Mobilità ciclistica, 164mila incidenti in dieci anni in Italia | I dati dell’Atlante nazionale

Il nuovo Atlante dei morti e dei feriti gravi in bicicletta, curato dal Politecnico di Milano e basato sui dati ISTAT 2014-2023, analizza dieci anni di incidentalità ciclistica in Italia. Oltre 164mila sinistri, 3mila vittime e 150mila feriti: una fotografia dettagliata del rischio sulle strade urbane ed extraurbane, con l’obiettivo di trasformare la conoscenza in prevenzione

Mobilità ciclistica 164mila incidenti dieci anni Italia

Dal 2014 al 2023, in Italia si sono verificati 164.492 incidenti che hanno coinvolto biciclette. Il numero annuo oscilla tra i 17.400 del 2014 e i 16.488 del 2023, con un calo temporaneo nel 2020 (13.478 incidenti) dovuto alla riduzione della mobilità durante la pandemia.
Il tasso di incidentalità ciclistica resta stabile intorno al 10% del totale degli incidenti stradali, con un picco dell’11,4% nel 2020.

Nel periodo analizzato, l’Atlante stima oltre 3.000 morti e 150.000 feriti, di cui 17.000 gravi nel 2023.
Un dato che, nonostante i progressi infrastrutturali, conferma una riduzione molto lenta del rischio per i ciclisti italiani.

Distribuzione territoriale: Lombardia in testa, Milano la città con più incidenti

La Lombardia si conferma la regione con il numero più alto di sinistri (41.502), seguita da Lazio (30.447) ed Emilia-Romagna (23.139).
Completano la top five Toscana (16.742) e Veneto (15.593).
Le regioni con i valori più bassi sono Basilicata (838 incidenti), Valle d’Aosta (179) e Molise (123).

A livello urbano, Milano guida la classifica con 10.372 incidenti in dieci anni, seguita da Roma (3.457), Padova (3.132), Firenze (2.870) e Bologna (2.828).
Le città di medie dimensioni come Rimini, Reggio Emilia e Modena mostrano tassi di incidentalità elevati rispetto alla popolazione residente, segnale di un uso più intenso della bicicletta in contesti urbani ad alta densità di traffico.

Le dinamiche: collisioni laterali e frontali-laterali le più diffuse

L’Atlante evidenzia che nel 68,4% dei casi gli incidenti coinvolgono autovetture, mentre solo il 12,6% avviene tra biciclette o pedoni.
Seguono gli scontri con veicoli commerciali e camion (5,8%), motocicli (5,7%), e in misura marginale con autobus, tram o treni.

Le collisioni frontali-laterali rappresentano la dinamica più frequente (79.456 casi), seguite dagli scontri laterali (31.987) e dai tamponamenti (12.487).
Più rari gli urti frontali (9.778) e gli incidenti in fermata o in sosta.
Questi dati confermano che i punti critici della rete urbana sono incroci e rotatorie, dove le manovre di sorpasso o precedenza errata sono più frequenti.

Le strade più pericolose: 70mila incidenti sui rettilinei

Sulla base del tipo di infrastruttura, il 43% degli incidenti avviene su strade rettilinee a doppio senso (52.156 casi), seguite da incroci (32.893) e intersezioni segnalate (21.815).
Le rotatorie rappresentano un altro punto critico, con oltre 16.000 sinistri.
Le curve incidono per circa 9.000 casi, mentre gli incidenti in galleria o in pendenza restano marginali.

Il tipo di strada influisce fortemente sul rischio: le carreggiate a doppio senso concentrano oltre 113mila incidenti, mentre le strade a senso unico circa 36mila.
Le strade a più corsie sono teatro di 3.200 sinistri, ma con una maggiore gravità media dovuta alle velocità più alte.

Condizioni di tempo e fondo stradale: il 90% con cielo sereno

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le condizioni meteorologiche avverse influiscono solo in minima parte.
Oltre 141.000 incidenti (86%) sono avvenuti con cielo sereno e fondo asciutto.
Solo 7.842 si sono verificati sotto la pioggia, 555 con nebbia e 177 con vento forte.
Gli episodi su strade bagnate o sdrucciolevoli ammontano a poco più di 13.700 casi, mentre le situazioni di ghiaccio o neve rappresentano meno dell’1%.

Questo conferma che le condizioni atmosferiche non sono la causa prevalente: il fattore umano, la distrazione e la mancata precedenza restano i principali elementi di rischio.

Età e genere: uomini tra i 45 e i 64 anni i più colpiti

La distribuzione per età mostra che i ciclisti uomini tra i 30 e i 64 anni rappresentano il gruppo più coinvolto:

  • 30-44 anni16,95% dei feriti,
  • 45-54 anni14,12%,
  • 55-64 anni11,39%.

Tra le donne, le fasce più colpite sono 30-44 anni (6,2%) e 65+ (5,9%).
I dati sui decessi confermano la maggiore vulnerabilità degli over 65, che costituiscono il 43% dei ciclisti uomini morti e quasi il 7% delle donne.
La letalità cresce con l’età, non per comportamenti più rischiosi, ma per la maggiore fragilità fisica dei soggetti anziani.

Distribuzione geografica del rischio: Ferrara e Padova ai vertici

L’analisi della quota modale (percentuale di spostamenti in bici sul totale) mette in luce un aspetto cruciale: le province dove si pedala di più non sono necessariamente le più sicure.
Le città con la più alta quota modale — come Ferrara (13,5%), Ravenna (12,7%), Bolzano (12,3%) e Cremona (11,8%) — sono anche quelle con i più alti tassi di incidentalità ciclistica, superiori al 20%.
In media, la quota modale nazionale è del 3,3%, mentre la media di incidentalità ciclistica è pari al 9,5%.

A livello regionale, Emilia-Romagna (13,6%), Trentino-Alto Adige (15,5%) e Veneto (14,8%) sono le aree con la maggiore esposizione, seguite da Lombardia e Friuli Venezia Giulia.
Nelle regioni del Sud la quota modale è più bassa (inferiore al 2%), ma con livelli di sicurezza ancora insufficienti per incentivare la mobilità ciclabile.

Lesioni e mortalità: un rischio che cresce fuori città

Il 73% degli incidenti avviene nei centri urbani, ma quasi la metà delle vittime (48%) perde la vita su strade extraurbane, dove le velocità sono più alte e la separazione tra flussi veicolari è scarsa.
Il tasso di mortalità più elevato si registra tra i 55 e i 74 anni, mentre i giovani tra i 18 e i 29 anni sono coinvolti in incidenti meno gravi ma più frequenti.

L’indicatore di lesività (rapporto tra feriti e incidenti) è più alto nelle province con elevata densità urbana e flussi ciclistici intensi, mentre quello di letalità (rapporto tra morti e incidenti) cresce nelle aree rurali o su strade a lunga percorrenza.

Dati e prevenzione: la mappa come strumento operativo

L’Atlante integra i dataset ISTAT 2022-2023 con coordinate GPS e mappe OpenStreetMap, consentendo di localizzare ogni incidente e di associare le informazioni al tipo di strada, al traffico e alla densità di spostamenti.
Le dashboard interattive consentono di filtrare per regione, provincia, comune, anno e tipo di sinistro, offrendo una base oggettiva per la pianificazione della sicurezza stradale.

L’obiettivo è fornire uno strumento pubblico, gratuito e aggiornato a disposizione di enti locali, ricercatori e cittadini, capace di orientare politiche di prevenzione mirate e interventi infrastrutturali più efficaci.

Conoscere per ridurre il rischio

L’Atlante del Politecnico di Milano non è solo un archivio di dati: è una mappa del rischio e un invito alla responsabilità collettiva.
Dietro ogni numero ci sono vite reali, e la conoscenza diventa il primo passo per salvare vite.
La sfida dei prossimi anni sarà trasformare queste informazioni in azioni concrete — più piste ciclabili, regole condivise, educazione stradale — per rendere la mobilità ciclistica non solo sostenibile, ma anche sicura.

Qui il link alle dashboard

Qui il link all’atlante italiano dei morti (e dei feriti gravi) in bicicletta

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