Legambiente: “Grazie alle Città 30 più sicurezza e vivibilità”

"Sulle "Città 30" e sul caso di Bologna, che dal 16 gennaio è diventato il primo grande comune italiano a implementare il limite di velocità di 30 km/h in gran parte delle strade, si è generato un considerevole fermento di notizie false e disinformazione" scrive in una nota l'associazione ambientalista, che ha fatto quindi un'analisi della situazione al fine di fare luce su alcune che stanno circolando

Legambiente:

“Le polemiche di questi giorni accompagnate anche da tante fake news sono del tutto sterili e lasciano il tempo che trovano, così come ci lascia sgomenti la posizione presa dal Ministero delle infrastrutture e dei in merito al tema città 30”, commenta Legambiente in una nota.

“I dati parlano chiaroprosegue l’associazione – e dicono che sulle strade italiane si verifica un decesso ogni tre ore e un ferito ogni 2,5 minuti, con il 50% delle vittime costituito da pedoni e ciclisti. Questa situazione rappresenta un’emergenza di livello rosso che richiede un intervento immediato”.

Nella nota viene spiegato che, “il concetto delle Città 30 rappresenta una rivoluzione significativa, ponendo al centro la riduzione della velocità. Questa iniziativa deve essere supportata da campagne informative e di sensibilizzazione, evitando la diffusione di notizie false, come purtroppo sta accadendo”.

Legambiente prosegue sostenendo che, il progetto di Bologna Città 30, non si limita semplicemente a ridurre la velocità, ma costituisce un cambiamento fondamentale a favore di una migliore qualità della vita nelle nostre città. Si tratta di un intervento ampio e complesso, che coinvolge aspetti infrastrutturali e culturali.

“Gli obiettivi sono importanti e non più rimandabili – spiega l’associazione ambientalista – la salvaguardia della vita delle persone e l’azzeramento delle morti in strada nelle aree urbane, l’integrazione tra le diverse modalità di trasporto, il rispetto degli impegni climatici, una migliore qualità dell’aria, la significativa fluidificazione del traffico e la riqualificazione dell’ambiente urbano mediante la restituzione di spazio pubblico alle persone migliorando la loro vivibilità, sicurezza e socialità”.

Nella nota vengono fatti alcuni esempi di questo modello di mobilità che ha portato risultati positivi nelle grandi città europee di Bruxelles, Valencia, Oslo, Grenoble, Helsinki e che “consente all’Italia di recuperare i ritardi europei rispetto alla scarsa sicurezza stradale e la tutela degli utenti più vulnerabili”.

Vediamo punto per punti su cui ha voluto fare chiarezza Legambiente:

  • Per la sicurezza stradale a 30 o a 50 km è la stessa cosa in termini di sicurezza stradale: FALSO. A livello scientifico è stata stabilita come regola quella dei 30 km/h perché è un limite che, senza rallentare la circolazione, diminuisce drasticamente le percentuali di rischio di mortalità: a 30 km/h la mortalità è praticamente residuale e avviene soltanto in meno del 10% dei casi in cui l’impatto equivale a una caduta dal primo piano, mentre già a 50 km/h la collisione coincide con una caduta dal terzo piano e la probabilità di un Incidente mortale cresce oltre il 50%
  • A 30 km/h si impiega più tempo a spostarsi: FALSO. In realtà la velocità media di spostamento in ambito urbano è già oggi molto bassa e non supera mai i 30 km/h. In Europa si va dai 19 km/h di Londra e Berlino ai 26 km/h di Varsavia. In Italia, caratterizzata dal più elevato numero di auto pro-capite d’Europa, i centri urbani sono intasati e le medie di percorrenza sono tra le più basse e comunque ben al di sotto di 30 km/h13. A Bologna, in particolare, secondo
  • A 30 km/h si inquina di più: I motori benzina e diesel consumano di più e inquinano molto di più sotto sforzo, quindi in fase di accelerazione e decelerazione, oppure a velocità elevate (resistenza dell’aria). Molto dipende dai comportamenti di guida: “bruciare” i semafori per poi finire in un ingorgo di traffico, fa guadagnare solo qualche secondo. Ecco perché una velocità massima inferiore, specie nelle vie frequentate da pedoni e ciclisti, favorisce un flusso di traffico più uniforme, sicuro e un po’ meno inquinamento
  • Con la città 30, sostiene il Ministro Salvini, “i problemi (soprattutto per i lavoratori) rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale”: Come per tutti, anche per i lavoratori, le strade sono pericolose, tanto che nel 2022 l’INAIL ha accertato 12.361 incidenti in itinere, di cui ben 9 mortali. Il Piano Nazionale Sicurezza Stradale del MIT sostiene che “dove ci possono essere impatti che coinvolgono veicoli e pedoni, la velocità dovrebbe essere limitata a 30 km/h”, lasciando il limite di 50 km/h alle strade a scorrimento veloce. Non esiste nessun documento governativo che accerti i “problemi” derivanti dalla limitazione della velocità in città.
  • Per salvare vite basta inasprire pene per chi abusa di sostanze e alcool: Se è statisticamente accertato che nel 55% dei casi mortali nelle città, teatro del 73% delle incidenti, le cause sono l’eccesso di velocità, la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti e la guida distratta è quindi conseguente stabilire che per ridurre questo rischio sia necessario un provvedimento generale che diminuisca il rischio di mortalità e che il più efficace e diffuso sia quello di abbassare il limite generale di velocità. Inoltre, se si vuol puntare sull’inasprimento delle pene come deterrente, sarebbe più efficace inasprire le pene minime e non quelle massime, meccanismo che, peraltro, ha dimostrato scarsa efficacia