Il 16 novembre 2025, a Roma, un corteo di automobili organizzato dalla delegazione locale di Fratelli d’Italia ha protestato contro Ztl, ciclabili e Città 30, attirando l’attenzione per la scelta della data: la Giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada.
L’iniziativa, presentata come una “sfilata in macchina”, è stata criticata da associazioni, cittadini e realtà ambientaliste per il messaggio considerato anacronistico e in contrasto con le politiche di sicurezza stradale.
Una protesta fuori contesto
Mentre il Campidoglio lavora all’estensione delle Zone 30 fino al 70% del territorio urbano entro la fine della consiliatura, la manifestazione ha voluto contestare le nuove politiche di mobilità sostenibile. Tuttavia, la data e il contesto scelti hanno dato all’evento un valore simbolico opposto, richiamando proprio il tema delle vite perse sulle strade e l’urgenza di ridurre velocità e traffico. Il sindaco Roberto Gualtieri ha più volte ribadito che la riorganizzazione della mobilità romana mira a diminuire incidenti e inquinamento, in linea con gli obiettivi europei di Vision Zero, che puntano a eliminare le vittime della strada entro il 2050.
Traffico e inquinamento restano le vere emergenze
Secondo il rapporto Inrix 2024, ogni romano trascorre in media 69 ore all’anno nel traffico, un dato che colloca la Capitale tra le città più congestionate al mondo. Le biciclette rappresentano meno del 2% degli spostamenti urbani, segno che la rete ciclabile è ancora insufficiente, ma anche che servono incentivi e sicurezza per incoraggiare gli spostamenti a emissioni zero. A fronte di questo quadro, protestare contro le ciclabili appare fuori tempo: la mobilità sostenibile è ormai una necessità ambientale e sanitaria, non una scelta ideologica. Ogni chilometro in più di pista ciclabile o corsia verde riduce le emissioni di CO₂, migliora la qualità dell’aria e contribuisce a salvare vite umane.
Il “bikelash” e la paura del cambiamento
La reazione contro le politiche per la bici, nota come bikelash, è un fenomeno diffuso anche in altre città europee. Tuttavia, le esperienze di Parigi, Siviglia e Milano mostrano che investire in infrastrutture ciclabili e nel trasporto pubblico favorisce la vivibilità e sostiene l’economia locale. Mentre a Belém, in Brasile, la COP30 discute delle strategie per ridurre le emissioni globali, l’immagine di un corteo automobilistico nella Capitale italiana contro le ciclabili offre una fotografia eloquente delle difficoltà culturali che ancora frenano la transizione ecologica. Roma, come tutte le grandi città, è chiamata a scegliere se restare ferma nel traffico o pedalare verso un futuro più sicuro, sostenibile e respirabile.











