Il 2025 si conferma un anno tragico per chi va in bicicletta. I dati diffusi dall’Osservatorio Asaps–Sapidata segnalano 192 ciclisti morti al 26 ottobre, dieci in più rispetto all’intero 2024. Un incremento del 12% che riporta al centro il tema della sicurezza stradale e delle infrastrutture dedicate alla mobilità dolce.
La situazione più grave si registra nel Nord Italia, dove la Lombardia guida la classifica con 43 vittime, seguita da Emilia-Romagna con 32 e Veneto con 26. Tre regioni che da sole concentrano oltre la metà dei decessi. Qui la densità del traffico, la velocità dei veicoli e la discontinuità delle piste ciclabili rendono ogni spostamento su due ruote un rischio quotidiano.
Quasi la metà delle vittime, 91 persone, ha più di 65 anni, e la quasi totalità sono uomini: 174 su 192. Si tratta spesso di ciclisti esperti o pensionati che utilizzano la bici per sport o per spostamenti brevi, ma che restano esposti a incidenti in contesti urbani ed extraurbani privi di protezioni adeguate. Cresce anche il fenomeno dei pirati della strada. In 18 casi gli investitori sono fuggiti senza prestare soccorso, rispetto ai 14 del 2024.
L’analisi mensile mostra un andamento costantemente critico: da maggio a settembre si sono registrati picchi di decessi, con agosto che ha segnato 30 morti, il dato più alto degli ultimi otto anni. Nei primi nove mesi del 2025 le vittime sono state 175 contro le 156 del 2024, confermando una tendenza in crescita che non accenna a rallentare.
Dalle città arrivano le prime reazioni. A Brescia, dove quest’anno si contano nove vittime, il Comune ha annunciato un piano da 15 milioni di euro per realizzare 40 chilometri di nuove ciclabili entro il 2027, mentre in Emilia-Romagna è stato convocato un tavolo permanente con Asaps e le associazioni ciclistiche per individuare strategie di prevenzione.
L’Osservatorio Asaps–Sapidata chiede l’avvio di un piano nazionale per la sicurezza dei ciclisti, che comprenda limiti di velocità a 30 km/h nei centri abitati, obbligo di sensori anti-angolo cieco sui mezzi pesanti e la costruzione di una rete ciclabile separata dal traffico motorizzato.











