Acqua potabile non sicura nel Lazio, l’Ue deferisce l’Italia alla Corte di giustizia

La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia per il superamento dei livelli di arsenico e fluoruro nell’acqua potabile in 6 zone della Regione Lazio. I valori di riferimento sono fissati dalla direttiva comunitaria 98/83 che nel frattempo è stata abrogata dalla direttiva 2020/2184/Ue. Quest’ultima ha tra i suoi obiettivi quello di promuovere l’acqua di rubinetto riducendo i rifiuti, l’utilizzo della plastica e le emissioni di gas serra

La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia per il superamento dei livelli di arsenico e fluoruro nell’acqua potabile in 6 zone della Regione Lazio. I valori di riferimento sono fissati dalla direttiva comunitaria 98/83 che nel frattempo è stata abrogata dalla direttiva 2020/2184/Ue. Quest’ultima ha tra i suoi obiettivi quello di promuovere l’acqua di rubinetto come acqua destinata al consumo umano, riducendo i rifiuti, l’utilizzo della plastica e le emissioni di gas a effetto serra.

Dopo la lettera di costituzione in mora inviata dalla Commissione all’Italia nel 2014 per il superamento di alcuni valori nell’acqua destinata al consumo umano in 16 zone della regione Lazio, solo 10 hanno ottenuto la piena conformità alla direttiva 98/83/Ce sulla qualità dell’acqua potabile che stabilisce il monitoraggio di 48 parametri microbiologici, chimici e indicatori. La Commissione europea precisa nel comunicato diffuso il 9 giugno 2021 che nonostante “l’Italia abbia adottato misure per vietare o limitare l'approvvigionamento idrico nelle aree interessate e abbia informato i consumatori della situazione, sei zone di approvvigionamento idrico non sono ancora pienamente conformi alla direttiva”. 

Gli Stati membri hanno l’obbligo di garantire che l’acqua destinata al consumo umano sia sana e pulita, senza parassiti né microrganismi e sostanze che potrebbero rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana. Ma sette anni dopo l’avvio della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia e due anni dopo l’invio del parere in cui la Commissione ha chiesto al bel paese di uniformarsi alla direttiva europea e di comunicare le misure di adeguamento adottate, in sei zone del Lazio, Bagnoregio, Civitella d'Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Ronciglione e Tuscania, il livello di arsenico è ancora troppo alto e nelle zone di Bagnoreggio e Fabrica di Roma non sono rientrati neppure i livelli di fluoro. Pertanto la Commissione - che tra i suoi compiti ha anche quello di assicurare il rispetto della legislazione unionale da parte dei paesi membri - deferisce l’Italia alla Corte di giustizia. Fase che potrebbe anticipare la condanna dello Stato italiano e l’applicazione di sanzioni. 

Nel frattempo la direttiva 98/83/Ce è stata abrogata dalla più recente direttiva 2020/2184/Ue che è in vigore dal 12 gennaio 2021 e dovrà essere recepita dai singoli Stati membri entro il 12 gennaio 2023. Le nuove disposizioni introdotte dal legislatore europeo, oltre a proteggere la salute umana dalle contaminazioni delle acque come nella precedente direttiva, puntano a migliorare la conoscenza e la trasparenza delle informazioni sull’acqua potabile con l’obiettivo di incrementare l’uso dell’acqua di rubinetto come acqua destinata al consumo umano.

Con la promozione di quella che comunemente viene chiamata “acqua del sindaco” l’Ue interviene dunque anche sull’impatto ambientale causato dall’acqua minerale in bottiglia di cui gli italiani sono i primi consumatori in Europa, seguiti dagli spagnoli e dai tedeschi. L’applicazione della direttiva si inserisce nell’ambizioso obiettivo “inquinamento zero” che è parte integrante del Green Deal europeo e dovrebbe contribuire alla riduzione dei rifiuti, in particolare la plastica, delle emissioni di gas a effetto serra con un impatto positivo sull’attenuazione dei cambiamenti climatici e sull’ambiente nel suo complesso.