Mobilità in Italia: l’auto rimane una scelta inevitabile… ma più intelligente

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In Italia, soprattutto nelle aree non metropolitane, l’auto non è un lusso né una preferenza ideologica. È l’unica opzione praticabile. Il trasporto pubblico urbano copre il centro e poche direttrici principali, con corse ogni 30-40 minuti. Per chi lavora nelle zone periferiche, industriali o si sposta quotidianamente tra città di medie dimensioni o verso i grandi centri come Milano, Torino o Roma, l’alternativa all’auto privata semplicemente non esiste.

Eppure, il modo in cui gli italiani acquistano e utilizzano i veicoli sta cambiando. Non per scelta etica, ma per necessità economica e disponibilità tecnologica. Il prezzo medio di un’auto nuova in Italia ha superato i 28.000 euro nel 2024, il 35% in più rispetto a cinque anni fa. L’inflazione ha eroso il potere d’acquisto, i tassi sui finanziamenti sono triplicati rispetto al 2021. Sempre più cittadini si orientano verso opzioni convenienti come le auto usate.

Costi sotto pressione: cosa comprano davvero i vercellesi

Le concessionarie di molte città italiane segnalano difficoltà nel vendere veicoli sopra i 25.000 euro, mentre cresce la domanda di usato recente (3-5 anni) con garanzie estese. Le piattaforme digitali facilitano l’accesso a veicoli provenienti da altre regioni, ampliando l’offerta disponibile senza vincoli geografici.

La transizione verso l’elettrico procede lentamente, soprattutto fuori dai grandi centri urbani. L’autonomia dichiarata delle elettriche più vendute (300-400 km) si riduce del 30% d’inverno, quando le temperature scendono sotto zero per settimane. Per chi percorre 60-80 km al giorno tra casa, lavoro e servizi essenziali, l’ansia da autonomia non è irrazionale.

Le ibride plug-in rappresentano un compromesso teorico interessante, ma richiedono ricarica domestica per essere efficienti. In molte zone residenziali suburbane italiane, dove i costi abitativi sono più bassi, gran parte delle abitazioni non dispone di garage o posti auto privati. Ricaricare diventa un problema logistico quotidiano.

Semi-rurale non significa arretrato: efficienza e pragmatismo

Le zone semi-rurali italiane non sono metropolitane, ma nemmeno isolate. La vicinanza a Novara (20 km) e Torino (80 km) genera flussi pendolari costanti. Le aziende del distretto manifatturiero di Caresanablot e quelle della logistica nella zona di Asigliano richiedono spostamenti sistematici. La densità abitativa è bassa, i servizi sono concentrati nel capoluogo.

In questo contesto, la scelta intelligente non è rinunciare all’auto, ma ottimizzarne l’uso e l’acquisto. Molti italiani adottano strategie pragmatiche: veicoli usati con bassi consumi (diesel Euro 6 per chi fa molti chilometri, benzina o GPL per chi si muove prevalentemente in ambito urbano), manutenzione preventiva per allungare la vita utile del veicolo, acquisto online per accedere a prezzi più competitivi e offerte più ampie. Le concessionarie tradizionali mantengono un ruolo per l’assistenza post-vendita, ma perdono terreno nella fase di acquisto.

L’elettrico arriverà, ma serve infrastruttura reale

La transizione verso veicoli a basse emissioni è inevitabile, ma richiede infrastrutture che al momento non ci sono. Il Piano Nazionale Infrastrutturale per la Ricarica dei veicoli elettrici prevede 21.000 punti di ricarica pubblici su tutto il territorio nazionale entro il 2026, ma la distribuzione privilegia le aree metropolitane. Molte province italiane rischiano di rimanere marginali.

Fino a quando la rete di ricarica non sarà capillare, i veicoli termici efficienti rimarranno la scelta razionale per la maggioranza degli italiani. Comprare un’auto oggi in Italia significa bilanciare costi, autonomia, disponibilità di servizi e necessità quotidiane. La mobilità verde non si impone per decreto. Si costruisce con infrastrutture funzionanti e alternative economicamente sostenibili.

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