Ue, nuova tassonomia verde: escluso l’incenerimento e rafforzati limiti del riciclo chimico

Sono queste le principali novità sul trattamento dei rifiuti contenute nell'atto delegato relativo agli aspetti climatici della nuova tassonomia verde Ue, la classificazione delle attività economiche che possono essere definite “sostenibili"

Incenerimento escluso e riciclo chimico soggetto a vincoli molto più restrittivi. Sono queste le principali novità sul trattamento dei rifiuti contenute nell’atto delegato relativo agli aspetti climatici della nuova tassonomia verde Ue, la classificazione delle attività economiche che possono essere definite “sostenibili“ all’interno dell’Unione Europea. Viene quindi confermato quanto anticipato alcune settimane fa dal portale endswasteandbioenergy.

L’atto delegato, adottato dalla Commissione Ue il 21 aprile scorso all’interno di un pacchetto di misure “intese a favorire i flussi di capitale verso attività sostenibili in tutta l’Unione Europea, mira a promuovere gli investimenti sostenibili chiarendo meglio quali attività economiche contribuiscono di più al conseguimento degli obiettivi ambientali dell’Unione. Sarà ufficialmente adottato alla fine di maggio.

Nel testo si legge che Bruxelles considera il riciclo chimico come l’ultima risorsa per trattare i rifiuti di plastica, che potrebbe essere ammessa solo nei casi in cui non fosse possibile utilizzare le tecniche meccaniche attualmente diffuse. Inoltre, il recupero di polimeri tramite riciclo chimico deve dimostrare, sulla base di procedure LCA codificate, di avere un minore impatto, in termini di generazione di gas-serra, rispetto alla produzione di polimeri vergini. Questo restringerà di molto il campo delle tecnologie di riciclo chimico ammissibili a finanza sostenibile, in quanto molte di loro si basano su processi che richiedono un elevato input energetico e recuperano solo parti minori del totale del C per la produzione di polimeri, mentre gran parte finisce in realtà in combustibili.  

Per quanto riguarda l’incenerimento invece non c’è proprio margine di trattativa. Gli impianti che bruciano rifiuti per produrre energia, i “nostri” termovalorizzatori insomma, sono esclusi totalmente dalla tassonomia della finanza sostenibile in quanto i relativi investimenti sono considerati “poco green”.

Soddisfazione è stata espressa da Zero Waste Europe che approva la decisione della Commissione guidata da Ursula von der Leyen: “Riteniamo che la tassonomia debba essere lungimirante quando si tratta di gestione dei rifiuti – ha affermato Janek Vahk, che guida il programma ZWE per il clima, l’energia e l’inquinamento atmosferico – È quindi positivo che l’incenerimento dei rifiuti sia escluso dalla tassonomia del clima e che i criteri per il riciclaggio chimico siano ulteriormente rafforzati”.