Mille famiglie da aiutare nell’emergenza alimentare per la Casa del Quartiere di San Salvario: ‘Più problemi risolviamo e più la comunità rimane coesa’

La Città di Torino ha irrobustito la rete Torino Solidale e sono più 7mila le famiglie che ricevono mensilmente gli aiuti alimentari. Sonia Tavarone della Casa del Quartiere di San Salvario ci spiega il lavoro che c’è dietro uno Snodo

Con la seconda ondata della pandemia la crisi alimentare ha ripreso a colpire i soggetti più fragili e vulnerabili. Per questo la Città di Torino ha irrobustito la rete Torino Solidale nata durante la scorsa primavera in occasione del primo lockdown per sostenere i cittadini in difficoltà.

Alla Casa del Quartiere di San Salvario ha sede uno degli Snodi della città che si occupa della distribuzione degli aiuti alimentari, per capire meglio come funziona uno snodo e cosa avviene al suo interno abbiamo trascorso gli ultimi momenti della distribuzione insieme a Sonia Tavarone (Coordinamento snodo Casa del Quartiere di San Salvario per Rete Torino Solidale) e raccolto la sua testimonianza.

La giornata sembra finita, quante utenti sono venuti a ritirare il pacco viveri oggi?

Oggi? Sono venuti in 100

Da che ora avete cominciato la distribuzione?

Le attività sono cominciate alle ore 10 e terminano adesso, alle 13

All’interno del pacco cosa c’è?

Facendo parte della rete Torino Solidale consegniamo i pacchi già preparati dal Comune di Torino con all’interno pasta, passata di pomodoro, olio, riso, insomma beni di prima necessità. A questi aggiungiamo le donazioni che arrivano dal Banco Alimentare come dolci, latte, mascherine e tutto quello che i cittadini ci donano.

Riuscite a distribuire anche cibo fresco?

Purtroppo no. Fino all’inizio dell’autunno distribuivamo anche frutta e verdura, che arrivava anche attraverso iniziative come la Carovana Salvacibo, ma era davvero troppo impegnativo rispetto alle forze in campo e quindi abbiamo sospeso.

Quanti operatori siete e come si sviluppa il lavoro?

Siamo in cinque persone che lavorano quasi a tempo pieno. Possiamo sembrare tanti ma le attività da svolgere sono molte: dal preparare i file per la distribuzione, chiamare e avvisare gli utenti, rispondere alle telefonate su come compilare la domanda di richiesta degli aiuti o alle variazioni del nucleo famigliare, organizzare la logistica per l’arrivo dei prodotti da distribuire. Senza dimenticare chi si ammala e quindi bisogna coordinarsi con la Protezione Civile per far arrivare il pacco a domicilio, e tutti quegli utenti anziani o con limitata mobilità ai quali garantiamo la consegna a domicilio con l’aiuto dei volontari che comunque dobbiamo coordinare. E poi non dimentichiamo la distribuzione vera e propria con i suoi moduli da compilare e registrare.

Dal mese di luglio e fino a una settimana fa eravamo ospiti di Biova ma con l’aumento dei contagi e l’aumento degli utenti abbiamo preferito trasferirci all’esterno, e quindi ci dividiamo tra Sacro Cuore di Maria e Casa del Quartiere. Da quando siamo ospiti del Sacro Cuore disponiamo di uno spazio più ampio e all’aperto per le attività riuscendo a gestire più utenti nella stessa giornata.

Ogni quanto tempo avviene la distribuzione?

La distribuzione per i beneficiari avviene una volta al mese e abbiamo un bacino di utenti da gestire pari a 1000 nuclei familiari. Ci mettiamo circa un mese a soddisfare tutte le richieste.

I beneficiari sono tutti di San Salvario?

No, non solo. Il nostro snodo serve tutta la Circoscrizione 8 e la 1

Cosa vi sta insegnando questa esperienza?

Tanto, sia dal punto di vista umano che operativo. Proviamo a miglioraci ogni giorno. La gestione del magazzino è davvero complessa perché non si esaurisce con la mera consegna di un pacco. I nuclei famigliari non sono omogenei, ci sono famiglie composte da una sola persona fino a quelle composte addirittura da dieci.

Ma oltre ad apprendere i segreti del perfetto maganizziere, abbiamo imparato a conoscere meglio i beneficiari e i loro bisogni. Infatti proviamo a supportarli non solo con gli aiuti alimentari ma anche con tutti i servizi che la Casa del Quartiere può offrire in questo momento di emergenza: dal supporto all’espletamento di pratiche burocratiche come lo spid fino alla chiacchierata con le Madri di Quartiere che supportano le famiglie straniere. Insomma siamo al servizio della comunità e del quartiere e più problemi riusciamo a risolvere più la comunità rimane coesa.

Ci sono anche dei libri nel piazzale? Cosa ci fanno?

Sì, distribuiamo insieme ai pacchi anche i libri del progetto Vivilibron e l’iniziativa è davvero apprezzata. C’è chi li snobba, chi li sfoglia solamente e chi addirittura chiede se può prenderne più di uno. Con i libri riusciamo anche a trasmettere un senso di normalità e umanità in questo periodo difficile.

Come immagini il futuro?

Prima di questo nuovo lockdown pensavamo che l’emergenza fosse finita e quindi ci aspettavamo un situazione più leggera da gestire, consolati dal fatto che i numeri dei beneficiari stavano calando di pari passo con i contagi. E invece no, non solo i numeri stanno aumentando ma stiamo superando quelli raggiunti questa primavera durante la prima fase dell’emergenza. Probabilmente chi è riuscito a superare la prima fase facendo enormi sacrifici adesso non riesce più a farli e si trova in difficoltà. Purtroppo oltre alle 1000 famiglie da assistere non riusciamo ad andare, non perché non vogliamo ma perché non ci riusciamo. Come Casa del Quartiere siamo quasi chiusi e quindi ci riesce estremamente difficile intercettare nuove risorse per supportare l’attività dello Snodo se i numeri continueranno a salire.

Per esempio i Bagni Municipali, la nostra caffetteria, ci supporta con le consegne solidali. L’incasso delle vendite durante questo lockdown servono a sostenere l’acquisto di beni come pannolini, prodotti per l’igiene personale e tutto quello che non c’è all’interno dei pacchi viveri forniti dal Comune.

Grazie alla rete che si è creata stiamo reggendo e importantissime sono le donazioni dei singoli cittadini attraverso la spesa sospesa e altre forme di supporto. Noi andiamo avanti e non ci tiriamo indietro. Appena finirà tutto sogniamo di organizzare una grande festa con tutti coloro che in questo periodo sono passati di qui, dai beneficiari fino ai volontari. Una vera festa di liberazione.