Crisi plastica, Edo Ronchi: “Bisogna riconoscere il valore ambientale del riciclo”

Il 25 novembre si è tenuto a Roma, presso il Ministero dell'Ambiente il secondo incontro del tavolo di crisi sul riciclo della plastica tra Governo, consorzi e associazioni di filiera. Il 22 dicembre ne è previsto un altro. Abbiamo raggiunto Edo Ronchi per chiedergli qual è la sua visione sulla crisi in corso: "Uno dei temi fondamentali è quello di riconoscere nel prezzo il valore ambientale del riciclo. Quando il costo della plastica vergine è troppo basso la situazione diventa difficile, perché il nostro riciclato ha invece dei costi molti alti"

Crisi plastica Edo Ronchi

Il 25 novembre si è tenuto a Roma, presso il Ministero dell’Ambiente, il secondo incontro del tavolo di crisi sul riciclo della plastica tra Governo, consorzi e associazioni di filiera. Il 22 dicembre ne è previsto un altro. Per adesso le contromisure annunciate dal Mase sono state solo il rafforzamento dei controlli sui materiali alle frontiere e un apertura per il credito d’imposta per favorire la domanda di riciclato. Abbiamo raggiunto Edo Ronchi per chiedergli qual è la sua visione sulla crisi in corso.

Ronchi lei sa qualcosa di più sugli impegni del Mase rispetto a quanto è uscito dall’ultima riunione?

Io sono a conoscenza solamente delle possibili misure sul credito d’imposta e di un discorso sul release energy, cioè la fornitura di energia elettrica rinnovabile a prezzi calmierati. Che io sappia non ci sono altri impegni del Ministero, per ora. Ma le proposte delle associazioni e del Conai sono molto più ampie. Ci sarà un aggiornamento con il Mase il 22 dicembre, vedremo.

Questa crisi arriva da lontano. Si è tardato troppo per tentare di attivare delle contromisure?

Beh sì, perché i segni c’erano già l’anno scorso, ma probabilmente si pensava che la crisi potesse rientrare, anche a livello europeo. Invece quest’anno la situazione è peggiorata ed è diventata urgente. Quindi si poteva intervenire prima d’accordo, ma adesso il tema è l’urgenza dell’intervento e non è semplice, perché bisogna agire sia sulla domanda che sui prezzi.

Ecco i prezzi sono forse sono il problema più complesso, cosa si dovrebbe fare?

Uno dei temi fondamentali è quello di riconoscere nel prezzo il valore ambientale del riciclo. Quando il costo della plastica vergine è troppo basso, per tutta una serie di motivi, la situazione diventa difficile, perché il nostro riciclato ha invece dei costi molti alti. Questo per via dell’energia ma anche per via dei costi degli scarti, che vengono trascurati ma sono costi decisamente alti.

Intende le plastiche che vanno a smaltimento.

Eh sì. Perché quando nell’avvio al riciclo metà delle plastiche recuperate va agli inceneritori si genera un costo importante. Bisognerebbe ridurre la quota non riciclabile o aumentare quella riciclata, però non sono processi rapidi. Inoltre si dovrebbe riversare nel riciclo parte della tassa europea sulle plastiche non riciclate, che ammonta a 80 centesimi al chilo. Si parla di 800 milioni di euro che paga interamente lo Stato. Sarebbe opportuno che una quota di quella, anche solo un quarto, andasse ad integrare il contributo ambientale al riciclo. Potrebbero quindi pagarla produttori e utilizzatori di plastica che però rispondono che pagano già il contributo ambientale Conai, che è vero, ma tanto l’Italia gli 800 milioni sul non riciclato li paga lo stesso, se non si incrementa il riciclo effettivo.

Sarebbe una misura attuabile subito?

Be’ bisognerebbe trovare le coperture e inserirla in legge di bilancio però il tema è fondamentale. Ci girano un po’ intorno perché è complicato, ma comunque non credo che il Governo intenda muoversi in questo senso.

Un altra azione fondamentale sarebbe poi quella di incentivare la richiesta di plastiche riciclate, mettendo insieme tutte le domande che adesso sono sottovalutate. Ad esempio il Pet. Nonostante l’obbligo della quota di Pet riciclato nelle bottiglie scattato quest’anno, questo non è aumentato. Si continua ad usare materia vergine che costa meno ma soprattutto per farlo non è prevista nessuna sanzione. Se invece ci fossero delle multe converrebbe usare materiale riciclato, chiaramente. Discorso simile per i Cam strade (criteri minimi ambientali, ndr). Ci sarebbe una quota di polimeri non pregiati da mettere negli asfalti che potrebbe essere una quota interessante, con un impatto significativo sulle plastiche riciclate e invece non si stanno usando quasi per niente.

E perché?

Sempre per lo stesso motivo. Se quello vergine costa molto meno, perché se devo mettere quello riciclato? Eh ce lo devi mettere per ragioni ambientali, ecco perché ce lo devi mettere.

Si può parlare di un eccesso di offerta del vergine? I controlli alle frontiere potrebbero funzionare?  

Allora, Plastic Europe dice che le plastiche extraeuropee hanno occupato il 20% del mercato Ue. E’ veramente tanto, io non sono rimasto sorpreso. Poi se arriva della plastica vergine dichiarata come riciclata, oppure arriva un riciclato che non rispetta gli standard nostri, che quindi costa meno ma non è garantito nell’origine allora un problema c’è. Per quanto riguarda i controlli doganali non abbiamo precedenti, non saprei se possano funzionare.

C’è il rischio che questa crisi della plastica possa mettere in difficoltà altre filiere?

Ma per adesso pare non ci sia nessun tipo di contaminazione. Forse il multimateriale di alcuni consorzi potrebbe intasare gli spazi di alcune piattaforme. Però direi che ricadute dirette non ce ne sono.

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