Una manifestazione eterogenea, dai collettivi delle scuole fino alle associazioni ambientaliste e sindacati per mandare un messaggio chiaro al governo italiano e ai suoi alleati politici: la crisi climatica è un’emergenza e deve essere affrontata come tale, senza sconti a chi estrae combustibili fossili. A Torino la mobilitazione di venerdì 14 novembre per il clima e contro l’economia bellicista ha dato vita ad un corteo di più di duemila persone, partite da piazza XVIII dicembre dietro lo striscione di testa “Contro il governo del genocidio e del fossile, studenti bloccano tutto”.
Un attacco diretto al governo Meloni, che però non si ferma ai confini nazionali e guarda allo scenario fuori dall’Italia, dice Fridays for Future in una nota. Per Riccardo, attivista di FFF, “non possiamo più accettare di vivere in un paese in cui l’azienda petrolifera di bandiera, ENI, partecipata dal ministero dell’economia continua ad espandere i suoi piani di estrazione di gas. Lo stesso vale per esecutivi come quello di Trump, dove risiedono oltre 40 funzionari direttamente legati all’industria fossile”.
E’ chiaro il rimando alle imponenti mobilitazioni per la palestina degli scorsi mesi, molte persone presenti in piazza hanno attraversato anche quei cortei. Le due cose per Fridays non possono essere separate, anzi, presentano dei forti legami. “Molte compagnie petrolifere sono infatti coinvolte nell’estrazione di gas a largo delle coste di Gaza, in zone marittime che apparterrebbero ai palestinesi ma sono sfruttate da Israele”.
Non solo. Per Giada di Fridays “il diritto internazionale vale per tutti, e non fino a un certo punto. Gli attacchi all’ONU e al multilateralismo mettono in difficoltà anche gli strumenti che abbiamo per affrontare la crisi climatica in atto, sebbene le COP siano state largamente insufficienti finora, non possiamo pensare di abbandonare il dialogo tra popoli e paesi”.
La manifestazione ha contestato prima di tutto le OGR, le quali ospitano gli uffici di Leonardo, azienda capofila nel programma di riarmo italiano ed europeo, che gli attivisti criticano fortemente: “Toglierà fondi alla transizione ecologica portandoci verso nuovi conflitti”.
Il corteo è passato anche sotto al grattacielo di Intesa San Paolo. Alla banca si contestano le decine di miliardi di euro investiti nel fossile dagli Accordi di Parigi ad oggi. Si è poi proseguito verso il Consiglio regionale in via dell’Arsenale, dove sono stati affissi dei manifesti in protesta contro l’inerzia della Giunta e del Consiglio nell’affrontare il cambiamento climatico. Alla fine del percorso è stato organizzato un pranzo collettivo ai Giardini Reali.











