Nel corso di MobyDixit 2025, la Conferenza nazionale sul mobility management e la mobilità sostenibile organizzata dall’associazione Euromobility, che si terrà a Bologna il 18 e 19 giugno prossimi (qui il programma dettagliato), verrà presentato nel pomeriggio della prima giornata dei lavori, il Rapporto sulle attività dei Mobility Manager di Area in Italia, elaborato dal Ministero Infrastrutture e Trasporti in collaborazione con Euromobility.
In programma dell’evento giunto alla sua 25esima edizione, anche una sessione dedicata ai servizi di eccellenza per il mobility management, una dedicata al neonato Piano Sociale per il Clima con un focus sulla mobilità sostenibile e la presentazione delle principali risultanze dell’Osservatorio sulla mobilità casa-lavoro e una sintesi dei lavori dell’Osservatorio Nazionale sulla mobilità scolastica. Seguirà una tavola rotonda su “L’evoluzione della Mobilità Urbana Sostenibile: Dati, Scenari e Narrazioni Culturali”.
Ma cosa fanno i mobility manager di area in Italia? Lo sapremo solo partecipando a MobyDixit 2025!
Come gli addetti ai lavori sanno, la Direzione Generale del Trasporto pubblico del Ministero Infrastrutture e Trasporti, a marzo scorso, ha trasmesso alle Città Metropolitane, ai capoluoghi di regione, ai capoluoghi di provincia e i Comuni con più di 50.000 abitanti un questionario, da restituire compilato entro il successivo 14 aprile, rivolto ai mobility manager di area. Lo scopo? Conoscere l’attività svolta nei due anni precedenti al fine di aggiornare le informazioni disponibili in capo all’Osservatorio nazionale per il monitoraggio della mobilità pubblica sostenibile e migliorare la programmazione dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale.
I mobility manager di area, svolgono una funzione strategica e determinante ai fini della riduzione del traffico stradale, della sosta selvaggia, della domanda di nuovi parcheggi e degli incidenti stradali i cui costi sociali in Italia, inclusi quelli degli incidenti in itinere, sono pari all’8% del PIL. In attuazione dei compiti loro assegnati con decreto interministeriale n. 179 del 12/5/2021, essi sono tenuti, tra l’altro, a sensibilizzare i mobility manager aziendali nel predisporre il piano degli spostamenti per ciascun polo attrattore, a coordinare l’attuazione di quei piani predisponendo interventi e provvedimenti concreti di mobilità sostenibile che possano dare risposte puntuali e adeguate e a partecipare alla elaborazione e attuazione del PUMS.
Più in dettaglio, anche se a titolo esemplificativo, tramite il questionario, il MIT ha chiesto di conoscere: il numero di soggetti obbligati, nel comune di riferimento, alla redazione del piano spostamenti, distinti tra imprese, pubbliche amministrazioni e Università; il numero dei piani spostamento effettivamente trasmessi al mobility manager di area annualmente; se i piani spostamento delle Università hanno tenuto conto anche degli studenti; il n totale degli studenti universitari; se e quanti piani spostamenti sono stati presentati da soggetti non obbligati a farlo; quanti plessi scolastici esistono nel comune di riferimento, quanti hanno nominato il mobility manager scolastico e quanti piani spostamenti sono stati redatti e presentati; se e quale supporto il mobility manager di area ha fornito ai mobility manager scolastici e aziendali; se e quali valutazioni sono state date ai singoli piani spostamenti ricevuti dal mobility manager di area.
In definitiva, più viene effettuata, con cognizione di causa, la raccolta e la elaborazione di dati e informazioni per singoli poli attrattori di traffico, più l’Amministrazione comunale, per il tramite del mobility manager di area, potrà dare più efficacemente risposte ai cittadini, evitando interventi costosi per le casse pubbliche e per l’ambiente, e in qualche caso anche inutili, dispendiosi e fortemente impattanti.