Nel corso dei negoziati del 2025, i Paesi riuniti alla Cop30 non hanno inserito nel testo ufficiale alcuna roadmap per l’uscita dai combustibili fossili o per la fine della deforestazione. Due temi considerati centrali dalla comunità scientifica, ma rimasti fuori dagli accordi formali. La presidenza brasiliana ha annunciato che un gruppo di Stati avvierà iniziative volontarie e che i risultati saranno presentati alla Cop31.
Azioni approvate e iniziative esterne ai testi negoziali
Nel pacchetto approvato compare un insieme di misure limitate, tra cui la decisione di attuare un meccanismo di transizione equo per rafforzare la cooperazione internazionale. Parallelamente, il Brasile guiderà un forum sulle tabelle di marcia per l’abbandono dei combustibili fossili e il contrasto alla deforestazione, in linea con le indicazioni della ricerca scientifica. Il risultato arriva in un anno caratterizzato dal superamento della soglia di 1,5 °C per dodici mesi consecutivi, un indicatore che rafforza l’urgenza di interventi più incisivi.
Fossili e foreste fuori dal documento finale
Secondo i dati emersi a Belém, almeno 86 Paesi sostenevano l’inserimento di un riferimento diretto alla transizione energetica, mentre oltre 90 Paesi appoggiavano un piano operativo per arrestare e invertire la deforestazione entro il 2030. Nonostante il contesto simbolico dell’Amazzonia, non è stato raggiunto un accordo politico sufficiente. In risposta, la presidenza brasiliana ha confermato l’intenzione di mantenere il tema centrale nel percorso negoziale fino alla conclusione del proprio mandato alla Cop31.
Il nuovo meccanismo di transizione equo
Tra le decisioni approvate compare l’istituzione del meccanismo di transizione equo, pensato per promuovere la cooperazione internazionale nella gestione delle politiche energetiche e ambientali. Il preambolo richiama inoltre il ruolo delle popolazioni indigene, delle comunità locali, dei gruppi afro-discendenti, oltre a riferimenti a oceani, foreste e scienza.
Le valutazioni del Wwf
Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, ha evidenziato le criticità del negoziato: “La crisi climatica è guidata soprattutto dai combustibili fossili, che generano oltre il 75% delle emissioni globali, e dalla deforestazione. Sono i due elementi assenti dal documento finale. Questo riflette una mancanza di volontà politica e l’influenza delle lobby fossili”. Midulla ha aggiunto che la mobilitazione della società civile e il contributo della comunità scientifica mostrano che un cambiamento è possibile, ma servono azioni concrete per tutelare le persone e gli ecosistemi.
Il quadro multilaterale secondo gli osservatori
Bernardo Tarantino, specialista in Affari europei e internazionali, ha osservato che il multilateralismo è ancora attivo, pur con difficoltà nei temi più rilevanti: “Alcuni Paesi dell’America Latina e i piccoli Stati insulari spingono per scadenze certe, mentre gli Stati legati all’economia fossile rallentano ogni avanzamento”. Tarantino ha rilevato che l’Unione europea ha sostenuto una roadmap per il transitioning away dai combustibili fossili, ma la posizione iniziale è stata indebolita da alcune ambiguità, tra cui quelle dell’Italia. Ha concluso che il consenso per una transizione globale rimane solido e potrà riaffermarsi nelle prossime conferenze internazionali.











