Sacchetti, Corte di Giustizia UE boccia il divieto dell’Italia ma è il vecchio decreto del 2013

La Corte contesta all'Italia di aver adottato detti divieti "troppo presto", ossia prima che l'Ue stessa prevedesse i divieti con la direttiva shopper 2015/720, ma si tratta comunque di un provvedimento decaduto e superato, come spiega Assobioplastiche: "La pronuncia riguarda in concreto un vecchio decreto ministeriale (il DM 18 marzo 2013) che da tempo non è più in vigore che venne adottato dall'Italia quando ancora non era stata emanata la direttiva shopper, che contempla espressamente la possibilità per gli Stati di vietare i sacchetti di plastica"

Il 21 dicembre la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emanato una sentenza che ragione all’azienda Papier Mettler Italia sul divieto di commercializzazione di sacchetti monouso in plastica (ad eccezione di quelli compostabili), introdotto dal Governo italiano nel 2013.

La società si era rivolta al Tar del Lazio che a sua volta aveva investito la Corte Ue, la quale contesta all’Italia di aver adottato detti divieti “troppo presto”, ossia prima che l’Ue stessa prevedesse i divieti con la direttiva shopper 2015/720, ma si tratta comunque di un provvedimento decaduto e superato, come spiega Assobioplastiche: “La pronuncia riguarda in concreto un vecchio decreto ministeriale (il DM 18 marzo 2013) che da tempo non è più in vigore che venne adottato dall’Italia quando ancora non era stata emanata la direttiva shopper, che contempla espressamente la possibilità per gli Stati di vietare i sacchetti di plastica”.

“Ce l’aspettavamo – aggiunge Luca Bianconi, Presidente di Assobioplastiche – ma la normativa europea sugli imballaggi è, com’è noto, nel frattempo positivamente evoluta. Il decreto ministeriale del 2013 contestato non c’è più e c’è una nuova normativa di recepimento della direttiva shopper, che non è messa in discussione dalla sentenza. Ci tengo a precisare, quindi, che l’attuale normativa sulle bioplastiche che recepisce la direttiva shopper del 2015 è perfettamente in vigore avendo seguito tutte le procedure previste. Purtroppo, quando non si riescono a trovare elementi di sostanza contro normative pioniere che hanno anticipato l’evoluzione stessa del diritto europeo, ci si appella a forma e procedure. Ci siamo abituati, ma i fatti sono dalla nostra parte”.