Fonti rinnovabili, aumenta del 39% la nuova potenza installata nel terzo trimestre del 2023 rispetto al medesimo periodo del 2022, con 1.078 MW così suddivisi: 980 MW per fotovoltaico (+92%), 95 MW per eolico (-63%) e 3 MW per idroelettrico (-66%).
In totale nel 2023 i MW installati sono pari a 3.122 MW così suddivisi 2.804 MW fotovoltaici, 305 MW eolici e 13 MW idroelettrici. La nuova potenza connessa nel 2023 è aumentata del 57% rispetto ai primi 9 mesi del 2022.
Al 30 settembre 2023 in Italia sono connessi ed in esercizio complessivamente 63.838 MW di fonti rinnovabili così suddivisi: suddivisi 4.125 MW di bioenergie, 12.133 MW di eolico, 27.816 MW di fotovoltaico, 817 MW di geotermoelettrico e 18.947 MW di idroelettrico, coprendo il 37% del fabbisogno elettrico nazionale.
È quanto emerge dall’Osservatorio FER realizzato da ANIE Rinnovabili, aderente a Confindustria, sulla base dei dati Gaudì di Terna.
ANALISI DI MERCATO
I dati sono incontrovertibili: il settore delle fonti rinnovabili sta crescendo nel 2023, ma il tasso di crescita non è sufficiente per traguardare gli obiettivi contenuti nella nuova bozza del PNIEC.
Il tasso delle nuove installazioni nel 2023 non raggiungerà la fatidica soglia dei 10 GW e ciò renderà ancor più sfidante il traguardare gli obiettivi da conseguire nei prossimi 7 anni.
Le potenzialità del paese ci sono: alla scarsità di materie prime, come gas, carbone, lignite e petrolio, si contrappone la ricchezza di acqua, sole e vento. Il problema principale sta nello sblocco degli iter autorizzativi non solo a causa della carenza del personale pubblico preposto alla valutazione dei progetti che determina l’allungamento delle tempistiche, ma anche a causa degli ostracismi con cui si additano gli impianti a fonte rinnovabile ed inoltre, seppure il MASE (Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) riuscisse ad autorizzare impianti per 10 GW nel 2023, mancherebbero i pareri del MIC (Ministero della cultura) e quelli della Presidenza del Consiglio dei ministri, a cui sono sottoposti i progetti allorquando i pareri di MASE e MIC sono contrapposti.
Alle difficoltà autorizzative si sommano quelle inflattive e dell’elevato costo del denaro, che hanno colpito anche il settore delle fonti rinnovabili. Lo testimoniano gli esiti degli ultimi bandi del GSE che hanno registrato nel 2022 e 2023 una scarsa partecipazione.
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C’è voluto il Decreto legge n. 57 del 2023 per adeguare le tariffe incentivanti all’indice inflattivo registrato da ISTAT, ma incomprensibilmente l’adeguamento è stato applicato solo alle tariffe incentivanti dei bandi delle aste (impianti di potenza ≥ 1 MW) e non anche a quelli dei registri.
Malgrado questi incrementi dei costi le fonti rinnovabili producono oggi l’energia elettrica a minor costo rispetto alle fonti fossili. Purtroppo, se non si interverrà mitigandone gli effetti, tali costi aumenteranno ulteriormente a causa di due misure legislative recentemente introdotte, che renderanno le tariffe incentivanti del DM FER 2019 adeguate all’incremento inflattivo di ISTAT non più congrue per la sostenibilità degli investimenti. L’auspicio è che se ne tenga almeno conto nel futuro DM FER X, il cui provvedimento era atteso entro giugno 2022. La prima misura, contenuta nel decreto legge Sicurezza Energetica n. 181/2023, riguarda il contributo di 10 €/kW che tutti gli impianti a fonte rinnovabile diversi da geotermico ed idroelettrico di nuova realizzazione con una potenza superiore a 20 kW dovranno versare al GSE nei primi tre anni dall’entrata in esercizio per alimentare un fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale allo scopo di incentivare le regioni e le province autonome ad ospitare impianti a fonti rinnovabili. Tale misura colpirà tutti i comparti del settore, tutti gli impianti siano essi incentivati che non, tutti gli impianti a partire da quelli residenziali, terziari ed industriali (in autoconsumo, in comunità energetiche, in scambio sul posto, etc) a quelli utility scale. La seconda riguarda una disposizione nella legge di bilancio che introduce la tassazione dei diritti di superfice a cui saranno sottoposti i proprietari delle superfici, che vedendosi ridurre i ricavi derivanti dal contratto del diritto di superficie su cui i produttori realizzano gli impianti, chiederanno loro un maggior riconoscimento economico.
In aggiunta per l’idroelettrico sono previsti per il biennio 2024-2025 ulteriori incrementi di costo a causa dell’incremento del 13% stabilito dai decreti che disciplinano il sovracanone rivierasco ed al canone BIM.
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Focalizzandosi sul comparto fotovoltaico, nel Q3 2023 sono stati installati 70.019 impianti per complessivi 426 MW nel segmento residenziale (in calo del -20% rispetto al Q2), il che evidenzia l’inizio del decalage degli effetti del superbonus; nota positiva è il trend opposto registrato invece il segmento commerciale ed industriale con 3.152 impianti per 399 MW (in aumento del +20% nel Q3 rispetto al Q2). Rimane stabile invece il segmento utility scale (-0,6% rispetto al Q2) con 8 impianti per complessivi 67 MW, che sconta i gravi ritardi autorizzativi, evidenziati da ANIE nell’ultimo numero dell’Osservatorio Permitting.
Per tutti i dati completi vai alla pagina dedicata di Anie.