Nel 2020 crescita costante per l’industria delle bioplastiche

Il presidente di Assobioplastiche, Marco Versari: “La filiera italiana delle bioplastiche dimostra all’Europa e al mondo come si può coniugare crescita con sostenibilità, territorio e sviluppo”

foto Ansa

Presentato oggi il 7° rapporto annuale di Assobioplastiche, anche quest’anno realizzato nell’ambito del progetto europeo “Bioplastics Europe H2020”. Cornice dell’evento il passaggio di testimone dal presidente Marco Versari che lascia l’incarico dopo 10 anni di impegno al comando di Assobioplastiche, di recente entrata nel sistema associativo confindustriale (CISAMBIENTE): “Assobioplastiche nasceva dieci anni fa, grazie alla visione di 8 imprese. Oggi ne rappresenta oltre 50 operanti sull’intera catena del valore, dalla produzione degli intermedi chimici fino al trattamento finale in fine vita. Abbiamo raggiunto traguardi allora impensabili ma c’è ancora molto da fare”.

Nel 2020, in Italia, in base ai risultati dello studio effettuato da Plastic Consult, società indipendente che svolge studi e analisi di mercato nel settore delle materie plastiche, l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili è rappresentata da 278 aziende – suddivise in produttori di chimica e intermedi di base (4), produttori e distributori di granuli (21), operatori di prima trasformazione (193), operatori di seconda trasformazione (60), con 2.775 addetti dedicati, oltre 110.000 tonnellate di manufatti compostabili prodotti e un fatturato complessivo di 815 milioni di euro.

La crescita del numero di imprese presenti nel settore è risultata costante negli ultimi anni, passando da 143 operatori del 2012 ai 278 del 2020. La regione con il maggior numero di imprese è la Lombardia, che vede la presenza di oltre 45 aziende che occupano poco meno di 280 addetti dedicati, seguita da Veneto (29 aziende, 270 addetti), Campania (18 aziende, 255 addetti), Emilia Romagna, Puglia e Piemonte. I tassi di crescita sono evidenti per tutti i principali indicatori della filiera, dalla numerosità degli operatori di settore al fatturato settoriale.

Anche il fatturato sviluppato dalla filiera è notevolmente cresciuto nel corso degli ultimi anni, passando da poco meno di 370 milioni di € del 2012 agli 815 milioni di € nel 2020, e conferma un tasso di crescita media annua superiore al 10%. Nel complesso il comparto ha più che raddoppiato il proprio valore rispetto ai primi anni di attività, nonostante la progressiva decrescita dei prezzi di vendita registrata fino a tutto il 2020 (diversamente dall’inizio del 2021 quando il settore ha subìto le tensioni degli aumenti sulle materie prime, per quanto in maniera più ridotta rispetto ad altri comparti).

Anche gli addetti dedicati, ovvero le persone che nelle aziende del comparto si occupano direttamente dei prodotti che entrano nella filiera delle plastiche compostabili, secondo lo studio Plastic Consult sono più che raddoppiati, passando dalle 1.280 unità del 2012 alle 2.775 del 2020.

Prima di entrare nella disamina dei volumi, corre l’obbligo di ricordare quale sia ad oggi l’estensione del comparto delle plastiche compostabili: prendendo in considerazione solo le aziende di prima trasformazione, ovvero gli operatori che producono semilavorati e manufatti compostabili a partire da granuli, il giro d’affari complessivo (che include anche la trasformazione di plastiche convenzionali, che per diverse aziende sono ancora il core business, o altre attività collaterali) è pari a 5,3 miliardi di euro (valori da bilanci 2019), per un occupazione complessiva di oltre 13.000 addetti (esclusi interinali e atipici).

Tornando al dettaglio delle plastiche compostabili, i volumi complessivi dei manufatti prodotti dall’industria hanno continuato a crescere nel 2020, superando le 110.000 tonnellate. Secondo lo studio Plastic Consult, lo scorso anno l’aumento dei volumi è risultato pari al +9,6% rispetto all’anno precedente e il tasso di crescita media annua nell’arco di temporale 2011-2020 è di poco superiore al 10%. Pressoché tutti i principali settori applicativi hanno messo a segno numeri positivi, con l’eccezione dei sacchettini per primo imballo alimentate, cosiddetti ultraleggeri. In particolare:

  • gli shopper (sacchetti monouso per asporto merci) si sono attestati a circa 58.000 tonnellate (+2,7% sul 2019) nonostante la permanenza sul mercato di sacchetti illegali;
  • le restanti applicazioni dei film hanno proseguito il trend di crescita, pur con andamenti diversificati. Nel dettaglio:
    • i sacchetti ultraleggeri hanno evidenziato una leggera contrazione (-2,9%);
    • il film per agricoltura (bioteli per pacciamatura) ha confermato il trend positivo, con un +5% circa;
    • i film per imballaggio (alimentare e non) hanno evidenziato particolari vivacità, con tassi di incremento prossimi al +20%;
  • nuovo raddoppio dei volumi di articoli monouso compostabili che hanno fatto segnare un +116%;
  • positivo anche il comparto dei sacchetti per l’umido (+3,5% circa).

La crescita registrata nel settore dei teli di pacciamatura riflette la crescente attenzione del mondo agricolo, specialmente quello biologico, su soluzioni a basso impatto, che contribuiscono a preservare fertilità, funzionalità e salute del suolo. Anche l’Europa, per l’agricoltura biologica, si sta muovendo in direzione della riduzione dell’utilizzo dei teli in plastica tradizionale: il 23 marzo scorso la Commissione Europea ha rilasciato un Action Plan che riconosce il ruolo dei materiali biodegradabili e compostabili e bio-based come strumento di potenziale riduzione degli impatti e predispone la definizione dei criteri e dei principi d’uso di tali materiali.

Secondo il presidente Versari, “Il rapporto del decennale di Assobioplastiche fotografa un sistema in salute, forte nelle aziende, che cresce negli addetti e nel fatturato. Nel corso di questi dieci anni abbiamo assistito all’evoluzione delle normative nazionali in materia di prevenzione della produzione di rifiuti che ha fatto da traino a quelle europee. Parallelamente si è affermata la raccolta differenziata della frazione organica per un compost di qualità che rappresenta il motore dello sviluppo della nostra filiera nel quadro generale di una green economy che continua a spingere su nuovi prodotti e nuove applicazioni collegate con la chiusura del ciclo del carbonio e la fertilità del suolo. L’Italia è un esempio, per l’Europa e per il mondo di come si può coniugare crescita con sostenibilità, territorio con sviluppo”.

La filiera dei polimeri compostabili
Dati 2020 e prospettive