Comunità rinnovabili, Legambiente: “Tagli ai fondi duro colpo, c’è molta incertezza”

In occasione della 18esima edizione del Forum QualEnergia, in programma il 3 e 4 dicembre a Roma, abbiamo raggiunto la responsabile Energia di Legambiente, Katiuscia Eroe, che ha commentato la situazione attuale delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e delle fonti rinnovabili. Si registra un aumento delle Cer, ma non secondo le aspettative, e in più il governo taglia i fondi: "La decisione ha creato tanta incertezza perché si tratta di un taglio importante, di oltre un miliardo, che mina la fiducia di chi aveva deciso di investire"

Rinnovabili

“Le Comunità energetiche rinnovabili sono fondamentali non solo dal punto di vista ambientale, in ottica decarbonizzazione, ma anche per fare comunità e raggiungere famiglie e territori lasciati indietro”. Così Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, che abbiamo raggiunto in occasione della 18esima edizione del Forum QualEnergia, in programma il 3 e 4 dicembre a Roma.

Oggi l’Italia ha 597 Cer attive, pari a 67,7 megawatt, e 1.127 configurazioni di autoconsumo totali. La crescita c’è, ma è di gran lunga inferiore rispetto al potenziale atteso. “Le Cer – dice Eroe – possono contribuire a risolvere una serie di criticità sociali che oggi viviamo, come la povertà energetica e il caro bollette per le famiglie. In questo senso, dare una capacità di spesa e di contributo diventa importante: non si tratta di arricchimento”. Su 5 gigawatt di potenza incentivabile da realizzare entro il 2027, come richiesto dal Decreto Cer, l’Italia negli ultimi cinque anni ha realizzato appena 115 megawatt.

Lo scorso 21 novembre, inoltre, il Ministero dell’Ambiente ha annunciato il taglio delle risorse del Pnrr per le Comunità energetiche del 64%: i fondi passeranno dai 2,2 miliardi di euro decisi nel 2021 a circa 795,5 milioni. “La decisione del Mase – continua Eroe – è stato un duro colpo per molti cittadini, comuni, associazioni e piccole imprese. Soggetti che avevano deciso di investire nelle comunità energetiche nonostante le difficoltà burocratiche: se prevedi un bando poi devi mantenerlo fino all’ultimo giorno ed eventualmente muoverti in un secondo momento per riutilizzare le risorse che avanzano in altro modo. Il taglio è arrivato proprio a pochi giorni dalla chiusura del bando, nel momento in cui molti stavano perfezionando i proprio progetti prima di inviarli. La decisione ha creato tanta incertezza perché si tratta di un taglio importante, di oltre un miliardo, che mina la fiducia di chi aveva deciso di investire. Negli ultimi giorni il Gse ha pubblicato una nota in cui dice che i progetti presentati che superano i 795 milioni verranno riconteggiati in nuovi filoni di risorse dedicati alle Cer. Ma c’è bisogno di celerità, non basta una dichiarazione: per non deludere le aspettative dei soggetti che si sono impegnati in questi progetti c’è bisogno di certezze in tempi brevi”.

A minare il futuro delle Cer c’è anche la complessità burocratica dei procedimenti autorizzativi: iter di costituzione lunghi, richieste ridondanti di documenti, la piattaforma Gse percepita come complicata, difficoltà nei preventivi di connessione e la mancanza dello scorporo diretto in bolletta, che ridurrebbe i tempi di ritorno economico. “Il cittadino – dice Eroe – deve essere messo nelle condizioni di realizzare i suoi obiettivi in maniera semplice e veloce. Le problematiche, invece, sono eccessive e vanno dall’accesso al portale del Gse alle lungaggini per la connessione degli impianti. L’Italia viene considerata come un Paese avanzato dal punto di vista normativo e delle buone pratiche. Ma l’eccessiva burocrazia e le criticità nei procedimenti rende i fatti non in linea con le aspettative”.

Il panorama delle fonti rinnovabili

Oltre alle Cer, Legambiente denuncia un forte rallentamento nella crescita delle fonti rinnovabili: nei primi dieci mesi del 2025 il numero di impianti rinnovabili realizzati in Italia è calato del 27% e la nuova potenza installata si è ridotta del 10% rispetto allo stesso periodo del 2024. “Si tratta di un dato preoccupante – spiega Eroe -: per rispettare gli obiettivi fissati per il 2030, ora l’Italia deve creare almeno 11,5 giga all’anno, altrimenti tra cinque anni si raggiungerà la metà della cifra prevista. Sono criticità che raccontiamo da anni: da un lato, i meccanismi autorizzativi sono complessi e spesso lenti, dall’altro, le normative non sono adeguate”.

Per quanto riguarda le norme, Legambiente denuncia il Dl Transizione 5.0, che contiene la nuova definizione delle aree idonee, previste inizialmente nel Dl Energia. “Il Dl Transizione 5.0 fa passi avanti molto limitati in relazione ai principali problemi che ad oggi ancora caratterizzano il tema delle aree idonee. I nuovi parametri rischiano di creare nuove problematiche e di far cadere l’Italia in tema rinnovabili. La discrezionalità lasciata in mano alle regioni e l’impossibilità di raggiungere gli obiettivi rischiano di risolversi in opportunità mancate”. Dal punto di vista burocratico, invece, a creare problemi è il permitting, la rete di autorizzazioni che attesta la compatibilità di un’opera con ambiente, territorio e sicurezza, è spesso lenta e inaccessibile per cittadini, comuni e piccole imprese.

L’unica nota positiva arriva dal solare fotovoltaico. Nonostante la riduzione sia in termini di potenza installata (-12,2%) che per numero di impianti (-27%), c’è stato un aumento della produzione, rispetto al 2024, del 24,3%. “Siamo in ritardo anche sul fotovoltaico – conclude Eroe -. Ma almeno la produzione è aumentata e non poco. Questo vuol dire che gli impianti sono più efficaci e più efficienti e creano maggiore potenza. Gli impianti domestici servono nell’immediato, ma per raggiungere gli obiettivi sono necessari grandi impianti. Questo copre il mancato aumento nella produzione dell’idroelettrico, che per l’Italia sarebbe invece fondamentale”.

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