Consiglio Ue attacca la nuova Direttiva sulla Qualità dell’aria con l’aiuto delle Regioni padane 

Questa l'accusa di Cittadini per l'Aria sul voto del 9 novembre: "La posizione definita dal Consiglio degli Stati membri dell’Unione Europea sulla proposta di nuova Direttiva sulla Qualità dell’Aria Ambiente segna un colpo che pregiudica gli sforzi condotti fino a qui da più parti per rafforzare le tutele e i limiti in materia di inquinamento atmosferico e, al contempo, rinnega la scienza, indebolendo il livello di ambizione di una norma il cui obiettivo è quello di salvare vite umane"

“La posizione definita dal Consiglio degli Stati membri dell’Unione Europea sulla proposta di nuova Direttiva sulla Qualità dell’Aria Ambiente segna un colpo che pregiudica gli sforzi condotti fino a qui da più parti per rafforzare le tutele e i limiti in materia di inquinamento atmosferico e, al contempo, rinnega la scienza, indebolendo il livello di ambizione di una norma il cui obiettivo è quello di salvare vite umane”. Cittadini per l’Aria descrive in questo modo la posizione adottata il 9 novembre dal Consiglio Europeo e che verrà discussa nella successiva fase legislativa, nel cosiddetto trilogo, fra Consiglio, Commissione Europea e Parlamento Europeo. 

“Nel prevedere gravi modifiche del testo ed enormi deroghe nonché la facoltà per gli Stati Membri di rinviare dal 2030 al 2040 e oltre il termine entro iI quale adempiere ai limiti fissati, – aggiunge la ong ambientalista – il Consiglio Europeo dimostra di ignorare quanto sino a ora elaborato dalla scienza a proposito dell’impatto dell’inquinamento atmosferico ed il costo che esso rappresenta e produce a carico delle nostre società, e ha minato del tutto le basi dello schema legislativo. Se il Consiglio Europeo avesse – e fortunatamente non ce l’ha – l’ultima parola sul testo legislativo significherebbe avere limiti inapplicabili e di mera facciata”.

 Anna Gerometta  presidente di Cittadini per l’Aria: “Senza dubbio il ruolo svolto dalle regioni padane sin dalle prime battute della negoziazione ha avuto l’effetto di diffondere della disinformazione su quanto si può e non si può fare e, al contempo, prese di posizione politiche che hanno svilito il ruolo del Governo nazionale. Se non si riuscirà a porre rimedio a quanto accaduto oggi, chi in Italia ha contribuito non poco a questo risultato è responsabile dei danni gravissimi che subiranno gli italiani  e che, naturalmente, si ripercuoteranno in particolare proprio sulla vita degli elettori di quelle regioni che hanno lavorato incessantemente sottobanco per il risultato odierno e che, in gran numero, non arriveranno a vedere le loro regioni con una buona qualità dell’aria”.

Francesco Forastiere, direttore scientifico della rivista “Epidemiologia & Prevenzione” ha sottolineato come “con questa posizione il Consiglio Europeo annulla in un sol colpo le ambizioni per un aria pulita in Europa e le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La deroga di 10 anni, al 2040, significa permettere che i danni alla salute dell’inquinamento atmosferico continuino a verificarsi, e il paradosso è che ne faranno le spese proprio le persone con un bisogno economico maggiore”. 

Mentre Margherita Tolotto, Policy Manager per la qualità dell’aria e il rumore all’European Environment Bureau, ha dichiarato: “Siamo molto preoccupati per la posizione negoziale espressa dal Consiglio e prendiamo nota con dispiacere degli sforzi messi in atto da alcuni importanti Stati Membri per indebolire il testo. È del tutto chiaro che il loro lavoro non ha avuto come obiettivo la salute dei cittadini. Non hanno fatto alcuno sforzo per ottenere un vero risultato rispetto agli attuali limiti e, al contrario, la posizione del Consiglio dimostra che si sono impegnati al fine di ottenere di poter fare poco o niente in futuro. Oggi coloro che patiscono a causa della cattiva qualità dell’aria hanno ricevuto chiaro e forte il messaggio che la loro sofferenza non è importante. Quello che conta per molti Stati Membri è unicamente di stare accucciati su questo problema fino al 2040, evitando nel frattempo le procedure di infrazione”.

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