento climatico e le scarse scelte di sviluppo, dice l’Onu. A livello globale, i paesi affrontano eventi sempre più estremi, senza una pianificazione adeguata al rischio. Secondo il Global assessment report on disaster risk reduction 2025, tra il 1970 e il 2000 i costi diretti dei disastri naturali sono stati in media tra i 70-80 miliardi di dollari l’anno, mentre tra il 2001 e il 2020 sono aumentati fino a 180-200 miliardi di dollari. Ma il costo complessivo è in realtà molto più alto e ammonta a circa 2,3 trilioni di dollari, undici volte superiore alle sole perdite dirette.

L’Europa e soprattutto l’Italia, dove il surriscaldamento del clima corre a velocità doppia rispetto alla media globale, sono particolarmente esposti a danni da catastrofi naturali.

Nonostante ciò, gli investimenti globali nella riduzione del rischio di catastrofi rimangono minimi. “Con l’accelerare della crisi climatica, i disastri si moltiplicano e si amplificano devastando vite e mezzi di sussistenza, cancellando in un istante decenni di progressi nello sviluppo. – spiega il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres – Eppure, i finanziamenti per ridurne le conseguenze restano pericolosamente bassi. Solo il 2% degli aiuti allo sviluppo e spesso meno dell’1% dei bilanci governativi sono destinati alla riduzione del rischio di disastri. Non è solo una lacuna, è un errore di calcolo. Ogni dollaro investito in infrastrutture resilienti nei Paesi in via di sviluppo fa risparmiare 4 dollari quando si verificano disastri”.

Un problema fondamentale è che le strategie economiche sia pubbliche che private spesso ignorano i rischi di catastrofi. Il settore privato, che controlla il 75% degli investimenti, spesso trascura le minacce climatiche, aumentando la vulnerabilità e le potenziali perdite. Le Nazioni Unite spingono affinché le strategie nazionali integrino le strategie contro il rischio da disastri e l’adattamento climatico. “I governi dovrebbero potenziare il settore privato con regolamenti, dati di rischio e incentivi per promuovere investimenti resilienti”.

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