Accordo Ue sulle emissioni, Wwf: “Taglio del 90% solo sulla carta”

“Gli Stati membri sostengono di aver concordato un obiettivo del 90%, ma si tratta solo di un gioco di prestigio. Una volta eliminate le compensazioni e il potenziale uso strumentale dell’assorbimento del carbonio, la cifra reale sarà inferiore all'85%. L'UE dovrebbe dare l'esempio, non sfruttare le scappatoie”, così Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia di Wwf Italia, sull'intesa raggiunta il 5 novembre dai ministri dell'Ambiente europei

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I ministri dell’Ambiente hanno concordato un obiettivo climatico per il 2040: una riduzione delle emissioni del 90% rispetto al 1990. “Gli Stati membri sostengono di aver concordato un obiettivo del 90%, ma si tratta solo di un gioco di prestigio. Una volta eliminate le compensazioni e il potenziale uso strumentale dell’assorbimento del carbonio, la cifra reale sarà inferiore all’85%. L’UE dovrebbe dare l’esempio, non sfruttare le scappatoie”, così Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia di Wwf Italia, sull’intesa raggiunta il 5 novembre dai ministri dell’Ambiente europei sul taglio delle emissioni, che include una serie di flessibilità per rendere gli obiettivi meno rigidi.

Di seguito la nota dell’associazione:

I ministri hanno inoltre concordato il contributo determinato a livello nazionale (NDC) dell’UE per il 2035 – spiega la nota dell’associazione – poco prima della COP30 a Belém. Attenendosi allo stesso intervallo della precedente ‘dichiarazione di intenti’ (66,25%-72,5%), l’Ue ha accettato troppo poco e troppo tardi, senza compiere alcun progresso dalla riunione di settembre, perdendo solo tempo e prestigio. Quando viene adottato un intervallo, in genere viene perseguito solo il limite inferiore del target al 2035, ovvero il 66,25%“.  

Compensazioni: numeri economici, conseguenze costose  

“Il Wwf accoglie con favore il fatto che i leader dell’UE abbiano concordato una proposta sul clima per il 2040 e un NDC prima della COP30, evitando di presentarsi a Belém a mani vuote. Tuttavia, il Wwf avverte che la decisione dell’UE di dipendere dalle compensazioni internazionali rischia di svuotare l’obiettivo del 2040. 

Il Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici (ESABCC) ha già sottolineato che le compensazioni dovrebbero essere aggiuntive rispetto all’obiettivo nazionale, ma la Commissione e gli Stati membri hanno ancora una volta ignorato la scienza.  

Secondo l’ESABCC, solo il 16% delle compensazioni ha portato a una reale riduzione delle emissioni. Tuttavia, se fossero compensazioni di alta qualità, sarebbero costose e affidarsi ad esse distoglierebbe gli investimenti dalla trasformazione delle industrie, dell’economia e dei lavoratori dell’UE. Inoltre, la Commissione valuterà la possibilità per gli Stati membri di utilizzare un ulteriore 5% di tali crediti a livello nazionale, mentre i ministri vogliono ritardare l’introduzione del sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) per gli edifici e il trasporto su strada e rinviare la graduale eliminazione delle quote gratuite nell’ambito dell’ETS, indebolendo ulteriormente l’azione nazionale per il clima e inviando un segnale sbagliato ai paesi all’avanguardia. 

“L’aggiunta di una clausola di revisione dopo cinque anni non fa che aggravare il problema. Trasforma quello che dovrebbe essere un percorso chiaro e stabile per gli investitori e le industrie in un obiettivo flessibile. Gli obiettivi hanno lo scopo di stabilire una direzione a lungo termine, non di essere costantemente rivisti. L’Italia si vanta di aver portato a casa grandi risultati, in realtà il gioco del nostro Governo pare essere quello di favorire gli inquinatori, chi si comporta peggio. Del resto, questo fa il tanto osannato principio della neutralità tecnologica che l’Italia ha preteso venisse ribadito almeno due volte nel testo: consente di continuare a inquinare ponendo l’onere non a carico degli inquinatori, ma dei cittadini”, ha aggiunto Midulla. 

Il testo del Consiglio collega esplicitamente la clausola di revisione a una potenziale revisione dell’obiettivo complessivo per il 2040 qualora il livello stimato di assorbimento naturale non soddisfi le aspettative. Il WWF teme che ciò dia agli Stati membri una scappatoia per abbassare l’obiettivo qualora non facciano abbastanza per proteggere i loro pozzi naturali di assorbimento del carbonio.   

Altrettanto deludente è l’accordo che apre la porta all’inclusione delle compensazioni interne dell’UE nell’ambito dell’EU ETS. L’integrazione delle rimozioni permanenti di carbonio nell’EU ETS comprometterebbe la riduzione delle emissioni, scoraggiando i grandi inquinatori dal ridurre per primi le loro emissioni. L’integrazione delle rimozioni permanenti rappresenta un rischio per il prezzo del carbonio e ridurrà le entrate degli Stati membri. Ancora peggio, i criteri per le rimozioni permanenti che la Commissione sembra intenzionata ad adottare sono fondamentalmente errati e certificheranno cose che non sono affatto rimozioni. 

Sacrificare la rimozione naturale delle emissioni  

La posizione del Consiglio sembra fare marcia indietro sui pozzi di assorbimento del carbonio. Rifiutando di riconoscere la causa principale del declino della rimozione naturale delle emissioni, ovvero le pratiche di raccolta irresponsabili, gli Stati membri vogliono concedersi il diritto di fallire senza alcuna conseguenza. L’UE e i suoi Stati membri farebbero bene a ricordare che hanno l’obbligo internazionale giuridicamente vincolante di proteggere e potenziare i pozzi e i serbatoi di assorbimento del carbonio ai sensi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, come ricordato dal recente parere consultivo della Corte internazionale di giustizia emesso nel luglio 2025.  

La palla passa ora al Parlamento europeo, che voterà la sua posizione alla fine di novembre. Il WWF esorta i membri del Parlamento europeo a sostenere un obiettivo per il 2040 realmente ambizioso: colmare le lacune esistenti ed escludere le scappatoie e le compensazioni internazionali per garantire una reale riduzione delle emissioni all’interno dell’UE. 

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