Si ferma l’industria privata del riciclo della plastica. Dopo mesi di richieste rimaste senza risposta, Assorimap, l’Associazione nazionale dei riciclatori e rigeneratori di materie plastiche, ha annunciato la sospensione delle attività degli impianti. “Viste le mancate misure urgenti per salvare il comparto – ha dichiarato il presidente Walter Regis – l’industria privata del riciclo, dopo anni di sopravvivenza, si arrende: da oggi fermiamo gli impianti. Lo facciamo con senso di responsabilità, consapevoli delle ripercussioni sull’intero Paese, ma continuare a produrre con perdite insostenibili è ormai impossibile”.
Una crisi che si trascina da mesi
La decisione arriva dopo gli incontri al Ministero dell’Ambiente l’8 ottobre e al Ministero delle Imprese e del Made in Italy il 23, che – secondo Assorimap – non hanno portato a risultati concreti. “Sono passati quasi due mesi dall’ultimo appello al ministro Pichetto Fratin e più di un mese dal tavolo convocato dal Mase con la promessa di una nuova riunione operativa entro i primi di novembre, che non è mai avvenuta – spiega Regis –. Quello che denunciavamo a ottobre non era un avvertimento retorico, e neppure lo è questo annuncio di stop. Siamo di fronte a un’emergenza nazionale che non possiamo affrontare da soli”.
Il rischio blocco per la raccolta differenziata
Lo stop degli impianti di riciclo potrebbe avere un effetto domino sull’intero sistema nazionale dei rifiuti. “I piazzali dei centri di stoccaggio e selezione sono già al limite – avverte Regis –. Se smettiamo di processare i lotti, il sistema di selezione si bloccherà in poche settimane e non ci sarà più spazio per conferire la plastica raccolta dai cittadini. La raccolta differenziata nazionale rischia di fermarsi”.
Un comparto in perdita e sotto pressione
Assorimap denuncia da mesi una crisi economica strutturale che coinvolge tutta la filiera. Gli utili di esercizio del comparto si sono ridotti dell’87% dal 2021, passando da 150 milioni di euro a soli 7 milioni nel 2023, con una proiezione verso lo zero per il 2025.
Il fatturato complessivo delle aziende è calato del 30% rispetto al 2022. Alla base del tracollo, secondo l’associazione, ci sono i costi energetici più alti d’Europa e la concorrenza delle importazioni extra-Ue di plastica vergine e riciclata venduta a prezzi insostenibili per il mercato interno.
Le proposte per uscire dalla crisi
Tra le misure avanzate da Assorimap ai ministeri competenti figurano l’anticipo al 2027 dell’obbligo di contenuto minimo di plastica riciclata negli imballaggi, il riconoscimento dei crediti di carbonio per chi produce materia prima seconda, e l’estensione dei certificati bianchi alle imprese del riciclo. L’associazione chiede inoltre maggiori controlli sulla tracciabilità delle importazioni e sanzioni efficaci contro la concorrenza sleale.
“Salvare la filiera del riciclo meccanico made in Italy – conclude Regis – è essenziale per la transizione ecologica e per l’autonomia strategica del Paese. Ma servono fatti, e servono subito: non possiamo assumerci da soli l’onere della gestione dei rifiuti in plastica di un intero Paese”.











