La transizione ecologica europea vive una fase di trasformazione e dibattito. La seconda giornata degli Stati Generali della Green Economy, all’interno di Ecomondo, ha posto al centro del confronto il tema della competitività delle produzioni green e della necessità di consolidare i risultati ottenuti per evitare arretramenti che possano compromettere investimenti e obiettivi raggiunti.
Nel contesto di tensioni internazionali e di un rinnovato dibattito sulle politiche ambientali e climatiche, l’Europa è chiamata a rafforzare il proprio ruolo di guida nella transizione energetica e nella decarbonizzazione.
Ronchi: “Serve un’Europa più unita ed efficace”
“Diventa sempre più evidente – ha affermato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – che per portare avanti la transizione ecologica l’Unione Europea deve superare le frammentazioni nazionali che ne limitano l’efficacia. Un’azione coordinata rafforzerebbe la solidità economica e politica dell’Unione. Una retromarcia, al contrario, rischierebbe di compromettere non solo le politiche ambientali, ma anche il modello sociale europeo.”
Allo stesso tavolo, l’economista Jeffrey Sachs (Columbia University, New York) ha evidenziato come Bruxelles debba “concentrarsi sull’economia verde come motore di prosperità e sicurezza climatica, invece di focalizzarsi eccessivamente su dinamiche geopolitiche e militari”.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ricordato che “in un contesto di trasformazioni globali, l’Europa e l’Italia devono guidare la transizione, non subirla. È anche una questione di geopolitica industriale e di competitività strategica.”
Energia, clima e competitività: i dati della transizione europea
Secondo i dati presentati agli Stati Generali, il continente europeo continua a registrare progressi significativi sul fronte ambientale:
- Tra il 1990 e il 2023, le emissioni di gas serra sono diminuite del 37%.
- Nel 2024, l’Unione Europea ha speso 375,9 miliardi di euro per l’importazione di combustibili fossili, una voce che pesa sulla competitività industriale.
- Il 2024 è stato l’anno più caldo degli ultimi 100.000 anni, con una temperatura media di +1,6°C rispetto ai livelli preindustriali.
Gli eventi climatici estremi registrati tra il 1980 e il 2023 hanno causato danni per 738 miliardi di euro, spingendo il dibattito sulla necessità di accelerare la decarbonizzazione e il risparmio energetico.
Rinnovabili in crescita, ma ancora poco presenti nei trasporti
Nel 2024, il 47,4% dell’elettricità europea è stato prodotto da fonti rinnovabili, superando il 50% a metà del 2025.
La produzione da solare fotovoltaico ha raggiunto 300 TWh (+22% rispetto al 2023), mentre quella eolica è salita a 477 TWh.
Se la quota di rinnovabili elettriche arrivasse al 77% entro il 2030, si stima una riduzione del 57% del prezzo medio all’ingrosso dell’elettricità. Tuttavia, le rinnovabili nei trasporti rappresentano solo il 9,6% del totale, ben al di sotto del target 29% previsto al 2030.
Efficienza energetica e uso sostenibile delle risorse
Per raggiungere l’obiettivo europeo di risparmio energetico dell’11,7% entro il 2030, l’attuale livello di impegno (5,8%) risulta insufficiente. Servono interventi mirati su edifici, riscaldamento, raffrescamento e mobilità, che nel 2023 ha consumato il 14% di energia in più rispetto al 1990.
Sul fronte della circolarità, la produttività delle risorse nell’UE è cresciuta del 37% in cinque anni (da 2,2 a 3 euro/kg tra 2020 e 2024), mentre il riciclo dei rifiuti urbani ha raggiunto il 48,2% nel 2023.
Il tasso di utilizzo circolare dei materiali resta però quasi fermo all’11,8%, con una dipendenza dalle importazioni di minerali metalliferi pari al 52%.
Delle 34 materie prime critiche per l’industria europea, 17 sono considerate strategiche, in particolare per i settori energia rinnovabile, mobilità elettrica, ICT, aerospazio e difesa.
Capitale naturale e consumo di suolo
Il tema del ripristino del capitale naturale è stato al centro dell’ultima parte del dibattito. Oltre il 60% dei suoli europei mostra segni di deterioramento, con effetti sulla produttività agricola e sulla capacità di assorbire CO₂ e nutrienti.
Nel 2022, il 10,5% dei terreni agricoli dell’UE era coltivato con metodi biologici, un dato in crescita ma ancora distante dall’obiettivo del 25% entro il 2030.
La seconda giornata degli Stati Generali della Green Economy ha così ribadito come la transizione ecologica europea rappresenti non solo una sfida ambientale, ma anche un fattore strategico di sviluppo e coesione per l’intero continente.











