Ecomafia 2025, crescono i reati ambientali in Italia: nel 2024 superata soglia 40.000 (+14,4%)

Nel 2024, l’Italia ha registrato 40.590 reati ambientali, segnando un preoccupante +14,4% rispetto all’anno precedente. Secondo il rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente, l’infiltrazione delle ecomafie cresce insieme alla corruzione ambientale. Il business illegale dell’ambiente ha raggiunto i 9,3 miliardi di euro, con un aumento anche del numero dei clan coinvolti. La filiera del cemento resta la più colpita, seguita da rifiuti e reati contro gli animali

Ecomafia 2025, crescono i reati ambientali in Italia: nel 2024 superata soglia 40.000 (+14,4%)
Credit foto: Legambiente

Nel 2024 i reati ambientali in Italia hanno superato quota 40mila, raggiungendo i 40.590 casi, con un incremento del 14,4% rispetto al 2023. È quanto emerge dal nuovo rapporto Ecomafia di Legambiente. Si tratta di una media di 111,2 reati al giorno, pari a 4,6 ogni ora. Le persone denunciate sono 37.186, il 7,8% in più rispetto all’anno precedente.

Il volume d’affari delle ecomafie tocca i 9,3 miliardi di euro, in crescita di 0,5 miliardi rispetto al 2023. Aumentano anche i clan coinvolti: 11 in più rispetto all’ultima edizione del rapporto.

In crescita anche le inchieste su fenomeni corruttivi legati ad appalti ambientali: sono 88 quelle censite tra il 1° maggio 2024 e il 30 aprile 2025 (+17,3%), con 862 persone denunciate, +72,4%. Le indagini riguardano opere pubbliche, gestione dei rifiuti, depurazione e concessioni ambientali.

L’edizione 2025 del rapporto – fa sapere Legambiente – è dedicata al trentennale della scomparsa del Capitano di Fregata Natale De Grazia, morto tra il 12 e il 13 dicembre 1995 mentre indagava sugli affondamenti sospetti di navi cariche di rifiuti nel Mediterraneo.

“Ecomafia 2025. I numeri e le storie delle illegalità ambientali in Italia”: focus sui dati

Entrando nel dettaglio, il 42,6% dei reati ambientali si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa — Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. La filiera del cemento resta quella più colpita, con 13.621 illeciti nel 2024 (+4,7%), pari al 33,6% del totale nazionale. Seguono i reati nel ciclo dei rifiuti (11.166, +19,9%) e quelli contro gli animali (7.222, +9,7%). In forte crescita anche i reati contro il patrimonio culturale, passati a 2.956 (+23,4%). Nel settore agroalimentare, nonostante un calo dei controlli (-2,7%), sono aumentati reati, illeciti amministrativi (+2,9%) e arresti (+11,3%).

Gli illeciti amministrativi hanno raggiunto quota 69.949 (+9,4%), circa 192 al giorno. Dal 1995 al 2024 sono 389 i clan censiti da Legambiente.

Tra i delitti più gravi previsti dal Codice penale, l’inquinamento ambientale è al primo posto con 299 illeciti contestati nel 2024. Complessivamente i delitti ambientali sono stati 971, con un aumento del 61,3% rispetto al 2023 e 1.707 persone denunciate (+18,9%). L’aumento dei controlli su questi reati (1.812 nel 2024, +28,7%) conferma l’efficacia della legge 68 del 2015, che a maggio 2025 ha celebrato il suo decennale. Dal 2015 a fine 2024, grazie a questa legge, sono stati accertati 6.979 illeciti, con 12.510 denunce, 556 arresti e 1.996 sequestri.

“Nella lotta alla criminalità ambientale – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – l’Italia deve accelerare il passo e può farlo con l’approvazione di una riforma fondamentale molto attesa, ossia il recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente entro il 21 maggio 2026. In questa legislatura si parla tanto di semplificazioni, poco di contrappesi in grado di fermare i furbi o i criminali che fanno concorrenza sleale alle imprese serie. Non a caso abbiamo inserito la presentazione di questo Rapporto nella nostra nuova campagna nazionale per costruire dal basso un “Clean Industrial Deal made in Italy” che garantisca decarbonizzazione, competitività e lotta all’illegalità. Solo con il completamento di quella riforma di civiltà che abbiamo inaugurato nel 2015 con l’approvazione della legge sugli ecoreati si otterrà quel livello di sicurezza nazionale che invochiamo da più di 30 anni. Nessuna legge e nessun decreto ha fino ad oggi voluto raggiungere in modo concreto questo obiettivo”.  

La classifica regionale

La Campania si conferma prima con 6.104 reati ambientali, pari al 15% del totale nazionale, accompagnati da 5.580 denunce, 1.431 sequestri e 50 arresti. La Puglia risale al secondo posto con 4.146 reati (10,2%), segnando il maggior numero di arresti (69). Seguono Sicilia (9,4%) e Calabria, che pur stabile al quarto posto, registra un aumento dei reati a 3.215 e un raddoppio degli arresti (41). Al quinto posto il Lazio con 2.654 reati (+20,6%), che supera la Toscana (+11,6%). La Sardegna si conferma settima con 2.364 reati (+13,9%). Nel Nord, la Lombardia è ottava con 2.324 reati (+17,7%), seguita dal Veneto con 1.823 (+3,5%).

La classifica provinciale

A livello provinciale, Napoli guida la classifica con 2.313 reati ambientali, seguita da Bari che sale al secondo posto con 1.526 casi, e Salerno, che si posiziona terza con 1.321. La provincia di Roma resta quarta con 1.021 reati ed è terza nella classifica degli illeciti amministrativi con 1.316 infrazioni. Crescono la provincia di Cosenza, che si porta al quinto posto con 963 reati, e Genova (ottava con 723), mentre scende Avellino al sesto posto (906). Tra le prime dieci province rientra anche Ancona (decima, 704 reati). Nella top 20 salgono inoltre Cagliari, Perugia, Crotone, Catanzaro e Brescia.

“I dati di Ecomafia e gli straordinari contributi di analisi elaborati da tutte le forze dell’ordine, dalla Direzione investigativa antimafia, dalle Capitanerie di porto, dall’Agenzia delle Dogane e dei monopoli e dall’Ispra – commenta Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente – testimoniano, insieme alla forte pressione sulle regioni del Mezzogiorno, una distribuzione capillare dell’illegalità ambientale lungo tutto lo Stivale. A ciò bisogna aggiungere la crescente pervasività delle mafie e quella della corruzione negli appalti pubblici, che rappresentano sempre più una minaccia significativa non solo per l’economia, ma anche per il tessuto sociale e democratico del Paese, oltre a minare l’integrità e l’efficienza della spesa pubblica. Per contrastare gli ecocriminali e la loro vera e propria arroganza, servono interventi decisi: ai risultati positivi prodotti fino ad ora dalla legge 68 n. 2015 sugli ecoreati, bisogna far seguire nuovi strumenti per contrastare anche le agromafie, a cominciare dal mercato in crescita dei pesticidi illegali, e l’abusivismo edilizio, altra piaga del paese, rafforzando il sistema dei controlli ambientali, in modo omogeno su tutto il territorio nazionale”.  

Classifica per inchieste su corruzione ambientale

Il 46,6% delle indagini – spiega Legambiente – ha riguardato le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. In testa alla classifica regionale, la Campania si trova al primo posto con 17 inchieste, seguita da Lombardia (16), Puglia (10), Sicilia, Lazio (8) e Calabria (6). A guidare la classifica per gli arresti eseguiti, ben 96, è la Puglia, mentre la Campania si colloca al secondo posto (77), seguita dalla Lombardia (61), dal Lazio (58) e dalla Calabria (41). Se osserviamo la classifica in base alle persone denunciate, il Lazio balza al comando (154), seguito dalla Campania (128) e dalla Puglia (96). Dal 2010, primo anno della rilevazione effettuata da Legambiente, si contano 1.560 inchieste su reati di corruzione ambientale, con 9.133 arresti, 12.374 persone denunciate e 2.532 sequestri.  

Piemonte e Valle d’Aosta: i principali dati del rapporto

Nel 2024, in Piemonte sono stati registrati 1.659 reati ambientali (+22,07%), con 1.638 persone denunciate (+29,79%), nessun arresto (contro i 20 dell’anno precedente) e 231 sequestri (-2,12%). Le province con i numeri più alti sono Cuneo (356 reati, +61,08%), Torino (332, +14,88%) e Alessandria (159, +39,47%). Torino da sola ha concentrato quasi la metà dei sequestri regionali (107). Seguono Verbano-Cusio-Ossola (101 reati), Novara (97), Asti (82), Vercelli (62) e Biella (52). Il dato regionale conferma l’estensione del fenomeno e un’intensificazione dell’azione di contrasto, sebbene l’assenza di arresti indichi una limitata efficacia penale contro le responsabilità più gravi.

In Valle d’Aosta, i reati ambientali sono stati 193 nel 2024 (+164,38%), con 177 persone denunciate (+156,52%), nessun arresto e 4 sequestri (+33,33%). L’intero dato fa riferimento alla provincia di Aosta. Sebbene le cifre siano contenute, la crescita esponenziale segnala una diffusione capillare del fenomeno anche in aree a bassa densità abitativa e ad alto valore naturalistico.

Le 12 proposte presentate da Legambiente

  1. Recepire quanto prima la direttiva europea per la tutela penale dell’ambiente;  
  2. Inserire nel titolo IX bis del Codice penale, “Dei delitti contro gli animali”, i delitti contro la fauna e le specie protette, dal bracconaggio ai traffici illeciti, come prevede la direttiva europea per la tutela penale dell’ambiente;   
  3. Approvare il disegno di legge che introduce nel Codice penale i delitti contro il patrimonio agroalimentare, inserendo un reato specifico con sanzioni adeguate per chi produce, commercia e utilizza pesticidi illegali.  
  4. Adottare un piano adottare un Piano nazionale di lotta all’abusivismo edilizio, che preveda l’aumento delle risorse per gli abbattimenti degli immobili costruiti illegalmente, da destinare a Comuni, autorità giudiziaria e Prefetture; l’estensione del potere sostitutivo delle Prefetture (art.10-bis, legge 120/2020) alle ordinanze di demolizione emanate e non eseguite dai Comuni prima dell’approvazione della norma; sanzioni penali adeguate per i dirigenti comunali che omettono di adottare i provvedimenti previsti nei casi di abusivismo edilizio e per i funzionari delle aziende erogatrici di servizi che stipulano contratti, in violazione della normativa vigente, con proprietari di immobili costruiti illegalmente.  
  5. Avviare da parte della Commissione parlamentare antimafia un’indagine conoscitiva sul fenomeno dell’abusivismo edilizio e sulle connessioni  
  6. Rivedere il meccanismo del cosiddetto subappalto “a cascata” 
  7. Inasprire le sanzioni relative alla gestione illecita dei rifiuti, trasformando in delitti gli attuali reati di natura contravvenzionale e innalzare le pene reclusive previste per il delitto di traffico organizzato di rifiuti (art. 452-quaterdecies del Codice penale), da 3 a 8.  
  8. Inserire tra i cosiddetti reati presupposto per cui scatta l’applicazione della legge 231/2001 sulle responsabilità amministrative/penali delle persone giuridiche (enti e imprese), l’art. 452-terdecies del Codice penale (omessa bonifica), come già avviene per tutti gli altri delitti ambientali previsti dalla legge 68/2015 
  9. Estendere le pene previste per il reato di incendio boschivo dall’art. 423 bis del Codice penale a qualunque incendio di vegetazione (non solo i boschi e i pascoli) all’interno delle aree di maggiore importanza per la biodiversità (siti Natura 2000, parchi, riserve e aree sottoposte a vincolo paesaggistico) e aggravare la fattispecie colposa, per consentire l’arresto in flagranza, oggi non obbligatorio;  
  10. Introdurre l’associazione a delinquere (art. 416 del Codice penale) e i delitti contro l’ambiente (Titolo VI-bis), tra quelli per cui non è previsto l’interrogatorio preventivo (art. 291, comma 1-quater del Codice di procedura penale) e inserire gli stessi delitti ambientali, insieme a quello di incendio boschivo (423-bis del Codice penale), considerata la loro gravità e complessità, tra quelli per cui non scatta alcun automatismo in materia di improcedibilità; 
  11. Rimuovere la clausola dell’invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista nella legge che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, destinare al potenziamento delle attività di controllo delle Agenzie regionali e provinciali tutte le somme riscosse dalle Agenzie grazie alla parte VI bis del Testo unico ambientale (D. Lgs.152/2006) e provvedere all’emanazione del decreto ministeriale sui nuovi importi a carico del contravventore per le attività di prescrizione ed asseverazione tecnica; 
  12. Garantire l’accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente, iscritte nel registro unico nazionale del Terzo settore e impegnate di fronte a qualsiasi autorità giudiziaria in qualsiasi grado di giudizio nel perseguimento dei propri fini statutari, recependo le indicazioni contenute nell’art. 15 della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente. 
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