l 5 dicembre 2025 è stato presentato a Roma il Rapporto annuale “L’Italia che Ricicla” promosso da Assoambiente – sezione Unicircular – che fotografa lo stato dell’economia circolare italiana. Il documento conferma che il settore del riciclo mantiene performance di alto livello nel contesto europeo, ma mette in luce la fragilità strutturale di alcune filiere strategiche: plastica, tessile, edilizia e Raee, ancora rallentate da raccolta insufficiente e da un mercato del riciclato non pienamente funzionante.
Produzione dei rifiuti e andamento del riciclo
Secondo il Rapporto, in Italia si producono 193,8 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 164,5 milioni di rifiuti speciali e 29,3 milioni di rifiuti urbani. Fra i rifiuti speciali, oltre il 50% deriva dalle attività di costruzione e demolizione, seguite dagli scarti del trattamento rifiuti (23,5%) e dalla manifattura (16,8%). Nel comparto urbano prevalgono l’organico (34,7%), la carta (21,8%), la plastica (12,8%) e il vetro (8,3%). Le raccolte differenziate raggiungono il 66,6%, pari a 19,5 milioni di tonnellate. Sul piano del trattamento, il 54% dei rifiuti urbani viene avviato a riciclo, il 20% a recupero energetico, mentre il 16% finisce in discarica. Ancora migliore la performance dei rifiuti speciali, con un 73,1% avviato a riciclo.
Filiere forti e filiere deboli: un sistema senza strategia industriale
Il documento sottolinea che l’Italia continua a distinguersi nel riciclo grazie a filiere consolidate come carta, vetro e metalli, che superano ampiamente il 70% di riciclo. Tuttavia, il Paese fatica a trasformare questi risultati in una strategia industriale capace di ridurre la dipendenza da materie prime ed energia e di contribuire pienamente agli obiettivi climatici europei.
Le difficoltà più rilevanti riguardano:
- Plastica: il settore è in una fase di crisi profonda, condizionata dalla concorrenza dei polimeri vergini a basso costo, dai costi energetici elevati e da un quadro normativo instabile. La domanda di riciclato resta debole e numerosi impianti hanno ridotto o sospeso le attività.
- Edilizia (C&D): nonostante un tasso di recupero dell’81%, il mercato degli aggregati riciclati rimane limitato, con conseguenti accumuli di materiali non reimpiegati a causa della scarsa domanda e di norme non uniformi.
- Tessile e Raee: la raccolta è ancora troppo bassa per consentire il recupero di materiali ad alto valore strategico. Il risultato è una perdita di risorse e una maggiore dipendenza da materie prime critiche.
Anche nei settori più performanti, l’elevata intensità energetica degli impianti e il costo del sistema EU ETS riducono la competitività, rendendo necessario un quadro fiscale più favorevole.
Un comparto frammentato e con margini ridotti
Il Rapporto evidenzia come il tessuto industriale del riciclo sia composto prevalentemente da micro e piccole imprese, spesso caratterizzate da margini limitati, volatilità dei prezzi e difficoltà a stabilizzare gli investimenti.
Per Assoambiente, una delle leve principali per rafforzare il sistema è rappresentata dalla osmosi industriale, ovvero collaborazioni tra imprese, scambi di sottoprodotti e integrazione delle filiere.
Le dichiarazioni di Assoambiente
Per Paolo Barberi, presidente di Unicircular: “L’Italia dispone delle competenze per assumere un ruolo leader nella transizione circolare, ma deve sciogliere le sue contraddizioni. Se il sistema regolatorio non favorisce l’uso delle materie prime riciclate, rischiamo di avere ottimi tassi di riciclo senza però sviluppare una vera economia circolare”.
Il presidente di Assoambiente Chicco Testa ha aggiunto: “Il riciclo è una leva industriale strategica. Servono regole chiare, criteri End of Waste efficaci e una politica di acquisti pubblici in grado di trainare i mercati del riciclato. Solo così il settore potrà contribuire alla decarbonizzazione e alla sicurezza delle risorse del Paese”.
La presentazione del Rapporto 2025 evidenzia dunque un sistema che, pur registrando ottime performance di riciclo, resta privo di un assetto industriale capace di valorizzarne appieno il potenziale. Le sfide per i prossimi anni riguardano la costruzione di mercati stabili, la semplificazione normativa e l’integrazione delle filiere in un modello realmente competitivo di economia circolare.











