L’Ue valuta un “freno d’emergenza” per allentare l’obiettivo climatico al 2040

Per ora è solo una proposta contenuta in una bozza, che circola alla vigilia di una riunione chiave in programma il 4 novembre, tra i ministri dell'Ambiente europei. Il meccanismo in sostanza prevede che se la capacità di assorbimento naturale di Co2 dell'Europa "non fosse all'altezza", gli obiettivi di riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040 possano essere rivisti. Una vera e propria scappatoia

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L’Unione europea sta valutando l’introduzione di un “freno di emergenza” che renderebbe i suoi obiettivi climatici per il 2040 meno ambiziosi. Per ora è solo una proposta contenuta in una bozza, che circola alla vigilia di una riunione chiave in programma il 4 novembre, tra i ministri dell’Ambiente europei.

Il meccanismo in sostanza prevede che se la capacità di assorbimento naturale di Co2 dell’Europa “non fosse all’altezza”, gli obiettivi di riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040 possano essere rivisti. Una vera e propria scappatoia.

Nell’ultimo decennio, le foreste e il suolo, che assorbono Co2 naturalmente, hanno perso quasi un terzo della loro capacità a causa di incendi, parassiti e pratiche di disboscamento insostenibili. L’indebolimento di questi ecosistemi invece che portare ad un impegno dell’Ue per limitare in maniera massiccia le emissioni climalteranti, ha sollevato dubbi sull’opportunità di mantenere l’obiettivo climatico del 2040 senza misure di flessibilità.

I sostenitori sostengono che questo freno d’emergenza fornisca la flessibilità necessaria alle nazioni per conciliare esigenze ambientali ed economiche. I gruppi ambientalisti temono invece che la misura possa diluire l’ambizione climatica dell’Europa, minando la sua credibilità come leader globale nella sostenibilità in vista della Cop30 a Belem.

I ministri dell’ambiente dell’Ue hanno in programma di incontrarsi il 4 novembre per finalizzare l’obiettivo del 2040 prima della Cop, che inizia due giorni dopo. Si prevede un incontro intenso, con alcuni governi che spingono per un obiettivo più forte e altri che chiedono garanzie contro le ripercussioni economiche. La presidenza danese, che ha mediato l’attuale compromesso, rimane cautamente ottimista sul fatto che un accordo possa ancora essere raggiunto.

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