Cop30, Kyoto Club: Italia in ritardo su rinnovabili e mobilità elettrica

Il bilancio del Kyoto Club sul negoziato di Belém mette in evidenza l’assenza di progressi su combustibili fossili, la debolezza della leadership globale e la necessità per l’Italia di dimostrare un impegno concreto su politiche climatiche, energie rinnovabili e trasporti elettrici, in un contesto che coinvolge decine di migliaia di delegati e segnala cambiamenti strutturali nei sistemi energetici mondiali

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Il bilancio del Kyoto Club sulla Cop30 di Belém rileva una conferenza caratterizzata da continuità sul piano multilaterale, ma priva di progressi determinanti per la lotta alla crisi climatica. Nel documento finale non compare alcun riferimento ai combustibili fossili, elemento che ha suscitato forte preoccupazione tra gli osservatori. Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, ha evidenziato come il blocco dei Paesi produttori di gas, petrolio e carbone abbia impedito l’inserimento di impegni più avanzati nel testo conclusivo.

Il ruolo della Cina e l’assenza degli Stati Uniti

Silvestrini segnala anche la posizione assunta dalla Cina, definita troppo prudente. In mancanza degli Stati Uniti, Pechino avrebbe potuto assumere un ruolo trainante, considerata la sua leadership nelle energie rinnovabili e nella mobilità elettrica. La valutazione del Kyoto Club è che il contesto diplomatico non abbia ancora favorito un passo avanti più deciso, pur lasciando intuire un ruolo crescente della Cina nei prossimi cicli negoziali.

Il valore del confronto internazionale

Pur riconoscendo i limiti dell’accordo di Belém, il Kyoto Club sottolinea l’importanza del processo multilaterale. Silvestrini ricorda che il confronto tra 195 Paesi, insieme a ONG, imprese, organismi internazionali, rappresentanti dei popoli indigeni e operatori dell’informazione, coinvolge oltre 50.000 partecipanti. Un elemento che, secondo l’organizzazione, continua a rappresentare un fondamento essenziale della governance climatica globale.

Progressi globali e transizione energetica

Nonostante le criticità della Cop30, Silvestrini mette in luce segnali rilevanti della transizione in corso. Dal 2015 a oggi, i progressi sono considerati significativi. La crescita del solare è uno degli indicatori più evidenti: dieci anni fa contribuiva all’1% dell’elettricità mondiale, mentre nella prima metà del 2025 ha raggiunto l’8,8% della domanda globale. La mobilità elettrica mostra una dinamica simile: nel prossimo anno dovrebbe coprire circa il 26% delle vendite mondiali di nuovi veicoli. In parallelo, si avvicina il momento in cui le emissioni globali di CO₂ toccheranno il picco per poi iniziare la fase discendente.

La questione italiana: tra ambiguità e ritardi

Secondo il Kyoto Club, la vera domanda riguarda ora la capacità dell’Italia di allinearsi alla traiettoria internazionale. Le difficoltà nella diffusione delle rinnovabili e la crescita ancora limitata della mobilità elettrica indicano un percorso incompleto, che richiede un impegno più deciso. L’organizzazione invita a una riflessione chiara: per contribuire alla transizione globale, il Paese deve dimostrare una volontà concreta nel rafforzare le proprie politiche climatiche e nel sostenere gli investimenti in settori strategici.

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