Da un lato la gestione sostenibile dei rifiuti, con la trasformazione della plastica di scarto in risorsa produttiva e formativa. Dall’altro, la creazione di nuove opportunità di crescita e riscatto per le persone detenute, coinvolte in percorsi di formazione professionale, sensibilizzazione ambientale e inserimento lavorativo. “Precious Plastic” fonde insieme questi due aspetti in un progetto che unisce innovazione sociale, sostenibilità ambientale e responsabilità nei confronti della comunità. L’iniziativa ha come scenario la Casa Circondariale di Montorio a Verona.
Precious Plastic è stato selezionato e finanziato dalla Fondazione Cariverona nell’ambito del Bando Sinergie che promuove forme di collaborazione tra realtà profit e non profit per generare valore condiviso sul territorio.
Nel laboratorio, che sarà operativo dal 2026, verranno prodotti i materiali da immettere poi sul mercato. I detenuti potranno così acquisire competenze tecniche spendibili nel mondo del lavoro. Precious Plastic è supportato e cofinanziato dal Comune di Verona, che valuta l’integrazione dei prodotti riciclati nei programmi di rigenerazione urbana.
“Questo progetto – afferma l’assessora ai Servizi Sociali del Comune di Verona, Luisa Ceni – dimostra cosa vuol dire una comunità che si attiva e che lavora insieme per un unico scopo: il recupero, che può essere inteso in tante accezioni. In questo caso, la plastica che viene buttata via e che Amia recupera. Però siamo portati anche a pensare alle persone che vengono scartate, come quelle che vanno in carcere di cui tendiamo a dimenticarci perché non vogliamo vederle”.
Precious Plastic, partito a settembre 2025, sta vivendo ora una prima fase di sperimentazione con la realizzazione dei primi pannelli in plastica riciclata. L’obiettivo è dare il via alla produzione interna alla casa circondariale con la primavera. L’iniziativa il risultato di un’alleanza ampia e virtuosa, che vede coinvolte istituzioni, imprese, enti del terzo settore e realtà associative del territorio veronese, ciascuna con un ruolo fondamentale.
Capofila del progetto è Reverse che con la sua esperienza decennale all’interno del carcere con la falegnameria Reverse In è responsabile della progettazione e produzione dei manufatti in ottica di economia circolare, lavorando in stretta connessione con i fornitori, i progettisti e il personale detenuto.
A supportare con attività formative e a cofinanziare il progetto insieme al Comune, è Amia, l’azienda rifiuti della Città. Così come è coinvolta nel progetto Giracose Odv, che con la sua esperienza nella lavorazione artigianale della plastica sta collaborando a questa prima fase iniziale testando e sviluppando tecniche di trasformazione del materiale. La fondazione Edulife Ets curerà i percorsi formativi rivolti ai detenuti, monitorando l’efficacia degli interventi e misurandone l’impatto economico e sociale, Fondazione Esodo e My Planet 2050 Aps.











