Giornata mondiale del Suolo, Wwf Italia: serve un cambio di rotta

In occasione della Giornata mondiale del Suolo del 5 dicembre, Wwf Italia commenta i gravi numeri del consumo di suolo in Italia, pubblicati nel report 2025 del Sistema nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente e dell'Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale: in Italia nel 2024 sono stati cementificati oltre 78 km², con un impatto diretto su biodiversità, servizi ecosistemici e comunità. Alessandra Prampolini, direttrice generale di Wwf Italia: "Serve una legge chiara per fermare l’ulteriore artificializzazione e, parallelamente, rigenerare e rinaturalizzare i contesti più degradati"

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@Luca Scudiero - Wwf

Secondo Wwf Italia, serve un cambio di rotta immediato: in occasione della Giornata mondiale del Suolo del 5 dicembre, l’associazione richiama l’attenzione su una delle emergenze ambientali più gravi e sottovalutate, il consumo di suolo, commentando i dati pubblicati nel report  “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” del Sistema nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (Snpa) e dell’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (Ispra): nel 2024 sono stati trasformati in superfici artificiali quasi 84 km², con un consumo netto superiore a 78 km², il valore più alto dell’ultimo decennio, e un incremento del 15,6% rispetto al 2023. Oggi le coperture artificiali occupano oltre 21.500 km², pari al 7,17% del territorio nazionale, contro una media europea del 4,4%.

Wwf Italia spiega che il suolo non è solo il supporto fisico della vita sulla Terra, ma un fondamentale serbatoio di biodiversità, un regolatore del ciclo dell’acqua e la prima linea di difesa contro erosione, alluvioni e siccità. Consumare suolo equivale a smantellare un’“infrastruttura” naturale fondamentale per la nostra sopravvivenza. Quando il terreno viene coperto da cemento o asfalto, cessa di svolgere funzioni dalle quali dipendiamo ogni giorno. Un suolo impermeabilizzato non trattiene più l’acqua, amplificando allagamenti e alluvioni, non cattura carbonio, contribuendo all’accumulo di gas serra e al riscaldamento globale, non può più essere coltivato, riducendo la capacità del Paese di produrre cibo, non ospita più organismi viventi, impoverendo la rete ecologica che sostiene la vita.

La frammentazione che deriva dalla cementificazione ha anche un diretto impatto sullo status di diverse popolazioni di specie selvatiche (dai grandi mammiferi fino agli impollinatori), riducendo la diversità genetica e rendendo più fragile l’intero sistema naturale da cui anche l’agricoltura e le comunità umane dipendono.

Un Paese sempre più fragile

Il ritmo di consumo di suolo in Italia è impressionante: circa 20 ettari al giorno vengono cementificati. Le zone costiere e pianeggianti sono le più colpite, aggravando l’erosione e la perdita di habitat dunali. Oltre il 42% del territorio presenta oggi livelli elevati di frammentazione ecologica, mentre nelle città il fenomeno delle isole di calore fa registrare differenze termiche superiori ai 10°C rispetto alle aree rurali. Il ruolo del verde urbano in questo è fondamentale, dato che nei quartieri dove la copertura arborea supera la soglia del 50% le temperature possono ridursi fino a oltre 2°C.

Negli ultimi anni il consumo di suolo ha colpito anche le aree protette italiane, sebbene il tasso di perdita sia di quasi dieci volte inferiore rispetto alla media nazionale. Questo conferma il ruolo delle aree protette come “casseforti del suolo”, dove la pressione antropica è più contenuta e gli ecosistemi conservano una maggiore capacità di rigenerazione. Tuttavia, nemmeno le aree protette sono al riparo: nel 2024 si sono persi 81 ettari, con un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. La rete Natura 2000 mostra tendenze analoghe: le nuove superfici artificiali ammontano a 192,6 ettari (+14% rispetto allo scorso anno).

Le soluzioni: prevenzione e ripristino

I numeri mostrano che, pur costituendo il presidio più efficace contro la perdita di suolo, le aree protette hanno bisogno di una gestione più robusta ed efficace. Rafforzarne l’estensione, la tutela e il coordinamento diventa essenziale per garantire che continuino a svolgere il loro ruolo di barriera contro la frammentazione ecologica e il dissesto idrogeologico. In questo senso, l’obiettivo globale del 30×30 rappresenta una scelta strategica: ampliare, connettere e gestire meglio le aree protette è una condizione imprescindibile per preservare il suolo, la biodiversità e la resilienza climatica del Paese. 

“Il consumo di suolo è la vera emergenza del nostro paese e deve diventare una priorità strategica non più rinviabile – afferma Alessandra Prampolini, direttrice generale di Wwf Italia -. Il nostro Paese sta vivendo un’accelerazione delle trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali che mette a rischio ecosistemi, sicurezza dei territori e qualità della vita. Serve una legge chiara per fermare l’ulteriore artificializzazione e, parallelamente, rigenerare e rinaturalizzare i contesti più degradati”.

Le priorità secondo Wwf Italia

Per Wwf Italia è dunque prioritario approvare una legge quadro sul consumo del suolo di cui si discute da moltissimi anni per prevenire nuove impermeabilizzazioni, privilegiando il riuso e la rigenerazione del territorio già cementificato: una legge basata sulla logica del “Bilancio zero del consumo di suolo” che promuova, anche attraverso strumenti urbanistici comunali rinnovati, il recupero – ai fini dell’adattamento climatico – dei suoli degradati o sottoutilizzati e che consenta nuove urbanizzazioni solo in caso di documentata insufficienza del riuso di aree ed edifici dismessi.

È necessario anche dare attuazione alla Direttiva europea 2025/2360 sul monitoraggio e la resilienza del suolo, pubblicata il 26 novembre scorso, che punta a costruire un quadro comune per il monitoraggio della salute del suolo in Europa con l’obiettivo di migliorare la resilienza del suolo attraverso la sua gestione sostenibile, il contrasto al consumo di suolo e la gestione dei siti contaminati.

Resta di fondamentale importanza, secondo Wwf Italia, ripristinare i territori e gli ecosistemi degradati, a partire dalle aree urbane, periurbane e costiere, dove il potenziale di recupero ecologico e di riduzione dei rischi è massimo. Ma non solo: bisogna rafforzare la resilienza del Paese: fermare il consumo di suolo significa anche mitigare gli impatti degli eventi climatici estremi e contenere fenomeni già critici oggi, come il dissesto idrogeologico, le ondate di calore, l’inquinamento e la perdita di biodiversità.

È necessario infine implementare quanto previsto a livello europeo dalla Nature Restoration Regulation. Questo regolamento è uno strumento decisivo nella lotta al consumo di suolo perché introduce, per la prima volta, obiettivi giuridicamente vincolanti di ripristino degli ecosistemi terrestri, agricoli e urbani. La legge obbliga gli Stati membri a intervenire per riportare aree degradate a uno stato di salute ecologica misurabile. Alcune misure spingono gli ecosistemi urbani verso la rigenerazione e la de-impermeabilizzazione, al posto di nuove espansioni. In questo modo, la Restoration Law non solo riduce la pressione su suoli ancora integri, ma attiva anche un circolo virtuoso in cui la rinaturalizzazione diventa un’alternativa concreta alla nuova artificializzazione, favorendo un modello di pianificazione territoriale più sostenibile.

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