Kappa Futur Festival, il paradiso della plastica monouso che prova ad essere sostenibile

Ogni anno il Kappa spinge l’asticella più in alto in fatto di sostenibilità ma rimane inchiodato all’uso massivo di plastica monouso perdendo l’occasione di diventare il punto di riferimento di tutto il settore degli eventi musicali in Italia e non solo. Ma quest’anno grazie alla partnership con Coripet qualcosa si muove

Il main stage del Kappa Future Festival dell'edizione 2023

Ritorniamo al Kappa Futur Festival ben volentieri per osservare come uno dei principali festival italiani di musica elettronica evolve verso la sostenibilità ambientale.

Come sempre non è compito di questo notiziario valutare la qualità degli artisti e dello spettacolo preparato per le oltre 90 mila persone che quest’anno hanno scelto Torino per divertirsi, ma come sempre non possiamo che ammettere – da spettatori che da più di un quarto di secolo bazzicano il genere – che la festa non ha tradito le attese, spettacolare come sempre. Forse Fatboy Slim… ma lasciamo perdere, rimane un monumento.

Quello che più interessa raccontare è la sostenibilità dell’evento e una premessa è doverosa altrimenti si rischia di far confusione. In Italia non c’è nessuna legge che impone e obbliga al rispetto di uno standard minimo in fatto di sostenibilità degli eventi e soprattutto dei grandi eventi. Ci sono alcune norme e regolamenti che a vari livelli, dai ministeri alle amministrazioni comunali, premiano e spingono verso scelte sostenibili. A onor del vero dal dicembre 2022 è in vigore il CAM Eventi ma con piccoli accorgimenti è facile aggirarlo. Quindi tutte le azioni sono demandate alla coscienza, alla sensibilità e al buon senso degli organizzatori o, alla peggio, al greenwashing degli sponsor (purtroppo è così, nda). Probabilmente l’unico obbligo che Kappa Futur Festival ha nei confronti della Città di Torino e in base al regolamento della stessa, è l’obbligo della raccolta differenziata. Ma andiamo con ordine.

Le scelte intraprese dal Kappa agiscono su vari livelli. Dalla riduzione dei consumi attraverso generatori più performanti (meno emissioni e minori consumi), pannelli fotovoltaici al servizio degli uffici stipati nei container, fino all’uso massiccio dei led per l’impianto luci (non solo del palco). Senza dimenticare che i materiali con cui sono fatti gli allestimenti del KFF sono al 90%, come dichiarano gli organizzatori, riusati e riutilizzabili.

Altro aspetto è la mobilità. Quello che ha colpito davvero non è stato il fatto che gli spostamenti, da e per il Parco Dora, dei 100 artisti (e amici al seguito) sono stati realizzati con mezzi elettrici (questo è marketing, e ha un impatto davvero impercettibile nella città dove la qualità dell’aria è tra le peggiori d’Italia), ma quello che ha impressionato e che ha di conseguenza un impatto significativo, è vedere che la stragrande maggioranza degli oltre 90 mila partecipanti si sia mossa con mezzi pubblici e o con quelli in sharing (dai monopattini alle bici passando per scooter e auto) mettendo seriamente sotto pressione le infrastrutture cittadine dedicate, e questo dovrebbe far riflettere gli amministratori.

Ma veniamo al tema che più ci affascina, ovvero quello della gestioni rifiuti. Come da tradizione il simbolo del Kappa Futur Festival è l’uso massivo di plastica monouso. Dove ti giri e rigiri c’è plastica monouso. Dal bicchiere della birra (che ad onor del vero è in plastica riciclata fino all’80%, ma solo quello perché quello dei cocktail no o non è dichiarato) fino alle bottigliette d’acqua. Ovviamente l’organizzazione è cosciente di questo e giustamente attua le adeguate contromisure. Questo è il caso di Trashed, il recycling store del festival, ovvero un sistema che permette agli avventori del festival di raccogliere direttamente bicchieri e bottiglie dal suolo (o comunque abbandonati in giro) e consegnale a simpatici ragazzi che, in base a quanti rifiuti riporti, ti premiano. Ogni 20 pezzi una bottiglietta d’acqua fresca, fino ad arrivare ai migliaia di pezzi raccolti per vincere un biglietto per la prossima edizione passando per canotte, magliette e altri gadget.

L’iniziativa funziona e forse anche grazie al combinato disposto che vede le bottigliette d’acqua costare 3 €. Tutto legittimo ci mancherebbe, questo è il capitalismo.

Al recycling store si aggiunge il progetto Art of Recycling che coinvolge artisti di tutte le discipline per trasformare i bidoni della raccolta differenziata in opere d’arte che verranno donate alle scuole della provincia. Quest’anno ci saranno 8 bidoni in più e ciò significa che 8 nuove scuole riceveranno in dono questa opera d’arte, con l’obiettivo di far riflettere ancora di più i ragazzi e tutto il mondo il della scuola sulla corretta gestione dei rifiuti e più in generale sulla crisi climatica che stiamo vivendo.

E poi c’è il POSTed Studio che unisce designer professionisti e persone attente ai temi sociali e ambientali per creare Poster d’impatto con messaggi sulle più importanti sfide del nostro mondo. Al Kappa abbiamo visto molti ragazzi, sopratutto francesi e tedeschi, porre il tema della plastica monouso e la contraddizione tra quello che si dovrebbe fare (ovvero limitarla il più possibile ed eliminarla dove si può) e quello messo in pratica dal festival. Stimoli che sicuramente faranno riflette.

Però a parte le azioni di recupero della plastica e le lodevoli iniziative di sensibilizzazione. osservando all’interno dei cassonetti (ma anche dall’esterno in alcuni casi era evidente) abbiamo trovato davvero di tutto, per il semplice fatto che non c’era nessuna attenzione alla raccolta differenziata (o così ci è sembrato). Nei grandi contenitori per la raccolta dei rifiuti i flussi si mescolavano. Quelli delle cucine finivano nello stesso cassonetto usato dal bar e dagli avventori con il risultato che se qualche minima separazione veniva fatta a monte appena riempito e gettato il sacco era subito vanificata. Speriamo che quello osservato durante la giornata di sabato sia stato una eccezione dovuta allimpressionante afflusso di dancer.

Ma a salvare la situazione ci ha pensato Coripet, il consorzio volontario per il riciclo del Pet, che si occuperà di avviare a riciclo tutte le bottigliette in plastica monouso che gli avventori avranno raccolto durante la tre giorni di musica, e con il progetto “bottle to bottle” trasformerà il tutto in rPet per creare nuove bottiglie. Di fatto portando il Kappa Futur Festival ad un nuovo traguardo diventando il primo grande evento italiano ad effettuare una raccolta selettiva del Pet.

Degna di nota invece è la presenza di This Unique, una giovane start up italiana che promuove la commercializzazione di assorbenti fatti in bioplastica compostabile e cotone organico, e prodotti in Italia. Un prodotto dal duplice risvolto, da un lato quello ambientale e dall’altro quello di continuare la giusta battaglia contro il tabù sulle mestruazioni e “per abbattere lo stigma e la vergogna che circonda il ciclo mestruale e sfidare gli atteggiamenti negativi che ancora esistono”.

Insomma dal Kappa Futur Festival ci aspettavamo iniziative più d’impatto, scelte più radicali per mitigare l’impronta ambientale dei grandi eventi. Ovviamente gli organizzatori non sono insensibili al tema, tutt’altro e danno il loro contributo alzando ogni anno l’asticella un pochino di più. Così facendo però il festival perde l’occasione di diventare il punto di riferimento di tutto il settore degli eventi musicali in Italia (e non solo) in fatto di sostenibilità.

Chiudiamo con una battuta detta da un “veterano” conosciuto al Boom Festival moltissimi anni fa e che vuole rimanere anonimo: “Se può essere complicato realizzare delle compost toilet per migliaia di persone, lasciateci almeno due turet aperti che poi le borracce ce le compriamo lo stesso”.