In Europa il 22% dell’energia consumata nel 2021 proviene da fonti rinnovabili

Dai dati Eurostat rispetto all’anno precedente c’è stata una diminuzione dello 0,3% e risulta una quota ancora troppo bassa rispetto all’obiettivo del 32% fissato dalla direttiva d2018/2001 sulla promozione delle energie rinnovabili, ulteriormente aumentato nel 2021 del 45% per il 2022. La Svezia è al primo posto con oltre la metà della sua energia da fonti rinnovabili nel suo consumo finale lordo di energia

energie rinnovabili
Foto di Ed White da Pixabay

La quota del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili a livello dell’UE ha raggiunto il 21,8% nel 2021. Rispetto al 2020, si tratta di una diminuzione dello 0,3 %, la prima diminuzione mai registrata.

Considerando l’obiettivo UE attualmente fissato per il 2030 del 32% dalla direttiva 2018/2001 dell’11 dicembre 2018 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, la quota del 21,8% registrata per il 2021 è ancora ben al di sotto. Pertanto, i paesi devono intensificare gli sforzi per rimanere al di sopra della linea di base stabilita nel regolamento (UE) 2018/1999 sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima e per conformarsi alla traiettoria dell’UE richiesta. Ciò è tanto più vero se si tiene conto del fatto che nel 2021 la Commissione ha pubblicato la sua proposta di modifica della direttiva sulle energie rinnovabili, in cui mira ad aumentare tale obiettivo al 40%, con il piano REPowerEU nel 2022 che aumenta ulteriormente tale obiettivo al 45%.

La Svezia ha ancora la più alta quota di energia da fonti rinnovabili  

Con oltre la metà della sua energia da fonti rinnovabili nel suo consumo finale lordo di energia, la Svezia (62,6%, basata principalmente su un mix di biomassa, idroelettrica, eolica, pompe di calore e biocarburanti liquidi) ha avuto di gran lunga la quota più elevata tra gli Stati membri dell’UE nel 2021, davanti alla Finlandia (43,1%) e alla Lettonia (42,1%) (entrambe utilizzano principalmente biomassa e idroelettrico), Estonia (37,6%, basandosi principalmente su biomassa ed eolico), Austria (36,4%, principalmente idroelettrico e biomassa) e Danimarca (34,7%, principalmente biomassa ed eolico).

Set di dati di origine: nrg_ind_ren 


Più della metà degli Stati membri dell’UE é al di sotto della media UE In totale, 15 dei 27 Stati membri dell’UE hanno segnalato quote inferiori alla media UE nel 2021 (Belgio, Bulgaria, Cechia, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia).

Le percentuali più basse di energie rinnovabili sono state registrate in Lussemburgo (11,7%), Malta (12,2%), Paesi Bassi (12,3%), Irlanda (12,5%) e Belgio (13,0%).

Oltre all’effetto che la revoca delle restrizioni COVID-19 nel 2021 ha avuto sull’aumento del consumo energetico, che ha ridotto la quota di energie rinnovabili (nonostante un aumento della produzione di energia rinnovabile in termini assoluti rispetto al 2020), anche un cambiamento di metodologia aiuta a spiegare questo sviluppo.

NOTE METODOLOGICHE

I dati fino al 2020 sono calcolati sulla base della direttiva 2009/28/CE (RED I), mentre i dati per il 2021 seguono la DIRETTIVA (UE) 2018/2001 dell’11 dicembre 2018 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (DER II). A causa del cambiamento della base giuridica, si verifica un’interruzione della serie tra il 2020 e il 2021. I lettori sono incoraggiati ad analizzare le differenze tra le due direttive (DER I e RED II), il settore dell’energia e tutte le specificità nazionali prima di trarre conclusioni dal confronto dell’anno 2021 con le serie temporali precedenti. Il manuale SHARES fornisce dettagli sulla metodologia utilizzata per il calcolo della quota di energie rinnovabili.