Altroconsumo presenta l’indagine sulla spesa senza imballaggi e il progetto “Sceglilo sfuso o riciclabile”

L'organizzazione dei consumatori, dopo aver interrogato più di 1000 cittadini della community AC Makers, ha analizzato come "quattro persone su dieci dichiarano di acquistare prodotti sfusi perché da la possibilità di comprare solo il quantitativo che occorre e di ridurre la produzione di imballaggi". Lo fanno soprattutto nei negozi di quartiere, ma anche nei supermercati, utilizzando prevalentemente contenitori riutilizzabili portati da casa. L'indagine è stata condotta nell'ambito del progetto "Sceglilo sfuso o riciclabile", che ha l'obiettivo "di sensibilizzare i consumatori rispetto alla riduzione degli imballaggi dei prodotti e a guidarli alla scelta del buon packaging"

Credit foto: Eco dalle Città

Altroconsumo ha reso noti i risultati di un’indagine che ha condotto per capire quanto i cittadini sanno su imballaggi e sulla spesa di prodotti sfusi. L’analisi è stata condotta sottoponendo un questionario. “Scegliere i prodotti sfusi quando si fa la spesa – si legge nella nota dell’organizzazione dei consumatori – è un ottimo modo per ridurre la circolazione degli imballaggi, uno dei principali responsabili della proliferazione dei rifiuti. Adottare questa abitudine non sempre è facile, abbiamo fatto un’indagine per capire quante ne sanno i cittadini”.

“Il problema degli imballaggi – continua Altroconsumo – è centrale nella lotta alla riduzione dei rifiuti. Questo perché ne produciamo troppi, e anche se sul riciclo abbiamo raggiunto buoni target (è il caso dell’Italia, tra gli altri) è la prevenzione che non funziona. Gli scarti legati alle nostre abitudini quotidiane sono troppi, e nemmeno la migliore raccolta differenziata può fare fronte alle montagne di imballaggi che abbandoniamo dopo ogni acquisto”.

“Per questo motivo l’Unione Europea è al lavoro su un nuovo regolamento per gli imballaggi che, tra le altre cose, incentiva sistemi di restituzione con cauzione per alcuni imballaggi e mette al bando le confezioni monodose (come bustine di salse, campioncini…). Quello che potremmo fare è la cosiddetta “spesa sfusa” che riduce al minimo (o elimina) gli imballaggi”, spiega l’organizzazione dei consumatori.

I risultati

“La nostra inchiesta ha lo scopo di indagare la percezione e il ruolo degli intervistati sul tema degli imballaggi. In particolare sul problema dei rifiuti di imballaggio, sulle possibilità del cittadino di ridurli, di acquistare prodotti senza involucro (quindi sfusi) e di riutilizzare il packaging. In sostanza per scoprire quali sono le principali barriere e gli incentivi all’acquisto di prodotti sfusi”.

Grafico scegliere sfuso - con titolo (Credit foto: Altroconsumo)

“All’indagine – rivela l’organizzazione – hanno partecipato gli iscritti alla piattaforma acmakers.altroconsumo.it, che permette ai cittadini di partecipare attivamente ai nostri test e inchieste. Più di 1.000 persone hanno aderito all’inchiesta, che è stata realizzata tra il 6 e il 7 febbraio 2024. Le risposte sono state raccolte attraverso un questionario che spaziava dalla percezione generale del problema ambientale dei rifiuti di imballaggio fino a questioni più pratiche, con domande più specifiche sulle barriere e sugli incentivi alla scelta di prodotti sfusi. L’indagine si inserisce nel progetto “Sceglilo sfuso o riciclabile” finanziato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. Quattro persone su dieci dichiarano di acquistare prodotti sfusi. Una scelta che risiede nella possibilità di comprare solo il quantitativo che occorre e nella volontà di ridurre la produzione di imballaggi. Lo fanno soprattutto nei negozi di quartiere, ma anche nei supermercati, utilizzando prevalentemente contenitori riutilizzabili portati da casa. Tra i prodotti sfusi più acquistati, escludendo pane, frutta e verdura, le persone dichiarano di acquistare uova, legumi secchi, bevande, detersivi, spezie e condimenti”.

Prodotti sfusi più acquistati - con titolo (Credit immagine: Altroconsumo)

Gli ostacoli alla scelta dello sfuso

“Abbiamo chiesto agli intervistati che non lo fanno perché non acquistano i prodotti sfusi, per entrare più nel merito di quelle che sono nella pratica le barriere alla diffusione degli acquisti senza imballaggio. L’igiene del prodotto è la principale barriera individuata da più della metà dei rispondenti, seguita dalla scarsa diffusione dei punti vendita di prodotti sfusi. Anche l’organizzazione necessaria per fare acquisti senza imballaggio (impegno nel reperire i contenitori per comprare e conservare il prodotto, oltre ai tempi più lunghi per fare questo tipo di spesa) è una barriera per molti intervistati”, si legge sui risultati dell’indagine.

Dati barriere diffusione prodotti sfusi - con titolo (Credit foto: Altroconsumo)

“A tutti gli intervistati abbiamo invece chiesto quali sono i principali motivi per cui non comprano mai o solo a volte i prodotti sfusi. Vince di gran lunga la mancanza di negozi vicini dove fare gli acquisti, ma emerge anche che senza imballaggio c’è meno scelta e che non si sa dove trovare prodotti sfusi. Una buona parte di intervistati ha indicato come ostacolo i maggiori costi dei prodotti sfusi rispetto a quelli confezionati”, spiegano.

Che fine fanno gli imballaggi?

“Dalle risposte al nostro sondaggio emerge molta attenzione al “fine vita” dell’imballaggio. Interrogati sui temi più significativi dell’impatto ambientale del packaging, gli intervistati considerano come aspetto più importante la possibilità di riciclare. Indagando il loro grado di conoscenza, rivelano di sapere che vetro e carta sono i materiali di imballaggio più riciclabili, mentre i prodotti avvolti da involucri multimateriale sono più difficili da smaltire. Emerge anche che l’imballaggio dei prodotti è considerato la prima fonte di informazioni riguardo al suo impatto ambientale. I media, ma anche i Comuni, le aziende municipalizzate dei rifiuti e alcune app dedicate vengono consultate per avere informazioni sull’impatto ambientale dei vari tipi di packaging. In pratica i cittadini chiedono: «Dove lo butto?».

Gli imballaggi costituiscono un grande problema per l’ambiente? Per tre intervistati su quattro sì, anche se non l’unico. I cittadini si sentono spesso ingaggiati, infatti 754 persone dichiarano che l’utente finale ha un ruolo nella riduzione dei rifiuti di imballaggio, ma anche il resto della filiera di produzione e di vendita dei prodotti ha una responsabilità nel ridurre la quantità di questi rifiuti”.

Tre mosse per ridurre gli imballaggi

Dopo aver illustrato i risultati, nel comunicato Altroconsumo spiega che: “Per ridurre il peso degli imballaggi sull’ambiente puoi adottare delle buone abitudini che, a lungo andare e su ampia scala, possono fare davvero la differenza. Queste sono tre mosse giuste che puoi fare, imparando dai nostri test a scegliere i prodotti più virtuosi, quelli con l’imballaggio meno inquinante.

Solo un involucro per prodotto

Per tutelare l’ambiente la prima mossa da fare è ridurre la quantità di imballaggi. Come? Innazitutto eliminando il cosiddetto “overpackaging”, cioè l’imballaggio in eccesso come il doppio imballaggio: la scatola esterna di carta che avvolge il sacchetto in plastica per esempio. Pur essendo entrambi materiali riciclabili, contribuiscono all’aumento dei rifiuti. Nei nostri test, infatti, li penalizziamo.

Scegli involucri riciclati

Comprare alimenti con imballaggi di materiali riciclati e compostabili fa la differenza. Ecco perché nei nostri test in tabella diamo peso al packaging di un prodotto. Se l’involucro proviene dal riciclo si evita la produzione di nuovi imballaggi e si crea un mercato per le materie prime riciclate. Puoi fidarti: le regole per l’uso di materiali di riciclo a contatto con gli alimenti sono molto severe. Le materie riciclate sono opportunamente controllate per poter essere usate a contatto con gli alimenti.

Leggero è meglio

Meglio scegliere confezioni compatte e leggere. Nei test valutiamo il rapporto tra il peso dell’imballaggio e il contenuto, premiando i prodotti che a parità di contenuto producono meno rifiuti. Spesso un imballaggio pesante non è necessario”.

Sceglilo sfuso o riciclabile. Alla Triennale di Milano il 17 e 18 Maggio

“Questo articolo è stato realizzato con il contributo del progetto Sceglilo sfuso o riciclabile. Le attività del progetto, che si concluderà a novembre 2024, sono finalizzate a sensibilizzare i consumatori rispetto alla riduzione degli imballaggi dei prodotti e a guidarli alla scelta del buon packaging. Come? Per esempio acquistando imballaggi leggeri e monomateriale, semplici e facili da smaltire e da riciclare. Il 17 e il 18 maggio saremo alla Triennale di Milano: due giorni insieme per scoprire quanto le nostre scelte impattano sull’ambiente. Cosa intendiamo per “scelte responsabili”? Siamo consapevoli della nostra impronta ecologica? Siamo sicuri di fare le scelte più giuste per limitare gli sprechi? Trova le risposte a queste domande partecipando attivamente al percorso esperienziale sul mondo dell’imballaggio: i workshop sono tenuti dall’Osservatorio sul packaging dell’Università di Bologna. Inoltre, Archeoplastica esporrà 30 reperti di plastica arrivati dal mare e raccolti su varie spiagge italiane. L’entrata è gratuita, ma è consigliato registrarsi. Per farlo basta andare su www.altroconsumo.it/sceglilo-sfuso-o-riciclabile-evento- triennale“, conclude l’organizzazione.