La linea 1 della metropolitana di Torino affronta una nuova fase di incertezza. La società Ici Spa, capofila del consorzio responsabile del prolungamento da Fermi a Cascine Vica, ha presentato richiesta di concordato preventivo al tribunale di Roma, dichiarando oltre 24 milioni di euro di debiti e 1.169 creditori. La decisione del tribunale, attesa per il 16 dicembre 2025, determinerà se la società potrà continuare l’appalto o se sarà necessario riaprire la gara, con il rischio di ulteriori ritardi nei lavori.
Nel frattempo, la città continua a fare i conti con disagi e interruzioni del servizio, segnalati dai pendolari e dai turisti presenti per le ATP Finals. I problemi si sono intensificati nelle ultime settimane, aggravando la situazione di una linea già messa alla prova dalle manutenzioni estive.
Secondo Bernardino Chiaia, presidente e amministratore delegato di Infra.To, i cantieri proseguono ma con tempi più lunghi del previsto. La galleria di 3,4 chilometri tra Collegno e Rivoli è completata sul piano strutturale, mentre la posa dei binari è in corso. Le prime due delle quattro stazioni risultano avanzate al 75%, mentre le altre due sono ancora in una fase preliminare.
L’azienda appaltatrice aveva ottenuto due lotti del progetto, per un valore complessivo di oltre 129 milioni di euro. Per evitare l’arresto dei lavori, Infra.To ha anticipato fondi alle ditte subappaltatrici per coprire stipendi e forniture di materiali, garantendo così la prosecuzione dei cantieri, seppur in modo parziale.
Se il tribunale approverà il concordato, la Ici potrà continuare l’opera, ma con un programma rivisto e tempi più lunghi. In caso contrario, la commessa passerà alla seconda impresa classificata o sarà necessario bandire una nuova gara d’appalto, scenario che comporterebbe un ulteriore rinvio di diversi mesi.
Il nuovo cronoprogramma dei lavori sarà definito a gennaio, ma l’obiettivo del completamento nel 2026 appare ormai irraggiungibile. Nella migliore delle ipotesi, la tratta Fermi–Cascine Vica entrerà in funzione non prima del 2027, con inevitabili ricadute sulla mobilità torinese e sull’intera pianificazione del trasporto pubblico metropolitano.











