Clima, la Commissione Ue è pronta a svelare i nuovi obiettivi al 2040

Dopo vari rinvii la Commissione europea è pronta a svelare mercoledì 2 luglio il nuovo obiettivo climatico dell'Unione per il 2040. Al centro del pacchetto legislativo, una riduzione delle emissioni nette di gas serra del 90% rispetto ai livelli del 1990, ma con una novità che potrebbe riguardare l'inclusione di crediti internazionali sul carbonio, fino a un massimo del 3%, per raggiungere il target

Dopo vari rinvii la Commissione europea è pronta a svelare mercoledì 2 luglio il nuovo obiettivo climatico dell’Unione per il 2040. Al centro del pacchetto legislativo, una riduzione delle emissioni nette di gas serra del 90% rispetto ai livelli del 1990, ma con una novità che potrebbe riguardare l’inclusione di crediti internazionali sul carbonio, fino a un massimo del 3%, per raggiungere il target.

I governi in ogni caso sembrano già divisi. Secondo le indiscrezioni degli ultimi giorni, comunque, Bruxelles intende offrire una “flessibilità mirata” per consentire agli Stati membri di contabilizzare parte delle riduzioni con i crediti generati da progetti di assorbimento delle emissioni fuori dall’Ue, purché rispettino alti standard. Questo permetterebbe di rassicurare i governi più reticenti, e smussare le opposizioni nel Parlamento europeo, in particolare del Partito popolare europeo. “Serve realismo, vogliamo obiettivi ambiziosi, ma anche raggiungibili”, aveva avvertito giovedì il presidente francese Emmanuel Macron al termine del Consiglio europeo, chiedendo esplicitamente di ‘sganciare’ il target 2040 dall’obiettivo intermedio al 2035.

Macron ha anche ribadito la necessità di garantire la neutralità tecnologica, “includendo rinnovabili e nucleare”, e di mantenere la competitività industriale europea. La proposta della Commissione dovrebbe prevedere un’applicazione graduale delle nuove regole a partire dal 2036, con una revisione già prevista nel 2032. Al suo interno troverebbero spazio anche meccanismi di riconoscimento per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (Ccs) e un’espansione della cosiddetta ‘carbon farming’, ovvero la capacità dei suoli agricoli e forestali di assorbire CO₂.

Se ci sono Paesi preoccupati per i costi dei target al 2040, altri del Nord Europa, a partire dalla Danimarca, hanno già fatto sapere che non accetteranno un indebolimento dell’obiettivo: “È essenziale che il -90% sia raggiunto principalmente attraverso riduzioni interne, i crediti esterni devono restare un’eccezione, non la regola”, ha detto il ministro danese per il clima Dan J›rgensen, in un’intervista a Reuters online.

Critica anche la vicepresidente della Commissione Teresa Ribera, socialista spagnola, secondo cui “la credibilità climatica dell’Ue è in gioco” e “non possiamo permetterci scorciatoie”. Il dibattito, già acceso tra i leader a Bruxelles, si annuncia teso anche nelle istituzioni. L’approvazione del target al 2040 richiederà il via libera di Parlamento e Consiglio, e dovrà tenere conto sia della traiettoria dell’Accordo di Parigi sia delle scadenze della Cop30. Le associazioni impegnate nella lotta al cambiamento climatico hanno già espresso la preoccupazione per una riduzione dell’ambizione europea: “L’Ue ha i mezzi, la responsabilità e l’obbligo legale di raggiungere i suoi obiettivi climatici attraverso l’azione interna”, ha dichiarato due settimane fa in un appello Chiara Martinelli, direttore di Climate Action Network Europe. “Esternalizzare le riduzioni delle emissioni indebolirebbe l’economia, la credibilità climatica e la leadership diplomatica dell’Ue”.

(Ansa)

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