“Educazione al cibo e orientamento ai consumi”. Come nascono le linee guida piemontesi sul cibo e i punti salienti del piano operativo

Per capire meglio come sono nate le linee guida della Regione Piemonte legate al cibo e i punti salienti del Piano operativo regionale abbiamo intervistato Tiziana Pia, funzionaria della Regione Piemonte che, dopo aver curato l’elaborazione delle linee guida, si sta occupando della diffusione sul territorio regionale del piano operativo

Per dare una concreta e tangibile attuazione delle politiche europee che riguardano il consumo e la produzione di cibo la Regione Piemonte si è dotata di proprie Linee Guida sull’Educazione al cibo e orientamento ai consumi. Le Linee guida sono il frutto di un’approfondita ricognizione sul territorio regionale ed extra regionale che ha voluto non solo “fotografare” la realtà esistente, ma anche intercettare le esigenze e le problematiche delle comunità locali, oltre che le buone pratiche già in essere. Da queste linee guida prende il via un Piano operativo triennale di interventi sul tema delle Politiche alimentari locali.

Per capire meglio di cosa si tratta, per conoscerne la genesi e le future implicazioni abbiamo raggiunto Tiziana Pia, funzionaria della Regione Piemonte che, dopo aver curato l’elaborazione delle linee guida, si sta occupando della diffusione sul territorio regionale del piano operativo.

Quali sono i punti di forza e le novità delle Linee Guida regionali sull’”Educazione al cibo e orientamento ai consumi”?

Le Linee Guida nascono dopo un accurato lavoro di ricognizione sul territorio regionale, nazionale e in alcuni casi extra nazionale. Abbiamo cominciato questa ricognizione affrontando le tematiche dell’educazione al cibo e orientamento ai consumi ma poco per volta il lavoro si è ampliato fino a diventare una indagine sulle politiche del cibo.

Questo lavoro è stato fatto attraverso il coordinamento di più settori e direzioni della Regione Piemonte attraverso un approccio olistico al tema del cibo provando ad intercettare tutte quelle che sono le sue declinazioni. Quindi non sono l’aspetto meramente produttivo o della valorizzazione delle eccellenze. Siamo andati oltre cercando di osservare i rapporti del cibo con il territorio, con la cultura rurale, la tradizione e anche attraverso la presenza degli ecomusei.

Successivamente ci siamo soffermati sulla comunicazione legata al cibo, un esempio su tutti le fake news su questo argomento. Altri aspetti indagati sono stati quelli della formazione dell’educazione sugli adulti e sui ragazzi soffermandosi sugli studenti che frequentano gli istituti agrari e alberghieri in quanto futuri protagonisti e professionisti del settore.

Ma non dimentichiamoci che il cibo è anche uno strumento di connessione sociale e in questo rientrano tutte le iniziative e le politiche pubbliche di sostegno alimentare alle fasce più deboli.

Il lavoro è stato complesso e ha coinvolto quasi tutti i settori della regione ma non solo. Importante è stato anche il lavoro con i soggetti esterni all’istituzione in fase di raccolta dei dati come, solo per citarne alcuni l’Università di Torino, l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, soggetti del Terzo Settore impegnati sulla tematica cibo e dello spreco alimentare, agricoltori e tutta un serie di stakeholder coinvolti nelle politiche del cibo. La novità principale di queste Linee Guida e il loro punto di forza è l’aver svolto una analisi sul campo, porgendo estrema attenzione al fatto che il cibo connette su di se aspetti sociali, etici, ambientali ed economiche.

A settembre dello scorso anno è stato approvato il Piano operativo triennale di interventi sul tema delle Politiche alimentari locali. In cosa consiste e quali settori coinvolge?

Il Piano Operativo triennale di fatto è la concretizzazione di quello che è emerso dalla nostra ricerca

che ha portato alla stesura delle Linee Guida regionali mettendo nero su bianco, attraverso una analisi svuot i punti di forza, debolezza, le opportunità e gli ostacoli. Proprio attraverso i risultati dell’analisi siamo riusciti a sviluppare dei macro obiettivi e successivamente declinandoli in azioni. A monte però bisogna fare una precisazione ossia che queste azioni da mettere in campo, anche se attinenti, non sono per il momento finanziate dal CSR (il documento che esplicita la strategia regionale per lo sviluppo rurale, ndr).

In questo primo anno si punterà l’attenzione ad azioni di educazione e formazione che nei fatti sono racchiuse in uno dei macro obiettivi del Piano. Per cui il nostro neonato settore, dedicato proprio al coordinamento delle attività sulle politiche del cibo, sta lavorando con quello dell’agricoltura alla definizione di un programma di formazione rivolto agli amministratori e funzionari. In quanto ci siamo resi conto che questi soggetti, e specialmente quelli delle piccole comunità, non hanno molta conoscenza delle tematiche legate al cibo. Questa attività di formazione verrà insieme all’Anci e agli atenei piemontesi. Sempre sul fronte della formazione, proprio in questi giorni, stiamo lavorando a un progetto pilota che riguarderà gli istituti alberghieri e quelli agrari, con l’obiettivo di mettere in connessione gli studenti dei due istituti per far conoscere ad entrambi tutta la filiera del cibo dal campo alla tavola. Farm to fork, per l’appunto.

Altro macro obiettivo è quello legato all’animazione territoriale, e proprio l’incontrò di lunedì 3 aprile a Pinerolo ne è l’esempio. In quanto l’approccio non sarà quello di calare dall’alto un percorso ma l’opposto. Per noi è importante la condivisione, cogliere dei suggerimenti e sopratutto le critiche da parte dei territori e dei cittadini. Anche per questo gli incontri si svolgeranno con la metodologia del focus group, proprio per dare più importanza alle opinioni di chi verrà interessato da questo importante lavoro che il Piemonte sta mettendo in campo.

Quanto il piano messo a punto dalla regione si ispira e ricalca il Green Deal Europeo e la strategia Farm to Fork?

Sì, il nostro lavoro segue e sta nel solco delle politiche europee e non potrebbe essere altrimenti. L’Unione Europea ha messo al centro delle sua attività indicazioni precise relative all’adozione, da parte degli stati membri, di politiche alimentari che tengano conto delle relazioni e delle sinergie che ci sono all’interno del sistema cibo. Parliamo del European Green Deal, della strategia Farm to Fork e della nuova Pac (politica agricola comune, ndr) che nell’obiettivo 9 recita “Migliorare la risposta dell’agricoltura dell’Unione alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute, compresi gli alimenti di qualità elevata, sani e nutrienti prodotti in maniera sostenibile, la riduzione degli sprechi alimentari nonché il miglioramento del benessere degli animali e la lotta alle resistenze agli antimicrobici”. Qui la Comunità europea pone l’accento sul rapporto tra agricoltura e società sottolineando l’importanza di avvicinare l’offerta alimentare alle esigenze delle persone soprattutto un materia di alimentazione e salute. Questo è un passaggio fondamentale verso quello che rappresenta una agricoltura, o meglio un sistema del cibo, sempre più sostenibile e che guarda al futuro.

Dopo quello di Pinerolo di lunedì 3 aprile, quanti e quali appuntamenti sono previsti per promuovere sul territorio il Piano operativo?

Abbiamo cominciato con Cisterna d’Asti a fine dello scorso anno, poi Ivrea e lunedì saremo a Pinerolo. Poi ad Aqui Terme a fine maggio. Il calendario è ancora in via di definizione in quanto l’obiettivo è coprire tutto il territorio regionale prevedendo un minimo di due o tre incontri per provincia. Verranno privilegiate le comunità medio piccole, escludendo di fatto i capoluoghi di provincia, eccetto Biella. Questa modalità ci permetterà di coinvolgere meglio le comunità locali andando ad evitare che l’iniziativa si disperda tra le mille attività e le mille proposte delle grandi città.