“E’ l’inizio di una nuova era di responsabilità climatica a livello globale. Questo aprirà la strada a nuovi casi e, si spera, porterà giustizia per coloro che, pur avendo contribuito meno alla crisi climatica, ne stanno già subendo le conseguenze più gravi. Il messaggio della Corte è chiaro: la produzione, il consumo e la concessione di licenze e sussidi per i combustibili fossili potrebbero costituire violazioni del Diritto Internazionale. Chi inquina deve smettere di emettere e deve pagare per i danni che ha causato”.
Questo il commento di Greenpeace Italia sul parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia in merito agli obblighi degli Stati nella lotta all’emergenza climatica. Prima nel suo genere, la decisione della CIG introduce tutele che rafforzano le responsabilità degli Stati secondo il diritto internazionale, andando oltre l’Accordo di Parigi con diversi obblighi aggiuntivi fondamentali, tra cui il dovere di tutti i Paesi di prevenire danni significativi all’ambiente e il dovere di cooperare.
Il parere della CIG obbliga gli Stati a regolamentare le attività delle imprese in base ai danni causati dalle loro emissioni, indipendentemente da dove tali danni si verifichino. In modo significativo, la Corte ha stabilito che il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile è fondamentale per tutti gli altri diritti umani, e che l’equità intergenerazionale dovrebbe guidare l’interpretazione di tutti gli obblighi in materia di clima.