Nel 2025 brusco rallentamento delle rinnovabili in Italia, anche le Cer in affanno

La rivoluzione energetica da fonti pulite, dopo anni di crescita, registra nel 2025 un brusco rallentamento: cala il numero di impianti, le Cer sono sempre più in affanno e il Paese si conferma indietro rispetto all’obiettivo 2030 del decreto aree idonee. A scattare questa fotografia, con dati puntuali e proposte, al XVIII Forum Qualenergia, sono Legambiente e Kyoto Club promotori insieme all’Editoriale La Nuova Ecologia dell’evento in programma a Roma

In Italia il 2025 è un anno dal segno meno per le rinnovabili. La rivoluzione energetica da fonti pulite, dopo anni di crescita segnati sino ad oggi dall’entrata in funzione di ben 2.074.971 impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili (fonte Terna), registra nel 2025 un brusco rallentamento: cala il numero di impianti, le CER sono sempre più in affanno e il Paese si conferma indietro rispetto all’obiettivo 2030 del decreto aree idonee. A scattare questa fotografia, con dati puntuali e proposte, al XVIII Forum Qualenergia, sono oggi Legambiente e Kyoto Club promotori insieme all’Editoriale La Nuova Ecologia dell’evento in programma fino al 3 dicembre a Roma.

Nei primi dieci mesi del 2025, da gennaio a ottobre 2025, nella Penisola cala, infatti, del 27% il numero degli impianti rinnovabili realizzati rispetto allo stesso periodo del 2024. Sono appena 181.768 quelli realizzati da inizio anno in Italia. Parliamo di ben 67.231 installazioni in meno rispetto alle 248.999 realizzate da gennaio a ottobre 2024. Riguardo la potenza installata, le nuove installazioni nel 2025 si fermano a 5.400 MW (di cui 4.813 MW da solare fotovoltaico e 444 MW di eolico), un valore inferiore di 642 MW rispetto ai primi 10 mesi del 2024 registrando, così, una riduzione del 10,6% e di 2.080 MW in meno sul totale annuo dello scorso anno. Segno meno anche per la produzione di energia elettrica che si attesta a 98.712 GWh, con un -2,5% rispetto allo stesso periodo del 2024, conseguenza dovuta ad un importante calo di produzione dell’idroelettrico con meno 22,8%.

Un freno ai risultati positivi

Una battuta d’arresto complessiva che interrompe i risultati positivi degli ultimi anni: nei primi mesi del 2023, la produzione di energia era aumentata del +13,6% rispetto all’anno precedente; nel 2024 era stata pari al +23,9% sul 2023, con un totale di 101.198 GWh/a di energia pulita, pari al 32,4% dei consumi complessivi del Paese – 312.285 GWh/a – facendo registrare un record assoluto. In termini di potenza installata, invece, nel 2024, le installazioni complessive erano state superiori del 36,3% rispetto allo stesso periodo del 2023 (+1.608 MW), mentre tra il 2023 e il 2022 la crescita era stata addirittura del 88,3% (+2.079 MW). Unica buona notizia del 2025 riguarda il solare fotovoltaico. Anche se registra una contrazione sia di potenza installata (-12,2%) sia del numero di impianti (-27%), lascia ben sperare l’aumento della produzione, rispetto al 2024, del +24,3% segno che gli impianti fotovoltaici installati sono mediamente più grandi ed efficienti.

I ritardi del Decreto Aree Idonee

Preoccupano anche i gravi ritardi dell’Italia rispetto all’obiettivo 2030 del decreto Aree Idonee. Tra gennaio 2021 e ottobre 2025, denuncia Legambiente attraverso i nuovi dati aggiornati del suo Osservatorio Aree Idonee e Regioni, sono appena 23.099 i MW di nuova potenza installata da fonti rinnovabili su un totale di 80.001 MW richiesto entro il 2030. Ad oggi l’Italia ha raggiunto solo il 28,9% dell’obiettivo finale fissato per il 2030 e rispetto al 2023, quando aveva raggiunto il 23,8% dell’obiettivo, la crescita è stata lentissima. Dodici le regioni che a ottobre 2025 non hanno ancora raggiunto questa quota. Valle d’Aosta e Molise restano sotto al 15% del proprio target, mentre Calabria, Umbria, Sardegna, Toscana e Sicilia non superano il 20%. Il Lazio, invece, risulta la migliore regione ad aver conseguito ad ottobre 2025 il 54,5%, ossia la metà del suo obiettivo. Dal 2021 ha installato 2.592 MW di nuova potenza, registrando un surplus di 1.246 MW rispetto all’obiettivo intermedio fissato per dicembre 2025. Tra le altre Regioni in anticipo sul target di fine 2025 figurano la Lombardia (+550 MW), il Piemonte (+285 MW), il Friuli-Venezia Giulia (+287 MW), il Veneto (+253 MW), il Trentino-Alto Adige (+84 MW) e la Campania (+20MW).

Le comunità energetiche rinnovabili in affanno

Oltre al brusco rallentamento delle rinnovabili, nel 2025 preoccupa anche l’affanno delle Comunità energetiche rinnovabili. Su 5 GW di potenza incentivabile da realizzare entro il 2027, chiesta dal Decreto CER, l’Italia, denunciano Legambiente e Kyoto Club, ha realizzato negli ultimi cinque anni appena 115 MW. Parliamo di 1.127 realtà in tutto, con Lombardia con 181 configurazioni energetiche, Piemonte con 143 e Sicilia con 135 sistemi di autoconsumo, le tre regioni con più CER. Un numero complessivo, quello delle 1.127 realtà, comunque esiguo per l’Italia. A pesare burocrazia, ostacoli fiscali, consueti ritardi nelle autorizzazioni, dinieghi da parte del distributore di zona fino ad arrivare ai tagli del Governo che, notizia di questi giorni, ha ridotto drasticamente i fondi PNRR per le CER passando da2,2 miliardi di euro a 795,5 milioni.

Altro alert rosso, il fatto che molti bandi regionali vadano deserti come accaduto, ad esempio, in Sicilia: parliamo di un bando da 61,5 milioni di euro, lanciato nel marzo 2025 con l’obiettivo di finanziare a fondo perduto fino al 40% e di favorire la nascita di circa 150 nuove CER con impianti fino a 1 MW, andato completamente deserto. Al contrario dove i bandi funzionano il risultato è tangibile. Ad esempio, in Emilia-Romagna, attraverso due bandi, sono stati concessi contributi per circa 3,5 milioni di euro, che hanno portato alla costituzione di 71 nuove configurazioni energetiche.

“Per abbassare le bollette, aiutare famiglie e imprese e contrastare la crisi climatica – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – l’Italia deve investire con coraggio sulle rinnovabili che per altro da gennaio a ottobre 2025 hanno coperto sino ad ora il 42,4% del fabbisogno elettrico nazionale, con un +1% rispetto al 2024. Ad oggi però burocrazia, iter farraginosi, ma anche sindromi Nimby, non nel mio giardino, e Nimto, non nel mio mandato elettorale, frenano lo sviluppo delle fonti pulite, delle reti e degli accumuli. Ciò è inammissibile, l’Italia è il Paese del sole e del vento, ed è fondamentale investire sulle rinnovabili, a partire dai grandi impianti, senza i quali non abbasseremo i costi energetici e non ci libereremo dalla dipendenza dall’estero. Su questo chiediamo al Governo politiche coraggiose, e leggi che facilitino la realizzazione degli impianti, senza andarli a penalizzare, come invece stanno facendo il Decreto Agricoltura, che dovrebbe essere modificato con urgenza, o le nuove norme sulle Aree Idonee”.

Le richieste al Governo e gli interventi generali necessari

Legambiente e Kyoto Club dal Forum QualEnergia 2025 indirizzano un pacchetto di proposte al Governo Meloni -suddivise in interventi generali, decreti da modificare, CER – per accelerare il passo sulle rinnovabili abbandonando la strada insensata delle fonti fossili, ma anche l’inutile propaganda sul nucleare.

Sul fronte delle fonti pulite, occorre garantire il rispetto dei tempi degli iter autorizzativi, a partire dall’eolico a terra e mare, semplificare e accelerare le attività di repowering. È necessario completare, al più presto, l’organico della Commissione PNRR – PNIEC del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, rafforzando anche il personale degli uffici regionali e comunali preposti alle autorizzazioni; avviare processi partecipativi nei territori coinvolgendo le comunità locali per far in modo che gli impianti siano ben integrati nei territori e fatti subito e bene. Occorre accelerare la transizione verso il prezzo zonale formato in base al sistema energetico delle varie aree geografiche, eliminando il corrispettivo aggiuntivo stabilito da Arera che unifica i prezzi a livello nazionale; ma anche stimolare e aiutare le imprese, a partire da quelle del nord, verso contratti PPA con impianti a fonti rinnovabili al fine di ridurre i prezzi. A questo va aggiunto lo scorporo nel prezzo finale tra gas e rinnovabili, strumento strategico per dare ai territori e ai cittadini una risposta immediata sul valore delle rinnovabili nei territori; garantire il completamento dei percorsi avviati con gli accordi tra GSE e i principali settori industriali energivori; rafforzare e accelerare le politiche di sviluppo della rete, anche al fine di accorciare i tempi di connessione degli impianti alla stessa. Fondamentale, inoltre, sviluppare una campagna informativa e di sensibilizzazione in tutti i territori che coinvolga la popolazione, ma anche le Amministrazioni locali sui benefici degli impianti a fonti rinnovabili, degli accumuli e dello sviluppo delle reti.

I decreti da modificare

Sul fronte decreti da modificare e nuove leggi, Legambiente e Kyoto Club chiedono che il Decreto-legge Transizione 5.0, che definisce le nuove aree idonee, superi le innumerevoli criticità denunciate, in questi giorni, anche da alcune Regioni,per garantire il raggiungimento degli obiettivi al 2030 e criteri univoci che non facciano di nuovo piombare l’Italia nel caos normativo con regioni che seguono strade diverse e restringono le aree idonee grazie alle lacune presenti oggi nella norma e che colpiscono anche le CER. Inoltre, è fondamentale che le aree oggi definite idonee (ex cave, fasce lungo le autostrade, aree in cui esistono già impianti, etc.) siano aree di accelerazione. Altro decreto da modificare, è quello Agricoltura, in particolare va modificato l’articolo 5 che vieta il fotovoltaico a terra anche dove potrebbe essere utilizzato, come i terreni inquinati o che non sono mai stati produttivi. A livello normativo occorre approvare al più presto una legge contro il consumo di suolo che il Paese attende da troppi anni: è inaccettabile, infatti, che nuovi investimenti su poli logistici, data center, autostrade, aree residenziali o produttive continuino, indisturbati, a consumare suolo agricolo, che, contrariamente a quanto succederebbe coi pannelli fotovoltaici, che usano e non consumano i terreni agricoli, perderemmo in modo permanente.

“Su impegno su rinnovabili ed efficienza – dichiara Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club – c’è sempre più distanza tra le dichiarazioni e gli atti concreti di Governo. Si dice che si vogliono fare le CER e poi si taglia bruscamente la dotazione economica ad esse destinate, proprio quando finalmente stavano decollando! Ricordiamo che erano stati inizialmente stanziati 2,2 miliardi di euro per agevolarne la realizzazione nei piccoli comuni, poi quando il Governo si è reso conto che troppe difficoltà burocratiche stavano mettendo a rischio l’obiettivo scritto nel PNRR, è stata ampliata la platea dei Comuni beneficiari, per arrivare improvvisamente settimana scorsa alla decisione di tagliare a poco più di 700 milioni la dotazione finanziaria (appena 1/3 del totale); ma alla scadenza del 30 novembre risultavano richieste per oltre 1,4 miliardi. Ci chiediamo come il Governo pensa di uscire da questo pasticcio e come pensa di recuperare tutte le somme inizialmente previste. Se non lo facesse, confermerebbe il suo reale disinteresse per il tema che, infatti, è eclatante se si guarda alla vicenda forse ancor più grave delle aree idonee, per le quali prima il Governo ha abdicato al proprio ruolo lasciando mani libere alle Regioni e ora ha proposto un Decreto inadeguato, se non dannoso” 

Le proposte sulle comunità energetiche rinnovabili

er Legambiente e Kyoto Club occorre semplificare le modalità di realizzazione e registrazione delle configurazioni, rendendole accessibili e realizzabili anche dai cittadini, attraverso la definizione di procedure semplificate per la realizzazione degli impianti e l’attuazione dello scorporo in bolletta, un’azione quest’ultima che consentirebbe di massimizzare i vantaggi economici dell’autoconsumo così come avviene per chi possiede un impianto fotovoltaico sul proprio tetto. È importante che il Governo punti sulle CER per le opportunità, lo sviluppo di un nuovo sistema energetico partecipato e anche di riscatto sociale, come testimoniano anche le esperienze virtuose premiate in questi due anni da Legambiente con il Premio Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali (CERS). L’associazione ambientalista oggi ha annunciato al Forum Qualenergia l’avvio della terza edizione del Premio CERS 2026, sostenuto da Generali Italia, con la pubblicazione del bando sul sito www.legambiente.it e che vedrà la premiazione in primavera in occasione di una giornata di lavori interamente dedicata a queste realtà.

Sul canale you tube di Legambiente, e sul sito del Forum QualEnergia e di Nuova Ecologia la diretta della due giorni di Forum

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