Ondate di calore e siccità in Italia, la Sardegna tra le zone più calde d’Europa

L'allarme arriva dall’Osservatorio ANBI: temperature elevate interessano anche le regioni alpine e gran parte del territorio nazionale, con anomalie persistenti nel Mar Mediterraneo. I dati aggiornati confermano una crescente emergenza idrica in diverse aree del Paese, con impatti significativi sulla disponibilità d’acqua, sull’agricoltura e sui sistemi di approvvigionamento

Sardegna zone calde Europa

Nel prossimo fine settimana (14 – 15 giugno), secondo le previsioni dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, il comune di Ottana, in Sardegna, raggiungerà i 41°C, e diventerà così una delle zone più calde d’Europa. Il dato conferma un trend di temperature estreme che coinvolge ampie aree del Paese, con effetti già evidenti anche nelle zone montane e nei principali bacini idrici.

Il fenomeno riguarda anche il nord del Paese. In Valle d’Aosta, sulle Grandes Murailles a oltre 2500 metri, da 17 giorni le temperature non scendono sotto lo zero e da una settimana le massime superano gli 11 gradi. A 1000 metri di altitudine, in molte aree alpine, si rilevano valori superiori ai 25 gradi.

Le temperature marine costituiscono un ulteriore fattore. Nel Mediterraneo, tra Libia e Sicilia, nel mar Tirreno e al largo delle coste sarde, le acque superficiali stanno raggiungendo i 27 gradi, contribuendo ad alimentare l’instabilità atmosferica e gli episodi di caldo precoce.

ANBI: “La crisi climatica nel Mediterraneo è una priorità per l’Europa”

Secondo Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), la crisi climatica nel bacino mediterraneo dovrebbe essere trattata come una questione strategica a livello europeo, per via delle ricadute ambientali, sociali ed economiche.

L’attuale fase climatica, con temperature elevate già a inizio estate, è indicata come possibile anticipo di un’estate prolungata fino a ottobre, con effetti su territori già in condizioni di stress termico e scarsa disponibilità idrica.

Sardegna: contrasti tra scarsità e abbondanza d’acqua

In Sardegna, i bacini idrici hanno subito un calo di oltre 12 milioni di metri cubi nel mese di maggio. In particolare, la zona della Nurra, nel nord-ovest dell’isola, presenta invasi al 18% della capacità. Anche l’Alto Cixerri è in difficoltà, con un riempimento del 19%.

Situazione opposta in aree come Alto Taloro, Posada, Cedrino e Ogliastra, dove i livelli di riempimento superano il 93%, così come nella Gallura, con la diga del Liscia al 74% e l’Alto Coghinas al 78%.

Sud Italia: Puglia, Basilicata e Calabria in condizioni critiche

In Puglia, le precipitazioni di maggio sono state superiori alla media (+32%), ma non sufficienti a colmare il deficit idrico. Nella Capitanata, le temperature tra 37° e 38° stanno mettendo a rischio le riserve idriche potabili. Gli invasi trattengono 106,6 milioni di metri cubi, oltre 64 milioni in meno rispetto al 2024.

In Basilicata, il livello degli invasi è sceso di oltre 5,6 milioni di metri cubi in una settimana, attestandosi ora a circa 266 milioni, con un calo del 14% rispetto all’anno scorso.

In Calabria, la diga del Menta trattiene più acqua rispetto al 2024, ma presenta comunque un deficit del 21%. Ancora più critica la situazione del bacino di Alaco, con una riduzione del 47,8%.

Centro Italia: calano livelli lacustri e fluviali

Nel Lazio, il lago di Bracciano è a –107 cm rispetto alla media, mentre il lago di Nemi segna –22 cm. In Umbria, il lago Trasimeno ha perso altri 3 cm in una settimana, con un divario di –87 cm rispetto alla media mensile storica.

Anche in Campania la situazione resta complessa: il lago di Conza registra un calo del 25,6% rispetto al potenziale, e le sorgenti di Cassano Irpino presentano i dati più bassi dell’ultimo decennio. Le portate delle sorgenti del Basso Sele risultano inferiori del 28,3% rispetto al 2024.

Nord Italia: riserve in calo ma alcuni segnali positivi

In Lombardia, le riserve idriche ammontano a 2229,4 milioni di metri cubi, in calo del 4,9% rispetto alla media e del 31,3% rispetto allo scorso anno. I laghi del Nord presentano riempimenti tra l’85,9% (Lario) e il 102,3% (Verbano).

In Piemonte, maggio è stato leggermente meno piovoso della media (–5%). Il bilancio idrologico resta però positivo (+26%). Le portate fluviali sono in calo per Tanaro, Stura di Demonte e Stura di Lanzo, in crescita per la Toce.

Il fiume Po registra flussi in calo nel tratto piemontese ma in aumento verso Cremona (+20%) e Pontelagoscuro (+25%).

In Veneto, le portate di Adige e Livenza sono in aumento, mentre calano quelle di Brenta e Bacchiglione. Il bilancio pluviometrico di maggio è positivo (+24%), ma il deficit nevoso sulle Prealpi è tra 150 e 200 cm, con –150 cm anche nei fondivalle delle Dolomiti.

Appello ANBI: serve un piano nazionale di intervento

Secondo Massimo Gargano, direttore generale di ANBI, le preoccupazioni idriche si stanno estendendo in maniera crescente anche alle regioni del centro. L’associazione sottolinea la necessità di interventi strutturali su manutenzione del territorio, infrastrutture idrauliche e innovazione tecnologica.

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