
Per il primo mese in asoluto, l’energia solare ha dominato la produzione elettrica europea. A giugno 2025, infatti, il fotovoltaico ha generato il 22,1% dell’elettricità dell’Unione Europea, segnando un nuovo record, secondo un’analisi del think tank energetico globale Ember.
“Le energie rinnovabili a basso costo stanno già contribuendo a far uscire il sistema energetico europeo dalle montagne russe dei prezzi dell’energia fossile. La prossima grande opportunità deriva dall’aggiunta di sistemi di accumulo a batteria e dalla flessibilità necessaria per estendere l’uso dell’energia rinnovabile anche al mattino e alla sera, quando i combustibili fossili determinano ancora prezzi elevati dell’energia”, ha spiegato Chris Rosslowe, analista energetico di Ember.
Il mese di giugno ha visto ben 13 Paesi dell’UE registrare i loro massimi storici nella produzione solare, grazie a un mix di condizioni meteorologiche favorevoli e a un incremento costante della capacità installata negli ultimi anni. Tra i leader del solare spiccano i Paesi Bassi, dove il 40,5% dell’elettricità è arrivato dal sole, e la Grecia, con una quota del 35,1%.
Queste prestazioni hanno aiutato la tenuta del sistema energetico europeo, in particolare durante le ondate di calore che hanno colpito il continente a fine mese. In un contesto di domanda crescente, le rinnovabili si sono confermate una risorsa cruciale.
Anche l’eolico ha contribuito in modo significativo. Il vento ha generato il 16,6% dell’elettricità dell’UE a maggio e il 15,8% a giugno, livelli mai raggiunti in questi mesi. Secondo Ember, è stato il vento costante a sostenere questa impennata.
Il carbone ai minimi storici: solo il 6% della produzione elettrica a giugno
Al contrario, a giugno, il carbone è sceso al minimo storico del 6,1% nella produzione elettrica dell’UE, in netto calo rispetto all’8,8% dello stesso mese nel 2024.
Complessivamente, i combustibili fossili hanno rappresentato appena il 23,6% dell’elettricità europea – poco sopra il minimo record del 22,9% registrato nel maggio 2024.
I due principali produttori europei di carbone, Germania e Polonia, hanno entrambi toccato minimi senza precedenti. Berlino ha generato solo il 12,4% della sua elettricità dal carbone, mentre Varsavia si è fermata al 42,9%. Numeri in netto contrasto con il passato.
Altri quattro Paesi hanno toccato il fondo storico nella produzione di elettricità da carbone: la Repubblica Ceca con il 17,9%, la Bulgaria con il 16,7%, la Danimarca con il 3,3% e la Spagna, ormai vicinissima al phase-out definitivo, con appena lo 0,6%.
La tendenza è chiara: dieci Stati membri non hanno prodotto nemmeno un kilowattora da carbone a giugno. L’Irlanda ha spento la sua ultima centrale a carbone il 20 giugno, mentre Spagna e Slovacchia hanno già fissato le date per l’uscita definitiva dal combustibile fossile entro la fine del 2025.