Sostenibilità grandi eventi. L’Apolide Festival è l’esempio da seguire: raccolta differenziata spinta, spariti i bicchieri monouso e grande attenzione alle rinnovabili

I “ragazzi” di To Locals, dell’Hiroshima Mon Amour (gli organizzatori dell’Apolide Festival) e tutti i loro partner, compresi i lavoratori, ci credono e investono sempre di più sulla sostenibilità dell’evento e questo fa dell’Apolide un esempio da imitare se si vuole realizzare un evento, un grande evento, davvero sostenibile

“Un’occasione imperdibile per evadere dalla quotidianità e sentirsi liberi, finalmente Fuori dal tempo”. Così parlavano gli organizzatori poco prima dell’ultima edizione dell’Apolide Festival che si è svolto dal 21 al 24 luglio a Vialfrè nell’area naturalistica di Pianezze.

Di certo è un luogo che ti permette di evadere, in pochissimo tempo, dalla quotidianità e dall’insopportabile afa e calura della città (Torino è a circa 40 minuti d’auto) per distendersi al fresco sotto l’ombra della fitta vegetazione dell’area naturalistica, ma dobbiamo dissentire su quel “finalmente fuori dal tempo”, semplicemente perché è stata una esperienza coerente con il tempo che stiamo vivendo e che permette di dire: l’Apolide è un evento sostenibile.

Mentre in molti usano il marketing per arruffianarsi il pubblico/cliente puntellandolo con secchiate di vernice green e improbabili testimonial (non me ne vogliano gli adulatori seriali delle quattro P), gli organizzatori dell’Apolide nel silenzio (o quasi) fanno le cose per bene e guardano al futuro.

Gestione rifiuti

Come sempre il grande nemico, quando si parla di grandi eventi e soprattutto quando avvengono in aree non urbane o poco antropizzate, sono i rifiuti. Saperne gestire i flussi è fondamentale e in alcuni momenti l’Apolide sembrava la “sagra della raccolta differenziata”.

Ci sono isole ecologiche dappertutto, e specialmente nell’area dove avviene la vera produzione dei rifiuti ossia quella dove si preparano e consumano i cibi. Ma il vero asso nella manica del festival è l’uso del bicchiere riutilizzabile (previa cauzione) che permette di abbattere sensibilmente il volume dei rifiuti da gestire e, soprattutto quando l’evento è fatto in aree naturali, contribuisce a limitare fortemente il problema del littering (l’abbandono dei rifiuti in natura). Probabilmente andrebbe rafforzata la raccolta e la differenziazione all’interno dell’area camping ma, a questa mancanza, ha sopperito il senso civico dei campeggiatori che si sono organizzati come se ci fosse il porta a porta: appesi agli alberi o fuori dalle tende tanti sacchetti diversi per contenere rifiuti diversi e il primo che si svegliava vinceva un bel viaggetto verso l’ecologica, un po’ come succede nelle nostre case.

Energia rinnovabile

Ma l’Apolide guarda anche al futuro e vedere un intero stage (il Soundwood Stage) alimentato con energia rinnovabile è il segno che qualcosa sta cambiando davvero nel variegato mondo dei festival in Italia. A Pianezze abbiamo incontrato Stefano Borlo di HWP srl una start up torinese che si occupa di rendere trasportabile l’energia immagazzinata da fonti rinnovabili in aree dove serve o dove oggi vengono utilizzati generatori di energia elettrica attraverso la combustione di gasolio o benzina.

“Qui all’Apolide – spiega Borlo – abbiamo portato un sistema di accumulo e anche un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili attraverso dei pannelli fotovoltaici che può produrre fino a 3Kw picco, un inverter da 5 KVA con 28 Kw/h di storage. Per cui di giorno ricarichiamo col sole e la sera, fino alle 4 del mattino, utilizziamo l’energia accumulata durante il giorno. E dopo il primo giorno l’accumulatore segnava una carica residua del 38%”.

Mobilità e luminarie

Se a questo aggiungiamo le navette, dalle stazioni di Ivrea e Torino Porta Susa, per trasportare tutti coloro che o non hanno l’automobile oppure scelgono di muoversi con il trasporto di massa per ridurre l’impatto ambientale, allora possiamo dire che l’approccio degli organizzatori in fatto di sostenibilità è davvero a 360 gradi. Certo molte cose possono e devono migliorare ma la strada è segnata ed è quella giusta e, per noi abituati alle lampadine colorate delle luminarie pugliesi, ci facciamo andar bene anche quelle di Iren decisamente meno belle ma forse più sostenibili.

Insomma i “ragazzi” di To Locals, dell’Hiroshima Mon Amour (gli organizzatori dell’Apolide) e tutti i loro partner, compresi i lavoratori, ci credono e investono sempre di più sulla sostenibilità dell’evento e questo fa dell’Apolide un esempio da imitare se si vuole realizzare un evento, un grande evento, davvero sostenibile.