“Stop fossili”, il 14 giugno Legambiente è tornata in piazza per le rinnovabili

"Nonostante tutte le raccomandazioni della comunità scientifica, il governo Meloni vorrebbe trasformare l’Italia in un polo del gas dice l'associazione - : ad oggi sono circa centosettanta le infrastrutture a fonti fossili in valutazione al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Serve quindi un’inversione di rotta immediata: dobbiamo abbandonare definitamente gas, carbone e petrolio, senza sprecare più un euro per finanziare chi è causa del cambiamento climatico e ripartire da un nuovo modello energetico basato su energie rinnovabili ed efficienza energetica"

Stop fossili / Start Rinnovabili è la petizione nazionale di Legambiente nell’ambito della campagna Change Climate Change per accelerare la transizione ecologica verde e fronteggiare l’emergenza climatica.

“Nonostante tutte le raccomandazioni della comunità scientifica, il governo Meloni vorrebbe trasformare l’Italia in un polo del gas dice l’associazione – : ad oggi sono circa centosettanta le infrastrutture a fonti fossili in valutazione al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Serve quindi un’inversione di rotta immediata: dobbiamo abbandonare definitamente gas, carbone e petrolio, senza sprecare più un euro per finanziare chi è causa del cambiamento climatico e ripartire da un nuovo modello energetico basato su energie rinnovabili ed efficienza energetica”.

Sabato 14 giugno l’associazione è tornata in piazza per una giornata di iniziative in luoghi simbolo della Penisola, tutti segnati dalla presenza di infrastrutture della filiera delle fossili.

“La mappa Italia Fossile che abbiamo realizzato sulla base dei dati del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – spiega l’associazione – conferma che ad aprile 2025 sono ben 192 progetti legati alle fonti fossili in attesa di valutazione (22 in più rispetto all’ultima mappatura effettuata a fine 2023), tra cui 83 procedure su centrali a gas, 16 per nuovi rigassificatori, 1.323 chilometri di nuovi gasdotti, due nuovi impianti di stoccaggio in attesa di Valutazione d’Impatto Ambientale, 23 progetti relativi a permessi di ricerca e concessioni per la coltivazione di idrocarburi. A questi si aggiungono 35 nuove richieste per lo svolgimento di attività connesse allo sfruttamento degli idrocarburi. A livello regionale, l’Emilia-Romagna detiene il primato regionale per numero di istanze in fase di autorizzazione relative ad attività estrattive e infrastrutture fossili: sono ben 33. Seguono Lombardia (18), Sicilia e Puglia (16 ciascuna), Abruzzo (14), Marche (12), Sardegna (11). Le restanti regioni – a eccezione della Valle d’Aosta dove non risultano progetti in valutazione – registrano meno di dieci istanze ciascuna”. 

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