Caldo, la domanda di raffreddamento è destinata a triplicare entro il 2050

Secondo il nuovo rapporto del Programma ONU per l’Ambiente presentato alla Cop30 di Belem, la domanda mondiale di raffrescamento potrebbe triplicare entro il 2050 spingendo le emissioni climalteranti fino a 7,2 miliardi di tonnellate di CO₂ equivalente. Il piano "Sustainable Cooling Pathway" propone soluzioni passive, a basso consumo e ibride, in grado di proteggere 3 miliardi di persone e generare risparmi fino a 43 trilioni di dollari

ONU tagliare 64% emissioni raffrescamento 2050

Durante la COP30 di Belém, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha presentato il rapporto Global Cooling Watch 2025, che analizza la crescita della domanda mondiale di raffrescamento e i suoi impatti sul clima. Senza interventi mirati, entro il 2050 il fabbisogno di raffrescamento potrebbe triplicare, con un raddoppio delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 2022.

Cresce la domanda di raffrescamento, aumentano le emissioni

L’aumento della popolazione, delle temperature e del benessere economico, unito alla diffusione di sistemi di raffreddamento inefficienti, spinge le emissioni da raffrescamento verso livelli record, fino a 7,2 miliardi di tonnellate di CO₂ equivalente entro metà secolo. Il fenomeno rischia di sovraccaricare le reti elettriche e di rendere vano ogni progresso in termini di efficienza energetica o riduzione dei gas refrigeranti.

Il “Sustainable Cooling Pathway”

Per evitare questa traiettoria, il rapporto propone il Sustainable Cooling Pathway, un piano che ridurrebbe le emissioni del 64% rispetto ai livelli previsti per il 2050, portandole a 2,6 miliardi di tonnellate di CO₂ equivalente. Se combinato con la decarbonizzazione del settore energetico, il taglio complessivo potrebbe raggiungere il 97% rispetto allo scenario attuale.

La strategia integra raffrescamento passivo, soluzioni ibride a basso consumo e tecnologie efficienti, insieme alla pianificazione urbana verde e alla progressiva eliminazione degli idrofluorocarburi (HFC). Oltre due terzi del potenziale di riduzione derivano da misure passive e naturali, essenziali per garantire l’accesso al raffrescamento a 3 miliardi di persone e contenere i costi energetici globali.

Un risparmio da 43 trilioni di dollari

L’adozione su larga scala di questa strategia permetterebbe di evitare fino a 43 trilioni di dollari di spesa in energia e infrastrutture entro il 2050, riducendo al contempo il rischio di blackout e sovraccarichi di rete.

La campagna “Beat the Heat”

Le misure proposte dal UNEP alimentano anche la campagna “Beat the Heat”, promossa con la presidenza brasiliana della COP30, a cui hanno già aderito 185 città e 72 Paesi firmatari del Global Cooling Pledge. L’obiettivo è rendere il raffrescamento sostenibile una priorità urbana, integrando le politiche di resilienza climatica con investimenti locali e scambi di buone pratiche.

Le sfide globali e le prospettive future

Nonostante i progressi, solo 54 Paesi dispongono di politiche complete per il raffrescamento sostenibile. Le maggiori carenze si registrano in Africa e Asia-Pacifico, dove la domanda è in rapida crescita. Il rapporto invita a considerare il raffrescamento un bene pubblico, promuovendo soluzioni nature-based come il verde urbano e l’architettura bioclimatica per ridurre l’effetto “isola di calore”.

Le esperienze internazionali

Tra gli esempi più avanzati figurano Singapore, che applica modelli digitali per gestire il calore urbano; Tamil Nadu (India), che ha introdotto piani locali di adattamento climatico; Fortaleza (Brasile), impegnata in corridoi verdi e micro-parchi; e Parigi, che ha realizzato la più grande rete europea di raffrescamento urbano e garantisce a ogni cittadino un “isola di frescura” a meno di cinque minuti da casa.

Come ha ricordato Inger Andersen, direttrice esecutiva di UNEP, “non possiamo uscire dalla crisi climatica installando più condizionatori. Servono soluzioni naturali e a basso consumo, capaci di proteggere le persone e l’ambiente”.

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