RePoPP, caso virtuoso nella lotta allo spreco di cibo al Festival del Giornalismo Alimentare

Paolo Hutter di Eco dalle Città, Christian Aimaro, presidente Amiat Gruppo Iren, e Barbarà Azzarà, Consigliera delegata all’Ambiente Città Metropolitana di Torino, moderati da Roberto Cavallo, saggista ed esperto di rifiuti, hanno dialogato presso il Circolo dei Lettori nel corso del dibattito "Tra imballaggi e cibo andato a male. Dopo il Covid sapremo davvero diminuire i rifiuti della nostra spesa?"

Martedì 28 settembre il progetto RePopP di Porta Palazzo è stato oggetto di un approfondimento all’interno del Festival internazionale del Giornalismo Alimentare di Torino. Paolo Hutter di Eco dalle Città, Christian Aimaro, presidente Amiat Gruppo Iren, e Barbarà Azzarà, Consigliera delegata all’Ambiente Città Metropolitana di Torino, moderati da Roberto Cavallo, saggista ed esperto di rifiuti, hanno dialogato presso il Circolo dei Lettori nel corso del dibattito Tra imballaggi e cibo andato a male. Dopo il Covid sapremo davvero diminuire i rifiuti della nostra spesa? La discussione ha preso le mosse da un’analisi dei dati su produzione e raccolta di rifiuti in città, per poi virare sul caso virtuoso di RePoPP.

Christian Aimaro ha fatto notare che i primi mesi del lockdown 2020 hanno mostrato due tendenze: nel contesto torinese si è verificata una diminuzione della produzione dei rifiuti dovuta alle chiusure di esercizi commerciali e uffici, e alla domiciliazione della popolazione. I dati SETA (Società Ecologica Territorio Ambiente), consorzio dei comuni a nordest della città, molti in collina, evidenziano che negli stessi mesi del lockdown c’è stato un parziale aumento dei rifiuti perché la popolazione restava a casa e non andava più in città.

L’effetto della pandemia ha fatto registrare anche un aumento della raccolta degli imballaggi in plastica e cartone, provenienti soprattutto dalla ristorazione d’asporto e dalle confezioni monoporzione che, proprio tra marzo e aprile 2020, hanno registrato un picco.

A proposito di raccolta differenziata Paolo Hutter ha ricordato che la differenziata nella Città di Torino è arrivata al 50% del totale, e i primi sette mesi del 2021 mostrano un aumento dei rifiuti rispetto all’anno passato, aumento che potrebbe consolidarsi e crescere con l’avanzare della ripresa.

Per quanto riguarda invece il progetto RePoPP i dati sono decisamente positivi. Dall’inizio del 2021 nei mercati di Torino sono state raccolte oltre 151 tonnellate di cibo invenduto, considerando anche i mercati che negli ultimi anni si sono aggiunti oltre a quello di Porta Palazzo, dove, grazie anche al supporto del gruppo Amiat, la raccolta differenziata è arrivata all’88,1%. Una aumento considerevole rispetto al 50% del 2017.

Da non tralasciare sono gli aspetti sociali del progetto, che rappresenta un’opportunità di lavoro per alcuni rifugiati ai quali nell’ultimo sono stati offerti tre contratti a tempo indeterminato, 6 dei 7 tirocini formativi e il quasi totale delle 20 collaborazioni retribuite, mentre sono circa 1500 le persone che ogni mese beneficiano dei prodotti ortofrutticoli recuperati.

“È dunque una questione di prevenzione e ri-educazione del consumatore”, su cui interviene Barbara Azzarà, consigliera della Città metropolitana, che individua nelle nuove generazioni la vera spinta, anche politica, ad iniziative sulla sostenibilità ambientale e uno sguardo attento alle necessità del futuro. Significativa è la creazione di una rete costituita dalla città di Torino e dalla Città metropolitana che, in collaborazione con Iren, si pone l’obiettivo di sensibilizzare e sostenere iniziative ed esigenze dei ragazzi.

Riflessioni condivise anche dalle osservazioni di Roberto Cavallo, per il quale emerge la necessità di una maggiore consapevolezza da parte del consumatore da costruire a partire dalla scuola.

Paolo Hutter caldeggia l’idea di attivare in ogni mercato d’Italia un sistema di recupero del cibo. Proposta realizzabile, osserva Cavallo, che ben si inserisce in questo percorso di educazione e partecipazione individuale funzionale a spostare sempre di più l’attenzione sulla limitazione della produzione, prima ancora che sulla corretta separazione e gestione dei rifiuti.