Extinction rebellion, maxi striscione a Torino: “Non è caldo è crisi climatica”

Martedì 15 luglio due persone si sono appese e hanno calato uno striscione dal ponte Vittorio Emanuele I, con scritto “38°C a giugno: non è caldo è crisi climatica”, mentre altre distribuivano ventagli lungo i Murazzi del Po. Un’azione "per denunciare la cecità della politica". "Mentre per settimane non abbiamo fatto che parlare di caldo - spiega Elsa, una delle persone sul posto - il Governo, per bocca del ministro Schillaci, negava la gravità della situazione. E senza un’informazione corretta, l’emergenza caldo diventa emergenza democratica"

Nuova azione di Extinction Rebellion a Torino. Martedì 15 luglio due persone si sono appese e hanno calato uno striscione dal ponte Vittorio Emanuele I, con scritto “38°C a giugno: non è caldo è crisi climatica”, mentre altre distribuivano ventagli lungo i Murazzi del Po. Un’azione “per denunciare la cecità della politica”.

“Mentre per settimane non abbiamo fatto che parlare di caldo – spiega Elsa, una delle persone sul posto – il Governo, per bocca del ministro Schillaci, negava la gravità della situazione. E senza un’informazione corretta, l’emergenza caldo diventa emergenza democratica. I ventagli sono per alcune persone l’unica difesa contro questo caldo estremo, perché non tutti possono permettersi il condizionatore o di andare a rinfrescarsi nella seconda casa. Per contrastare l’emergenza climatica servono misure collettive e sistemiche”.

!L’ondata di calore che ha attanagliato l’Italia e l’Europa nelle scorse settimane ha registrato nuovi tristi record, sottolinea Extinction Rebellion in una nota – legati all’eccezionalità di essere arrivata ad estate appena iniziata. Mentre a Torino si registravano temperature di 3°C sopra la media dell’ultimo trentennio e molte notti consecutive non scendevano sotto i 23 gradi, le così dette notti tropicali, lo zero termico superava per la prima volta la quota dei 5000 metri a giugno, lasciando l’intero arco alpino in balia della fusione dei ghiacci”.

Eventi resi più probabili e frequenti dalla crisi climatica, e più mortali: uno studio pubblicato negli scorsi giorni stima che il riscaldamento globale abbiano causato oltre due terzi dei 2.300 morti in Europa per questa ondata di calore, con Milano la città più colpita. “Nonostante queste evidenze, il ministro della Salute, Orazio Schillaci ha dichiarato: dai dati che abbiamo, che sono per il momento parziali, rispetto agli anni precedenti non stiamo notando un’aumentata mortalità”.

“Il caldo soffocante ha portato a disagi ulteriori per la popolazione – continua ER – Dai continui black out a Torino, causati dal surriscaldamento della rete elettrica e dall’aumento della richiesta di energia per l’utilizzo dei condizionatori, che hanno portato a ingenti perdite economiche. Fino all’esondazione del Rio Fejus che, gonfiato dalle intense piogge alimentate dalle temperature estreme, ha riempito Bardonecchia di fango e reso le strade inagibili, causando un morto.

“Le misure emergenziali non bastano – dichiara Alessandro di Extinction Rebellion – non possiamo accettare di vivere in costante crisi, dobbiamo pretendere dalla nostra classe politica che vengano messe in atto tutte le misure necessarie per mitigare e fermare la crisi. Esiste la scelta di non arrendersi. Mentre il Governo destina 31 miliardi alle spese militari e solo mezzo miliardo al contrasto ai cambiamenti climatici, la Regione segue a ruota con queste priorità. Di quale sicurezza stiamo parlando?”.

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