A Torino cresce la rete solidale contro lo spreco alimentare

Il capoluogo piemontese è diventata una città all'avanguardia nella lotta allo spreco di cibo. Grazie a una rete di associazioni, volontari e istituzioni, ogni anno vengono recuperate e redistribuite tonnellate di cibo che altrimenti verrebbero sprecate. I progetti in corso, di cui Eco dalle Città continua ad essere il fulcro, sono anche un modo per stringere rapporti di solidarietà e condivisione tra cittadini italiani e stranieri. Abbiamo raccolto qualche testimonianza

A Torino il recupero del cibo sta diventando una pratica ecologica e sociale sempre più consolidata. Nel cuore della città, volontari e associazioni si uniscono per trasformare le eccedenze alimentari in gesti di generosità, creando una rete capillare che si estende tra i mercati locali.

Il primo esperimento, “Repop”, lanciato nel 2016 da “Eco dalle Città” ha costituito il fondamento di questa rete, in cui tirocinanti e dipendenti provenienti da diverse parti del mondo si impegnano ancora oggi a recuperare il cibo invenduto. Questo sforzo non solo contribuisce a ridurre lo spreco alimentare, ma offre un sostegno prezioso alle persone più bisognose.

A contribuire alle iniziative ci sono anche gli Ecomori, com’è noto, ossia profughi e richiedenti asilo africani che, attraverso tirocini e altri progetti d’integrazione, fanno del recupero alimentare un atto di condivisione e solidarietà che arricchisce la coesione sociale tra italiani e stranieri. Saki Ahmed ad esempio, è un ragazzo fuggito dalla Somalia, e condivide il suo desiderio di un futuro sereno e di lavoro, magari come meccanico. Caleb invece, arrivato dalla Nigeria, mira a rendere felice la sua famiglia rimasta nella sua terra natia e sogna di diventare elettricista.

Ma i progetti di recupero cibo avvicinano anche altre persone straniere. Una di loro è Giulia, una donna dal Perù giunta in Italia solo otto mesi fa in cerca di lavoro. È stata un’amica a parlarle di questa rete solidale. “Il cibo che ricevo è molto importante per me – racconta – Mi permette di mangiare in modo sano e nutriente, e mi aiuta a sentirmi meno sola. Il Natale è un periodo difficile per chi è lontano dalla famiglia e dagli amici, ma grazie al recupero del cibo posso trascorrerlo con un po’ più di serenità.”

Durante le festività, Giulia non solo ha trovato sostentamento nelle eccedenze recuperate, ma ha utilizzato il cibo donatole per prepararsi un pranzo natalizio. Questo gesto incarna l’anima profonda di solidarietà che pervade l’intera iniziativa, un regalo reciproco tra chi offre e chi riceve, dimostrando che la condivisione del cibo non solo nutre il corpo, ma anche l’anima.

Giulia non è l’unica a beneficiare di questa iniziativa. Il recupero del cibo a Torino aiuta ogni anno migliaia di persone, tra cui famiglie in difficoltà e persone senza fissa dimora.

Il richiamo al recupero alimentare non si ferma nei giorni feriali. Il “Sabato Salvacibo” estende la raccolta in oltre 20 mercati, ampliando così il raggio d’azione dell’iniziativa coinvolgendo anche aree più lontane in ogni periodo dell’anno. Questa estensione della raccolta sottolinea l’importanza continua di sensibilizzare la comunità sull’urgenza di ridurre lo spreco alimentare e di porgere una mano solidale a chi ne ha più bisogno.

Ne consegue che l’importanza di recuperare il cibo invenduto si manifesta in un duplice beneficio sociale ed ecologico. Il coinvolgimento degli Ecomori rappresenta un’opportunità di integrazione e reinserimento nel tessuto sociale, trasformando il recupero del cibo in una forma di riconoscenza verso la comunità accogliente. La diversità delle storie personali, come quella di Saki Ahmed e Caleb, evidenzia il potenziale trasformativo di questa iniziativa, che non solo offre sostentamento, ma anche apre porte verso un futuro migliore. Torino continua a essere un faro di solidarietà, dimostrando che la lotta contro lo spreco alimentare è un cammino condiviso verso un mondo più giusto e sostenibile.