Legambiente Puglia: proposte concrete contro la decarbonizzazione e in favore delle rinnovabili

Dall’assemblea dei circoli locali di Legambiente è emersa la definizione di una linea chiara associativa e soprattutto delle proposte concrete che puntano ad ottenere una effettiva decarbonizzazione regionale (cioè l’uscita da tutti i combustibili fossili, compreso il metano) e una spinta forte in favore delle fonti energetiche rinnovabili e dell’efficientamento e del risparmio energetico. "Una vera visione di una Puglia che guarda ad un #FUTURORINNOVABILE"

Una veduta della centrale termoelettrica Federico II di Cerano (Brindisi) in una foto del 27 maggio 2017. ANSA/ ANDREA GIANNETTI

Legambiente Puglia, dopo una lunga e condivisa discussione interna che ha messo a fuoco la questione energetica nel suo complesso, a partire ovviamente dalla pesante presenza di impianti termoelettrici alimentati a carbone e gas in Puglia, ha definito “una linea chiara associativa e soprattutto proposte concrete che puntano ad ottenere una effettiva decarbonizzazione (cioè l’uscita da tutti i combustibili fossili, compreso il metano) e una spinta forte in favore delle fonti energetiche rinnovabili e dell’efficientamento e del risparmio energetico. Una vera visione di una Puglia che guarda ad un #FITURORINNOVABILE”.

Scrive l’associazione: “L’intervento di Terna, che ha portato il 21 febbraio all’asta per l’assegnazione delle quote del Capacity Market e ai conseguenti finanziamenti, escludendo nuovi impianti a turbogas, ha attestato che non vi è alcuna giustificazione tecnica a sostegno dei nuovi impianti a turbogas. Così anche ENEL ha rinunciato ai progetti di nuove centrali alimentate a metano e ha deciso di costruire a Brindisi, a Civitavecchia e a La Spezia nuovi poli energetici delle rinnovabili”.

E ancora: “La devastante invasione russa dell’Ucraina ha fatto scatenare vergognose speculazioni e veri e propri atti di sciacallaggio sul prezzo del gas e di altre materie prime. E proprio in questi giorni abbiamo assistito ad una serie di annunci, provvedimenti governativi e di prese di posizione che francamente sconcertano: il potenziamento dell’esercizio a carbone delle centrali termoelettriche di Brindisi e Civitavecchia, la costruzione di tre nuovi rigassificatori e l’acquisto di due rigassificatori galleggianti che si vorrebbero posizionare proprio davanti Brindisi o Taranto, il raddoppio della Tap e la costruzione del Poseidon. Un futuro veramente poco rinnovabile e che non va verso l’autonomia energetica”.

Oggi l’Italia consuma all’anno circa 75 mld di metri cubi di metano, di cui circa 30 giungono dalla Russia. Le soluzioni alternative non stanno nei giacimenti sul suolo e nel mare italiani e non stanno nei rigassificatori o nel creare dipendenza da paesi non certo democratici quali l’Azerbaijan ma nelle fonti rinnovabili che, secondo i piani del governo, avrebbero dovuto garantire 8 GW all’anno e non i miseri 0,8 GW attuali per garantire gli obiettivi al 2030. Elettricità Futura, organizzazione di Confindustria a cui aderiscono le società che operano nel settore delle rinnovabili, ha recentemente affermato che è pronta a realizzare impianti da fonti rinnovabili, pari a 20 GW all’anno per i prossimi 3 anni, tagliando il consumo di gas metano di 15 mld di metri cubi all’anno, ovvero annullare in due anni la dipendenza dal gas russo.

“Nell’Italia del sole e del vento, le rinnovabili faticano a decollare a causa di una burocrazia ingarbugliata e farraginosa, ma anche per i blocchi posti da Amministrazioni locali e regionali, da comitati Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato) senza dimenticare il ruolo del Ministero della Cultura e delle Sovrintendenze. A metterle sotto scacco sono normative obsolete, la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni, la discrezionalità nelle procedure di Valutazione di impatto ambientale, blocchi da parte delle sovrintendenze, norme regionali disomogenee tra loro a cui si aggiungono contenziosi tra istituzioni”.

“In Puglia questi ‘ostacoli’ ricorrenti hanno bloccato l’avanzamento della realizzazione dell’impianto eolico offshore di Taranto, proposto nel 2008 a ridosso del porto della città e che vede l’avvio dei lavori dopo ben 14 anni di opposizioni, prima da parte della Regione, del Comune e della Sovrintendenza. Sono 396, in tutta la regione, i progetti di impianti di energia da fonti rinnovabili in esame tra piccoli e grandi, in zone marginali e non (alcuni dei quali anche in zone agricole). Tra questi, quelli in aree SIN (Sito d’Interesse Nazionale) che risultano attualmente bloccati per via della mancanza delle analisi di rischio sui terreni agricoli interessati, come ad esempio succede a Brindisi”.

“Sono tanti i falsi miti che circolano in Puglia in merito a questo tema ed è per questo che basta vedere i dati nel dettaglio per far decadere tutto. Nel 2020, infatti, la produzione totale di energia lorda della Puglia è di 29.543 GWh di cui: 20.987 (70,7 %) da Termoelettrico e di 8650 GWh (29,3) di energia rinnovabile (eolico, fotovoltaico e idro).  Di questo la Puglia consuma per le proprie attività abitative ed economiche 17.210 GWh con Superi (+) della produzione rispetto alla richiesta pari a +11.098,2 GWh. Ma se da questo togliessimo i 20.987 GWh del Termoelettrico vediamo come i conti non quadrano e la Puglia è ben lontana da coprire il proprio fabbisogno energetico regionale solo con le rinnovabili. Ancor più lontana nel contribuire al fabbisogno dell’Italia, in particolar modo del Centro Nord che può vantare meno sole e vento rispetto al Sud”.

Proteste e cariche della polizia per fermare i tafferugli davanti al cantiere Tap, il gasdotto dell’Adriatico a Melendugno, in Puglia, in una foto d’archivio del 28 ottobre 2017. ANSA/ CLAUDIO LONGO

“In Puglia, inoltre, esistono normative datate che non tengono conto dell’evoluzione dello sviluppo tecnologico attuale negando di conseguenza qualsiasi novità legata ai vantaggi dei sistemi rinnovabili. Il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) del 08.06.2007, è lo strumento di riferimento di programmazione e indirizzo in campo energetico della Regione Puglia, ma ormai è talmente datato che viene praticamente citato solo per completare il quadro normativo”.

Cosa chiede quindi Legambiente Puglia?

• La Regione Puglia approvi rapidamente un nuovo piano energetico che abbia al centro le fonti rinnovabili così da consentire la rapida uscita dalla dipendenza del termoelettrico della regione e che si assuma la responsabilità nell’individuare le aree idonee e non idonee.

• Siano promosse le Comunità Energetiche e Solidali e le comunità energetiche agricole;

· Si devono sbloccare i progetti fattibili delle rinnovabili ancora fermi ed in attesa di autorizzazione finale, con correttivi progettuali laddove necessario, per garantire in tempi veloci la realizzazione di nuovi impianti eolici, agrivoltaici che permettono l’integrazione delle produzioni agricole con quella elettrica, sui tetti pubblici e privati.

• I progetti di impianti eolici offshore in Adriatico presentati al Ministero per la Transizione Ecologica, non siano sottoposti a procedura semplificata e a giudizio di compatibilità ambientale, ma a preventivo studio di fattibilità (e relativo dibattito pubblico) che esamini le diverse opzioni e alternative e gli impatti ambientali diretti ed indiretti.

• Che sia realmente utilizzata la legge regionale n. 28 del 13 luglio 2017 (Legge sulla Partecipazione) soprattutto in questa fase fondamentale per il nostro paese nella realizzazione dei progetti da fonti rinnovabili ed evitare effetti Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato).

• Si programmino nuove centrali fotovoltaiche in aree SIN ed industriali;

• La Puglia conta bene 2.522 cave dismesse o abbandonate e, La Regione Puglia conta sulla L.R. 22/2019 che ne prevede il recupero, effettuato dai Comuni utilizzando gli oneri di cava. Queste aree sarebbero luoghi ideali per lo sviluppo di progetti fotovoltaici.

• In tutte le aree industriali e commerciali pugliesi si realizzino impianti da fonti rinnovabili per renderle autonome e capaci anche di immettere in rete il surplus di energia elettrica prodotta;

• Sia garantito l’ammodernamento e l’efficientamento energetico delle linee elettriche e nel trasporto su rotaia e siano sostituiti i carburanti da fonti fossili in mezzi pubblici;

• Si sostengano imprese esistenti e nuove nei settori della ricerca, della componentistica e dello smaltimento e soprattutto riciclaggio di impianti da fonti rinnovabili a fine vita;

·  Il governo, la regione e gli altri enti interessati costruiscano le intese e i programmi di investimento e di realizzazione del polo energetico delle rinnovabili al posto della centrale termoelettrica di Brindisi sud. Sviluppando la ricerca e la creazione di filiere produttive di componenti di impianti, di realizzazione di questi ultimi, di recupero, riciclo e riuso di componenti (ad esempio dal silicio al litio), prestando attenzione primaria ad una filiera corta dell’idrogeno e quindi alla presenza in loco di utenze nella mobilità in mare ed a terra.

• In Puglia non c’è bisogno del gasdotto Poseidon, peraltro con un giudizio di compatibilità ambientale non riferito agli indicatori analitici attuali. Il raddoppio del gasdotto TAP non risponde affatto alla dichiarata emergenza e richiederebbe un riesame della VIA e delle norme concernenti rischi di incidente rilevante. Un nuovo rigassificatore rappresenterebbe un ritorno ad un infausto passato impedito dall’opposizione istituzionale e popolare e dalla magistratura.

• Soltanto in una fase di transizione restino in esercizio centrali termoelettriche a turbogas (Enipower a Brindisi, Candela, Modugno e Taranto), costruendo un cronoprogramma per il loro graduale spegnimento e smantellamento; 

• Si attivi un piano che coordini impegni istituzionali ed interventi privati sostenuti da programmi quali il superbonus e reddito energetico regionale o gli incentivi alle imprese, per garantire l’efficientamento energetico ed il ricorso a fonti rinnovabili in edifici pubblici e privati. Così come la promozione di incentivi, agendo sulla leva fiscale, a livello regionale e comunale che spingano all’adozione di sistemi, grandi – medi – piccoli di risparmio energetico. Non dimenticando l’aspetto del risparmio energetico.

• Il Governo, la Regione Puglia e tutte le istituzioni interessate sostengano, anche con preliminari corsi di formazione, il mantenimento dei livelli occupazionali di elettrici e personale dell’indotto nel settore termoelettrico da trasferire in impianti di produzione da fonti rinnovabili e in filiere connesse, anche sfruttando le competenze diffuse presenti, realizzino nella regione impianti che coprano gli interi cicli produttivi richiamati.

Ora Legambiente Puglia vuole partire da queste proposte per aprire la discussione e il confronto con le altre realtà associative e il mondo dell’imprese per costruire una base comune in cui impegnare la politica nel fare ciò che fino ad oggi non è stata in grado, o non ha voluto fare, ovvero dare una linea chiara per la pianificazione e costruzione della Puglia che guarda e scommette nel #FUTURORINNOVABILE!