A Torino Mirafiori parte il piano di abbattimento dei cinghiali. La Città Metropolitana ha deciso di procedere con uccisioni mirate nelle ore serali, affidandole a guardie selezionate, che dovrebbero iniziare a sparare a partire dalle 20 di mercoledì 3 settembre. Da alcune settimane gli avvistamenti degli animali lungo le strade e i giardini di Mirafiori sono diventate più frequenti, preoccupando residenti e istituzioni. Non si sono registrati incidenti né aggressioni, eppure gli abbattimenti sembrano l’unica via.
A nulla sono valse le proteste di alcuni consiglieri della Circoscrizione 2, che con una lettera aperta indirizzata all’assessore comunale ai Parchi, Francesco Tresso, hanno chiesto di valutare soluzioni alternative all’uccisione degli animali. Firmatari: Alessandro Nucera (Coordinatore II Commissione), Juri Bossuto e Rita Grimaudo (M5S-2050), Riccardo Prisco (coordinatore al Commercio), Sara Russo (PD), Elena Variara (Sinistra Ecologista), Davide Schirru (Noi progettiamo per la 2), Piero Ventre (gruppo misto di maggioranza).
Anche l’Enpa, l’Ente Nazionale Protezione Animali, si è fatto sentire. In un’intervistata a Corriere.it , Annamaria Procacci ha spiegato perché la scelta di uccidere i cinghiali è una strategia controproducente. “Lo sterminio non funziona – spiega Procacci –. La scienza ha dimostrato che una forte pressione venatoria porta a una maggiore capacità riproduttiva da parte degli animali. Così i problemi non si risolvono, ma si ripresentano puntualmente”.
Negli ultimi mesi la stessa Città Metropolitana, in collaborazione con il Comune di Nichelino, aveva avviato un piano alternativo, basato su interventi non cruenti: pulizia del sottobosco e delle aree picnic per ridurre le fonti di cibo accessibili; sensibilizzazione dei cittadini contro gli “inviti involontari”, come i rifiuti lasciati a terra; cassonetti anti-intrusione, studiati per impedire l’accesso ai rifiuti organici; barriere metalliche rinforzate lungo il Sangone, pensate per limitare il passaggio degli ungulati; cannoncini a salve, usati per dissuadere gli animali senza recare danno.
L’Enpa insiste su un’altra strada, già percorsa in vari Paesi europei: il Gonacon, un vaccino anticoncezionale che riduce la fertilità degli animali selvatici. “È solo un esempio – sottolinea – ma esistono diversi metodi per contenere le popolazioni senza ricorrere alle armi. Sono soluzioni meno invasive, sostenibili e a basso costo”.
Per Enpa, l’abbattimento rischia di produrre effetti opposti a quelli sperati. La struttura sociale dei cinghiali, infatti, è di tipo matriarcale, spiega l’Ente: eliminare la femmina guida provoca la dispersione dei giovani, che finiscono per causare danni maggiori all’agricoltura e all’ambiente. Inoltre, sotto stress, le femmine aumentano l’ovulazione. Un paradosso, evidenzia Procacci, se si considera che i lupi, predatori naturali dei cinghiali, sono a loro volta sotto pressione per i piani di abbattimento. “Si eliminano i predatori e poi le prede – conclude – in una spirale di morte che non porta a nessun equilibrio”.
Secondo l’Ente Nazionale Protezione Animali la gestione della fauna selvatica non è solo una questione tecnica, ma un banco di prova culturale: “I fucili sono la dimostrazione del fallimento delle politiche di convivenza – afferma Procacci –. La maggior parte dell’opinione pubblica è contraria a queste pratiche, che infatti vengono spesso comunicate solo a decisioni già prese”.