Reati ambientali, dal Consiglio Ue via libera definitivo alla nuova direttiva

Il 26 marzo è arrivata l'approvazione della direttiva che amplia il numero di reati e inasprisce la sanzioni con l'obiettivo di contrastare la criminalità ambientale. Tra i nuovi reati figurano il commercio illegale di legname, l’esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell’Ue in materia di sostanze chimiche, e l’inquinamento provocato dalle navi

Reati ambientali, dal Consiglio Ue via libera definitivo alla nuova direttiva

Mentre la legge per il Ripristino della natura resta in sospeso, il 26 marzo, il Consiglio Ue ha approvato la nuova direttiva sui reati ambientali, rafforzando la tutela penale dell’ambiente. Già approvata dal Parlamento Europeo, questa nuova norma punta a potenziare le indagini e l’azione penale riguardante i crimini ambientali, rimpiazzando così la normativa vigente del 2008 su questo tema. Gli Stati membri avranno due anni dalla sua entrata in vigore per adeguare le loro legislazioni nazionali alla direttiva.

Cosa cambia:

  • Più reati: i reati ambientali passano da 9 a 20, includendo traffico di legname, riciclaggio illegale di componenti inquinanti di navi e violazioni gravi della legislazione sulle sostanze chimiche.
  • Sanzioni più severe:
    • Per le persone fisiche: fino a 10 anni di carcere per reati dolosi che causano la morte di una persona, fino a 5 anni per altri reati, e fino a 8 anni per i “reati qualificati” (con danni ambientali gravi).
    • Per le imprese: multe fino al 5% del fatturato mondiale per i reati più gravi (o 40 milioni di euro), e fino al 3% del fatturato per gli altri reati (o 24 milioni di euro).
  • Misure supplementari: obbligo di ripristino ambientale, risarcimento danni, esclusione da finanziamenti pubblici, ritiro di permessi.

Infine, gli Stati membri dovranno garantire che le persone fisiche e le imprese possano essere soggette a misure supplementari, come l’obbligo per l’autore del reato di ripristinare l’ambiente o risarcire i danni, l’esclusione dall’accesso ai finanziamenti pubblici o il ritiro di permessi o autorizzazioni.

Questa nuova direttiva rappresenta quindi uno strumento cruciale per contrastare la criminalità ambientale, che costituisce la quarta attività criminale a livello globale, affiancata solo dal traffico di droga e armi e dal traffico di esseri umani, ed è una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata. Tuttavia, la sola repressione non è sufficiente, come evidenziato dal caso italiano, dove il livello di reati ambientali è rimasto stabile per oltre una dozzina di anni nonostante le pene più severe. Oltre ad aumentare le sanzioni, è fondamentale semplificare la normativa ambientale, riducendo i margini di interpretazione, per individuare più facilmente le violazioni e, contemporaneamente, sostenere le imprese che si impegnano seriamente nell’economia sostenibile.